Il femminismo della desinenza

I problemi di genere esistono, sono radicati nella nostra cultura nazionale e in tradizioni difficili da superare, che portano per la donna a sommare gli oneri familiari, di figlia, moglie e madre a quelli nuovi nel campo del lavoro extradomestico solo nominalmente paritari con quelli dell’uomo, sul quale, per tradizione avita, gli oneri familiari e domestici continuano a gravare in maniera decisamente inferiore, se non addirittura nulla. Sono problemi reali che non si risolvono con la desinenza al femminile di cariche, incarichi, professioni e gradi, una volta tipicamente maschili, ma con una auspicata, ma mai compiutamente avvenuta, rivoluzione culturale e sociale e con un più equilibrato rapporto uomo-donna a cominciare da quello di coppia all’interno dell’istituzione familiare; in attesa di questa rivoluzione, forse non facile, un ruolo fondamentale potrebbe essere quello di una finalizzata legislazione che introduca norme di riequilibrio.

La legge che porta il nome dell’ex ministro Elsa Fornero aveva (con un finalizzato articolo correntemente indicato come “opzione donna”) previsto per le donne che si sentissero usurate dalla loro condizione in una società per molti versi ancora patriarcale o che, per scelta o necessità, avessero desiderato avere più tempo da dedicare alle esigenze familiari (in genere quelle di provvedere a parenti in età avanzata) di richiedere, qualora avessero maturato 35 anni di contributi e superato i 57 anni di età, il pensionamento con calcolo contributivo, che avrebbe portato a un assegno tra il 20 e il 30 per cento inferiore di quello spettante con calcolo normale. La comunità Facebook che si caratterizza con la “ragione sociale” di “Movimento Opzione Donna” sostiene senza oneri per il sistema, anzi con vantaggi per esso grazie proprio alla decurtazione dell’assegno pensionistico.

Ora tutto torna in discussione e nella prossima “legge di stabilità”, in discussione domani, questa clausola potrebbe venire definitivamente cancellata; immediata e vivace la reazione delle aderenti al Movimento che a firma di alcune esponenti si sono rivolte con lettere aperte al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, a Papa Francesco, ai sindacati (ma non in forma personale a Susanna Camusso), alle mogli dei parlamentari, anche se probabilmente costoro non vivono sulla loro pelle la stessa gravosa condizione denunciata dalle aderenti al Movimento. A una prima sommaria ricerca su Internet non abbiamo trovato tra i destinatari il presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, e altre note “femministe della desinenza”, forse proprio perché - riteniamo - affrontano le problematiche di genere in maniera folkloristica e, a volte, con qualche forzatura linguistica, senza però entrare nella sostanza dei problemi reali, quali quelli che sono l’amalgama del “Movimento Opzione Donna”.

A “L’Opinione delle Libertà”, nella persona di chi firma questo articolo, si è rivolta la professoressa Anna Rolli, che oltre ad avere in curriculum pubblicazioni universitarie è una collega pubblicista, una donna preparata e di cultura, non una femminista delle desinenze. Le sue lagnanze hanno connotazioni di forte contestazione ideologica, accusando la sinistra al Governo (sulla questione specifica sembra pesi l’orientamento di Matteo Renzi) di un becero regresso culturale nella tradizione più disumana del comunismo reale di marca stalinista durante il quale le persone venivano private di ogni aspetto di umanità e considerate “ingranaggi” di un sistema da triturare sino al limite della loro “resistenza meccanica”, senza considerazione alcuna per le loro esigenze umane, dei loro sentimenti, delle loro necessità emotive e affettive. Considerazioni, queste sul comunismo, che, come liberali sensibili e compartecipi al vissuto del singolo e alla sfera dell’individuo, ci trovano in sintonia. Per questo abbiamo deciso di affrontare la questione con questo articolo sia pure con un riduttivo approccio di costume, non certo esaustivo sotto il profilo della sostanza, lasciando gli aspetti di merito, tra i quali quello dell’impatto in termini di oneri e vantaggi, agli specialisti; a cominciare dai colleghi de “L’Opinione” esperti in materia.

Un dubbio, comunque, mi sorge. Ề quello che andando in rassegna stampa le “femministe della desinenza” chiamate direttamente o indirettamente in causa con questo articolo pensino che la risposta alle richieste del Movimento Opzione Donna possa – per loro coerentemente – consistere nel cambiare le desinenze di ruolo in moglia, madra, figliessa. Mia esagerazione ironica? Certo, ma conoscendo certe “soggettesse” non mi meraviglierei che la realtà fosse più pirandelliana di come ironicamente la prospetto.

Aggiornato il 26 luglio 2017 alle ore 10:27