L’ombra russa dietro gli sbarchi

martedì 14 marzo 2023


Diciamo che il sospetto era forte, ma ora si tratta di una certezza. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato che dietro il boom degli sbarchi di immigrati clandestini registrato in questi giorni – e che ha portato al verificarsi di eventi tragici, come il naufragio a Cutro – potrebbe celarsi la “manina” di Mosca. Secondo le informazioni di intelligence, cui Crosetto avrebbe fatto riferimento, si tratterebbe di una strategia di guerra ibrida volta a destabilizzare l’Italia e a mettere il Paese in grosse difficoltà. Non a caso, le cifre degli analisti sono da capogiro: si prevede che i migranti pronti a dirigersi nel Belpaese sarebbero tra i seicentomila e gli ottocentomila. Numeri capaci di mandare in tilt e di far sprofondare nel caos qualsiasi Paese.

Gli fa eco il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, il quale conferma sostanzialmente le parole di Crosetto, aggiungendo che, a riprova dell’attendibilità delle dichiarazioni, c’è il fatto che la maggior parte dei migranti arriverebbero dalle zone sotto il controllo del Battaglione Wagner, il famigerato corpo di mercenari agli ordini dell’oligarca Evgenij Prigožin. Entrambi i ministri hanno sottolineato la necessità di ovviare a tutto questo attraverso un intervento della Nato e dell’Unione europea: l’Italia ha fatto e continua a fare la sua parte, dice Crosetto, ma le organizzazioni sovranazionali e le alleanze militari di cui fa parte devono dare segnali concreti della loro disponibilità a difendere la sua sicurezza.

La stessa Giorgia Meloni ha detto che è finito il tempo di nascondere la testa sotto la sabbia, di fingere che tutto vada bene mentre gli scafisti si arricchiscono, i russi rafforzano la loro presenza e la loro influenza nel Continente Nero e, con essi, i fondamentalisti islamici. Già, perché c’è anche questo fattore da considerare: la saldatura, realizzatasi per ora solo a livello locale, tra le milizie russe e gli estremisti religiosi in molte realtà africane. Ora il Governo pensa a un intervento della Marina militare per presidiare i confini marittimi, mentre da Mosca negano qualsiasi coinvolgimento (come sempre).

Non è complottismo. Non è fantascienza. Sono fatti. Secondo le fonti di intelligence, i miliziani russi avrebbero “rimosso” gli ostacoli alla circolazione dei migranti tra un Paese africano e l’altro – almeno nelle rotte sotto il loro controllo – e si starebbero adoperando strenuamente per promuovere la migrazione presso gli autoctoni. Inoltre, sarebbero in contatto con gli organizzatori dei viaggi attraverso il Mediterraneo.

Non sarebbe la prima volta che Vladimir Putin si serve dei migranti come arma contro i suoi nemici: chi ricorda il caso delle migliaia di immigrati clandestini al confine tra Polonia e Bielorussia? In quell’occasione, si venne a sapere che i migranti erano arrivati prima in Bielorussia attraverso delle vere e proprie agenzie, e da lì sarebbero stati portati al confine con la Polonia e sarebbe stato intimato loro – con tanto di fucili spianati – di proseguire. I polacchi hanno fatto quello che era necessario fare, allora come oggi: costruire una imponente barriera ai confini con lo Stato-fantoccio sotto il controllo di Mosca, sia per evitare altri ingressi da parte di immigrati portati fin lì dai bielorussi, sia per rendere più sicuri i confini con uno Stato nemico. E gli italiani?

La soluzione più ovvia è proprio quella di dispiegare le forze navali per impedire l’ingresso nelle acque territoriali a ogni imbarcazione non autorizzata, semplicemente non prestando orecchio e non degnando di alcuna considerazione coloro che sostengono sia dovere dell’Italia accogliere senza limiti e non lasciar morire nessuno in mare. Nessuno vuole far morire nessuno, ma la difesa della sicurezza nazionale è una priorità assoluta. Tutto questo cercando di fare pressioni sui Paesi del Nord-Africa, perché blindino i loro confini, in attesa di un intervento non tanto europeo – che, come nella miglior tradizione di Bruxelles, tarda ad arrivare ed è sempre frutto di un compromesso al ribasso – ma della Nato. Il fianco meridionale dell’Alleanza non è meno importante di quello orientale e va difeso con la stessa forza.

A questo punto è lecito considerare i migranti non più come disperati, ma come strumenti di un gioco più grande di loro? Ed è lecito iniziare a considerare l’immigrazione non più un problema umanitario o di ordine pubblico, ma di sicurezza nazionale e di strategia militare? Se le parole di Matteo Piantedosi hanno suscitato un vespaio di polemiche, sebbene non avessero altro scopo che quello di evidenziare anche le responsabilità di chi si mette in viaggio consapevole di poter perdere la vita, queste faranno molto di peggio: se accogliere vuol dire non solo riempire le nostre città di teppisti e spacciatori, spendere fiumi di denaro dei contribuenti per dar loro da mangiare, da vestire e da dormire e peggiorare complessivamente la qualità della vita degli italiani, ma anche rischiare di vedere il Paese sprofondare nel caos ed essere devastato da un’azione di guerra dei russi, allora un piano di totale chiusura dei confini è un atto necessario.

Altro che disumanità del Governo Meloni: sarà un caso che quelli che sostengono una cosa simile – come la nuova coppia perdente della politica italiana, Elly Schlein e Giuseppe Conte – e che predicano l’accoglienza senza limiti sono gli stessi che tifano per il disarmo dell’Ucraina e, a rigor di logica, per la vittoria della Russia? Un giorno, forse, scopriremo che quella che oggi sembra solo fantapolitica è molto più vicina alla realtà di quanto si pensi, proprio come oggi abbiamo scoperto che quello che fino a qualche giorno fa sarebbe stato liquidato come complottismo russofobico è una tesi suffragata dai fatti.


di Gabriele Minotti