Giorgia Meloni: da “underdog” a statista

È in atto il tentativo di spodestare Giorgia Meloni da Palazzo Chigi. Come Silvio Berlusconi, è considerata una usurpatrice di un incarico che deve essere appannaggio di “illuminati” che occupano poltrone non per mandato popolare ma per “diritto divino”.

Dopo la vittoria a sorpresa del 1994, da parte del Cavaliere, che inventò letteralmente il centrodestra, i presidenti della Repubblica che si sono succeduti avevano instaurato la prassi che le elezioni erano una fastidiosa consuetudine in quanto il Paese doveva essere governato da una casta di tecnocrati asserviti a Francoforte e all’Eliseo. Berlusconi era considerato un matto quando “scese in campo” contro la “gioiosa macchina da guerra” dell’ultimo segretario del Partito comunista, Achille Occhetto. Tutti erano convinti che la sinistra avrebbe vinto le elezioni grazie al fatto che i magistrati di “Mani pulite” avevano spazzato via la Democrazia cristiana, il Partito socialista di Bettino Craxi e i partiti laici che avevano governato per quasi mezzo secolo l’Italia. Governi che avevano portato il nostro Paese, uscito distrutto dalla Seconda guerra mondiale, a diventare la quinta potenza economica e industriale del mondo.

Tangentopoli non solo distrusse i cinque partiti storici, ma eliminò una intera classe dirigente che aveva espresso grandi statisti. I magistrati inquirenti “salvarono” il Pci e la componente di sinistra della Dc, convinti che per interposto partito avrebbero governato l’Italia. La vittoria imprevista e inaspettata di Forza Italia, grazie a un grande imprenditore visionario, gettò nello sconcerto la nomenklatura del Paese. Ricordo come fosse oggi la faccia pallida dei conduttori televisivi di “TeleKabul” che si apprestavano a comunicare i risultati, inaspettati, delle elezioni politiche. Erano già a conoscenza degli exit poll che davano vincente il “Polo delle libertà”, coalizione organizzata in pochi mesi da Silvio Berlusconi con gli alleati della Lega di Umberto Bossi al nord e da Gianfranco Fini al sud. Il capo dello Stato dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro, creò le condizioni della crisi convincendo il “senatùr” a togliere la fiducia al Governo Berlusconi I usando come pretesto il primo tentativo di riforma delle pensioni. Nacque, ad opera di Scalfaro, il primo governo del presidente presieduto da Lamberto Dini e tutti i dicasteri furono assegnati a tecnici. L’impresa di scalzare dal governo Berlusconi riuscì anche a Giorgio Napolitano utilizzando le smisurate ambizioni di Gianfranco Fini e insediando un nuovo esecutivo tecnico presieduto dal professor Mario Monti, al quale conferì ex ante la nomina di senatore a vita.

Il medesimo tentativo lo sta perpetrando il “monarca di fatto” che alloggia al Quirinale da più di otto anni. La differenza sostanziale rispetto al passato è che finalmente la coalizione di centrodestra gode di una ampia maggioranza nei due rami del Parlamento e i leader della coalizione hanno fatto tesoro dell’esperienza che gli inquilini del Colle più alto giocano la partita sempre a favore della sinistra cercando in ogni modo di ostacolare l’operato del governo e cercando sponda anche nella nomenklatura che governa a Bruxelles.

Se la Meloni saprà mediare tra le diverse sensibilità dei partiti della coalizione non si farà abbindolare dalle sirene dei volponi di sinistra e supererà indenne le elezioni europee del 2024, così finalmente l’Italia ritornerà ad essere una democrazia compiuta e una Nazione sovrana!

Aggiornato il 23 marzo 2023 alle ore 11:04