Pugliesi (ex Ad Enav) dopo l’assoluzione: “La prescrizione non mi basta, ricorro in appello”

martedì 13 febbraio 2018


Assolto, ma per prescrizione dei termini. Dopo quasi otto anni dall’inizio di quello che ben può definirsi un calvario giudiziario, Guido Pugliesi, a lungo amministratore delegato di Enav, l’ente che si occupava del controllo del traffico aereo in Italia, la decima sezione del Tribunale di Roma ha solo parzialmente concluso con questa formula un estenuante iter processuale per un presunto finanziamento illecito a beneficio di un partito politico. Ovviamente l’esito della vicenda lascia l’amaro in bocca a Pugliesi. “Ho fatto ricorso – spiega a L’Opinione in questa intervista – perché voglio giustizia piena con una pronuncia chiara di innocenza per un reato che ho dimostrato ampiamente in questi lunghissimi anni di non aver commesso. Il Pm non aveva uno straccio di prova in mano. Anzi, dagli atti del dibattimento sono emerse palesemente circostanze idonee a escludere l’esistenza del fatto addebitatomi. Si è arrivati invece a una decisione che sa tanto di lavata di mani alla Ponzio Pilato”.

Va detto che nell’istituto della prescrizione i giudici secondo la legge italiota non assolvono se non ritengono di avere raggiunto la certezza dell’innocenza in una sorta di assurdo coinvolgimento dell’onere della prova. E anche per questo il ricorso in appello di Pugliesi diventa inevitabile.

Dottor Pugliesi, come fu trascinato quasi otto anni fa in una vicenda in cui fu accusato di finanziamento illecito quando era amministratore delegato dell’Enav?

Per ragioni di rancore e di vendetta, da parte di un imprenditore disonesto, legato contrattualmente a Selex/Finmeccanica: una sorta di vendetta per aver io cacciato la sua azienda da Enav, escludendolo così dall’Albo dei fornitori.

Contrariamente a quanto sostengono i tanti giustizialisti d’Italia, non tutti gli imputati cercano la prescrizione. Lei no di sicuro.

Assolutamente no. Il ritardo che ha portato alla prescrizione è attribuibile solo al Tribunale. Peraltro, nella stessa sentenza è chiaramente scritto “a causa dei numerosi rinvii per effetto dei frequenti mutamenti nella composizione del Collegio giudicante”. Inoltre, se la presidente Forleo avesse presieduto l’udienza del 21 settembre – che era l’ultima – senza rinviarla al successivo 19 ottobre, la prescrizione non sarebbe intervenuta, dato che il termine era il 17 ottobre. Per questo, rimango fortemente pieno di dubbi di fronte a questa incredibile conclusione del Tribunale. Una decisione che sa tanto di lavata di mani.

È vero che lo stesso Pm di udienza, il dottor Ielo, definì il suo accusatore come inattendibile e di alto spessore criminale?

Sì, è vero. Infatti il dottor Ielo aveva definito il mio accusatore – in occasione di un altro e diverso procedimento che aveva con Selex – come “persona di assoluta inattendibilità, di elevato spessore criminale, che riesce a mentire anche quando dice la verità”. Quando invece questo signore dopo tre mesi, e cioè a luglio 2011, si è inventato la dazione, allora è diventato di colpo attendibile. Non credo possano esserci dubbi sul fatto che lui si sia inventato la dazione per non passare l’estate in prigione. Al riguardo, è significativo il fatto che nell’interrogatorio del 13 luglio 2011, dietro l’insistenza del Pm, lui se ne uscì così: “Dottor Ielo mi dispiace che vi sto complicando la vita”, per poi aggiungere “perché io vorrei aiutarvi, perché ho capito che prima risolviamo e prima esco”.

E allora perché gli hanno voluto credere?

Perché, secondo me, ritenevano attraverso Enav di arrivare a Finmeccanica, da sempre suo fornitore ufficiale dei sistemi del controllo del traffico aereo. Cosa che poi è avvenuta, come è a tutti noto.

Adesso che farà?

Ho già depositato il ricorso contro la sentenza di prescrizione per ottenere la massima formula assolutoria. con una pronuncia chiara di innocenza per un reato che ho dimostrato ampiamente di non aver commesso. Abbiamo infatti dimostrato, in modo assolutamente incontestabile, l’impossibilità materiale della dazione anche attraverso prove inoppugnabili, quali i tabulati telefonici che smentiscono la versione di Di Lernia. Rivendico, in sostanza, l’assoluta trasparenza con cui ho operato in Enav, come è attestato dai traguardi raggiunti e dai numerosi riconoscimenti.

Che danno ha ricevuto per la sua carriera e chi la risarcirà?

I danni sono stati enormi. Dopo aver lavorato per 45 anni anche in ruoli di vertice di importanti aziende nazionali senza essere mai sfiorato da ombre o macchie di alcun genere, non ritengo giusto aver dovuto subire una tortura di questo genere che ha sconvolto per quasi 8 anni la mia sfera familiare e sociale, con pesanti danni morali ed economici. Il mio caso dimostra come sia grave la mancanza di garanzia dei tempi per chi è indagato e per chi è in attesa di giudizio. Solo chi ci passa può capire il peso che ci si trova addosso e il senso di impotenza di fronte a tanta negligenza inescusabile da parte soprattutto della Procura.

Pensa che il clima un bel po’ forcaiolo che accompagna il nostro Paese abbia influito anche nella sua vicenda?

Sicuramente sì. Come ho detto prima la Procura di Roma, pur col meritevole obiettivo di combattere gli illeciti e i reati per garantire il rispetto delle leggi, ha però, a mio avviso, iniziato a sparare a 360 gradi senza fare distinzioni. E la cosa grave è che talvolta lo ha fatto, come nel mio caso, con incomprensibile negligenza e scarsa attenzione investigativa, disattendendo l’obbligo di raccogliere prove anche a favore dell’indagato, alterando così il principio di parità tra accusa e difesa. E, su quello che è avvenuto rispetto al mio caso, potrei riempire le pagine di questo giornale.


di Dimitri Buffa