Sanitalia

C’era un tempo in cui la spesa sanitaria era fuori controllo e tutti gli sforzi erano concentrati su un solo obiettivo: ridurre i costi. Oggi il problema è in parte superato e le Regioni, con i loro bilanci in pareggio o quasi, sono diventate più oculate. Ma il prezzo di questo risanamento, soprattutto nelle Regioni sottoposte ai cosiddetti “piani di rientro”, l’hanno pagato gli italiani, che hanno visto chiudere ospedali e allungarsi inesorabilmente i tempi d’attesa, hanno vissuto esperienze da incubo nei Pronto soccorso, hanno dovuto pagare di tasca propria le prestazioni sanitarie pur di ricevere l’indispensabile assistenza e in certi casi hanno addirittura rinunciato a curarsi. Purtroppo oggi è questa la nostra sanità, e non lo diciamo perché ce lo raccontano i giornali o le televisioni, dove lo scoop – malasanità, scandali – governa la notizia, ma perché così la vivono i cittadini.

Una sanità penultima nella classifica dei 14 Paesi europei più avanzati, a pari merito con il Portogallo e seguita solo dalla Grecia, secondo l’ultimo rapporto di Meridiano Sanità (The European House – Ambrosetti).

Alle stesse conclusioni arriva lo studio dell’Health Consumer Powerhouse sui sistemi sanitari dei 35 Paesi europei, che colloca l’Italia al 22esimo posto, in una classifica che vede i Paesi Bassi al vertice e la Romania in coda. E la maggioranza degli italiani, 54,3 per cento secondo gli ultimi dati Eurispes, non è soddisfatta del Servizio Sanitario Nazionale. Di fronte a queste allarmanti evidenze ci saremmo aspettati uno scatto d’orgoglio del nostro Paese, un “New Deal” della sanità, una rinnovata e concreta attenzione ai diritti ed ai bisogni dei cittadini. Invece a cosa assistiamo? A un rimpallo di responsabilità tra Governo e Regioni, a uno scontro tra chi vuole una sanità centralistica e chi vuole una sanità decentrata, come se questo fosse il problema e, una volta risolto, “tutto filerà liscio”.

Certamente diverse Regioni hanno ancora molta strada da fare. Per i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2015, ci dicono che alcune regioni sono ancora sotto la soglia minima per la sufficienza, 160 punti (Calabria a 147, Molise a 156, Puglia a 155, Sicilia a 153) con la Campania addirittura scesa a 99 punti.

E il Governo... Per capire bisogna fare un passo indietro e tornare al 2014, anno in cui Governo e Regioni hanno sottoscritto il “Patto per la salute 2014-2016”. Con questo accordo le Regioni si impegnavano a garantire i Lea e il Governo si impegnava a garantire i finanziamenti necessari. Purtroppo così non è stato e, taglio dopo taglio, sono mancati all’appello quasi 7 miliardi di euro.

Ad essere sinceri questo quadro ci preoccupa parecchio e non vediamo risposte politiche in grado di tranquillizzarci sul futuro della nostra sanità. Ma ci preoccupa anche di più che i “fatti” di cui abbiamo parlato li conoscono solo gli addetti ai lavori. Per questo abbiamo voluto cominciare a spiegare a tutti la sanità, non per proclami o notizie a effetto, ma così com’è veramente. C’è molto da raccontare e noi ve lo racconteremo!

(*) Professore ordinario di Igiene, Facoltà di Farmacia e Medicina - Università di Roma “La Sapienza”

Aggiornato il 20 settembre 2017 alle ore 22:21