Quarto potere sotto scorta

Giornalisti in pericolo, minacciati, sotto scorta. Sono in aumento i casi dei giornalisti italiani e stranieri ai quali viene impedito di svolgere, con serenità, scrupolosità e imparzialità, il mestiere di informare i cittadini e i lettori.

Il giornalismo d’inchiesta è sempre più in prima fila come dimostra il Premio Pulitzer assegnato ai quotidiani Washington Post e New York Times per alcune inchieste scottanti. La prima sull’influenza di Mosca sulla campagna elettorale americana. Le molestie sessuali sono l’argomento che hanno consentito al New York Times di vincere il premio per lo scoop sull’imprenditore cinematografico Harvey Weinstein, inchiesta che ha aperto la strada della reazione delle donne che hanno subito violenze.

Quarto potere in prima fila anche in Italia. Documenti inediti potrebbero far riaprire le indagini sull’uccisione a Mogadiscio nel 1994 della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. La Procura di Roma ha consegnato al giudice Andrea Fanelli, che doveva decidere sulla richiesta di archiviazione, dialoghi intercorsi da cittadini somali residenti in Italia che si riferivano alla morte dei due reporter.

Minacce in aula alla cronista Federica Angeli che ha subito una serie di intimidazioni durante l’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose a Ostia e testimone oculare dal balcone di casa di un omicidio nel conflitto tra i clan mafiosi. Ha ricevuto un proiettile prima di presentarsi in Tribunale.

Sono attualmente circa 20 i giornalisti sottoposti a misure di protezione personale a seguito di minacce. Dal 2006 sarebbero 3.600 i giornalisti e le giornaliste che hanno ricevuto minacce. Per la prima volta, precisa l’Osservatorio dell’informazione, il ministero dell’Interno ha comunicato il dato ufficiale e la mappa territoriale dei sottoposti a protezione: 12 a Roma, 3 a Milano, 2 a Torino, 1 Reggio Calabria, Caserta e Viterbo.

Giovedì 3 maggio al teatro “La Fenice” di Venezia si terrà la 11esima giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, organizzata dall’Unione cronisti e dall’associazione veneta, con la presentazione di un video sulla giornata di Palermo. E’ dal 2005 che si ripete una simile manifestazione nata a Ciaculli da una idea di Leone Zingales del giornale La Sicilia.

Un’altra manifestazione si svolgerà davanti alla sede del Gazzettino per ricordare la guardia giurata Franco Battagliarin, diventato vittima degli attentatori che lo uccisero con l’esplosione di un ordigno, e Antonio Garzotto cronista del Mattino di Padova, gambizzato dai terroristi ad Abano Terme.

Dall’agosto 2014 vive sotto scorta Paolo Borrometi, ragusano, corrispondente de “L’Ora” che ha subito un’aggressione con la rottura di un braccio. Ha fondato la testata “La Spia.it” e collabora con l’agenzia Agi, costretto a vivere a Roma dove si muove con 5 uomini di protezione e due auto blindate.

Dopo il caso di Giovanni Spampinato corrispondente anche lui da Ragusa per L’Ora ucciso nel 1972 a 26 anni, c’è quello di Saverio Lodato autore di saggi fondamentali sulla Sicilia e sulla mafia. Il volume “Quarant’anni di mafia”, la storia di una guerra infinita, è diventato un classico. Dopo aver ricostruito l’evoluzione della mafia dagli anni Sessanta, Lodato ha analizzato i mutamenti e i nuovi modi di agire degli ultimi anni di Cosa nostra. Intervistando Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano del commissario Montalbano rispose “sono convinto che dietro alle stragi nelle quali trovarono la morte Falcone e Borsellino, e anche nelle altre che seguirono, ci siano state numerose convergenze parallele”. La lotta alla mafia, conclude Lodato, non è ancora finita e non finirà presto.

Aggiornato il 18 aprile 2018 alle ore 21:53