Le paure in Ue: i dati dell’Eurobarometro

Prima era la gestione della crisi migratoria, ora è la lotta al terrorismo: per gli europei è cambiato l’ordine di priorità delle sfide che l’Unione deve affrontare nel suo insieme. Scalzata la crisi economica, era dalla primavera del 2015 che la gestione dei flussi migratori dominava la percezione che hanno i cittadini delle problematiche Ue. Il picco fu toccato nell’autunno di quell’anno, quando più di un europeo su due (58%) metteva gli arrivi di massa dei migranti in testa all’agenda dell’Unione.

Oggi la percezione delle emergenze è cambiata e per la prima volta è il terrorismo a preoccupare la maggior parte dei cittadini (44%, +12 punti; nella primavera del 2014 era solo il 6%) facendo scendere la migrazione al secondo posto (38%, -7 punti). I dati emergono dall’ultimo sondaggio Eurobarometro pubblicato dalla Commissione europea, condotto a fine maggio su un campione di 33.180 persone nei 28 Paesi dell’Ue e in quelli candidati a entrarci. L’Italia segue il trend europeo: il 46% degli intervistati cita il terrorismo come principale sfida per l’Ue, il 40% la migrazione e il 24% la disoccupazione, che balza però in cima all’agenda se si parla di problematiche a livello nazionale. Per un italiano su due (49%) riguarda il mercato del lavoro la sfida principale che andrebbe affrontata nel proprio Paese. La ricerca di un’occupazione è infatti fra i motivi principali che sta spingendo sempre più italiani a spostarsi all’estero, e in particolare in Paesi dell’Area Schengen.

Secondo l’Istat, nel 2015 le emigrazioni sono aumentate dell’8%, in particolare verso Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%), Svizzera (11,2%), e Francia (10,6%). Tuttavia, sempre Eurobarometro mostra che gli italiani sono i meno favorevoli d’Europa alla libera circolazione. Persino i britannici, storicamente scettici nei confronti del movimento incondizionato dei cittadini e in procinto di divorziare dall’Ue, fanno registrare percentuali migliori.

Solo il 69% degli intervistati in Italia si è detto d’accordo col fatto che i cittadini possano vivere, lavorare, studiare e fare impresa ovunque nell’Ue; il 22% si è dichiarato contrario. Nel Regno Unito i favorevoli arrivano al 70% e i contrari al 21%, mentre nell’Ue sono in media rispettivamente l’81% e il 14%. La tendenza euroscettica degli italiani si conferma anche parlando di identità: solo il 53% si sente cittadino europeo, meno dei britannici (54%). Peggio fanno solo i greci con il loro 48%. Più basso rispetto alla media dell’Eurozona è anche il sostegno alla moneta unica, che in Italia raccoglie i favori del 58% degli intervistati (contro una media Ue-19 del 73%), mentre il 32% si dice contrario.

Aggiornato il 03 agosto 2017 alle ore 12:20