Benvenuti a Roma: le auto d’epoca non possono circolare

Roma città aperta ma non per le auto d’epoca. Una recente ordinanza del sindaco, Roberto Gualtieri, in parole povere rende praticamente complicata la circolazione di queste vetture nella fascia verde della città. Non c’è distinzione tra le rare auto storiche, certificate a norma di legge e le normali vetture vecchie (benzina fino a Euro 2 o a gasolio fino a Euro 3). Ok la riduzione dell’inquinamento, ma questi mezzi in proporzione sono un granello di sabbia.

Fabrizio Santori, consigliere e capogruppo capitolino della Lega, tuona: “La richiesta di discutere per evitare lo stop ad auto e moto storiche in Commissione mobilità, che avevamo richiesti già da tempo, sarà esaminata la prossima settimana, auspicando che non sia solo uno sfogatoio ma che porti a una reale richiesta di ritiro immediato dell’ordinanza del sindaco, che vieta ai tanti appassionati di utilizzare le loro auto e moto d’epoca”.

Insiste Santori: “Confidiamo che la sensibilità già dimostrata con la promessa da parte del presidente della commissione capitolina Turismo, a seguito della nostra domanda, di riposizionare a settembre la targa che ricorda la prima vittoria della Ferrari a Caracalla, trovi sponda anche nella riunione della commissione Mobilità. La Lega – prosegue – dice no allo stop nella fascia verde esteso anche alle auto e moto storiche. Un provvedimento assurdo, che si abbatte su un parco veicoli limitato. Un divieto ridicolo, dettato da superficialità se non da puro fanatismo ideologico. Sosteniamo la battaglia delle associazioni del motorismo storico – afferma Santori – per il rispetto e il supporto a una risorsa preziosa sul piano culturale, economico e del turismo. E chiediamo anche di rivedere tutto il provvedimento, che così com’è deve essere respinto, perché è una vera e propria bomba destinata a scoppiare nella vita dei romani, già alle prese con gravi problemi economici in una metropoli il cui trasporto pubblico è a livelli inaccettabili e completamente inadeguati”.

Ma non finisce qui. Infatti, il presidente dellAutomobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, scrive una lettera a Gualtieri: “In 118 anni di vita l’Aci è sempre stato il principale punto di riferimento degli automobilisti italiani, per la mobilità, la sicurezza stradale, lo sport dei motori e la difesa delle auto storiche. Ecco perché noi non riteniamo importante la percentuale delle auto dotate di Certificato di rilevanza storica e collezionistica rispetto al parco circolante di Roma, ma che ad accedere nel centro della Capitale siano quei modelli che rappresentano un’indiscutibile testimonianza dell’industria dell’automobile nel tempo”.

Non solo: “Da una puntuale verifica dei dati in nostro possesso – è riportato nella missiva– si è potuto constatare che per gli anni 2019/2020/2021 solo il 20 per cento circa delle auto che hanno ottenuto il cosiddetto Crs sono inserite nella Lista di salvaguardia. E ciò significa che il restante 80 per cento sono da considerarsi auto semplicemente vecchie, magari da rottamare, per contribuire al ringiovanimento del parco circolante italiano, notoriamente il più vecchio d’Europa, con i conseguenti e ben noti problemi di inquinamento e sicurezza stradale. C’è inoltre da considerare… che le vere auto storiche sono utilizzate non certo quotidianamente, bensì raramente e con molta cautela”.

Tra gli interventi c’è pure quello dell’Asi (Automotoclub storico italiano) che evidenzia: “Le richieste di deroga che erano state inviate all’attenzione del sindaco e discusse col suo Ufficio di gabinetto non sono al momento state prese in considerazione. Un’ordinanza come quella appena promulgata dal sindaco, oltre a non tener conto delle legittime aspettative di cittadini portatori di interesse, rischia di azzerare l’attività di un settore che rappresenta un importantissimo volano, oltre che di cultura e passione, anche di economia (l’indotto nazionale supera i 2,5 miliardi di euro annui). Questa esperienza è già stata fatta in altri territori, quali ad esempio la Regione Piemonte e la Città di Torino, che hanno poi introdotto deroghe a favore dei veicoli storici certificati. Tantissime sono le realtà, quali ad esempio Regione Lombardia, Comune di Milano, Comune di Genova e tanti altri, dove sono attive deroghe per tutelare questo patrimonio veicolare”. Il perché delle deroghe? La spiegazione non tarda ad arrivare: “Perché questi veicoli sono un patrimonio storico, culturale ed economico importantissimo per il nostro Paese. Vanno salvaguardati e va salvaguardata l’economia che essi sostengono. L’inquinamento che producono è del tutto residuale e con le deroghe che proponiamo non avrebbe alcuna significatività”.

Aggiornato il 10 marzo 2023 alle ore 17:47