Chi deporta e chi no

Se ne parla, ma non se ne parla, meglio non parlarne, o parlarne poco, come hanno fatto i telegiornali in questi giorni, di quella cosa brutta chiamata immigrazione, alla quale non si può nemmeno più aggiungere l’aggettivo “irregolare” o peggio ancora “clandestina”, se non a pena di incorrere nel linciaggio mediatico da parte di tutta la stampa orientata (sempre dalla stessa parte, non si può sbagliare).

Eppure, dopo l’orribile naufragio sulle coste crotonesi, l’assalto al Governo assassinoGoverno Meloni, ça va sans dire, come se non ce ne fossero stati molti, troppi, altri prima – c’ è stato a gran voce, quello sì. Ecco, per dovere di cronaca sarebbe – è – interessante e forse anche utile raccontare cosa succede Oltremanica, dove sui quotidiani si parla addirittura di “deportazione” e nessuno scuce un baffo. Il premier britannico Rishi Sunak, dopo lo sbarco l’anno corso sulle coste inglesi, principalmente dalla Francia, di circa 45mila immigrati su barconi di fortuna, ha messo il piede sull’acceleratore rispetto a una proposta di legge che farà diventare un crimine – sottolineiamo: un crimine – l’attraversamento delle acque territoriali britanniche a bordo di barchini, canotti e ogni altro mezzo di navigazione raffazzonato. A breve, ci sarà anche un tavolo con il presidente francese Emmanuel Macron per limitare le partenze dalle coste francesi. Guerra ai barconi in barba alle norme del diritto internazionale o prevenzione di morti inaccettabili per qualsiasi nazione che voglia definirsi civile?

La questione è opinabile e, se dovesse passare il provvedimento, in qualche tribunale nazionale e internazionale, probabilmente lo sarà, ma calcolando che in Australia, parte integrante e importante del Commonwealth, i respingimenti e le deportazioni avvengono da decenni, non c’è da starne così sicuri. Il modello d’ispirazione è infatti quello, dichiaratamente, oltre alla previsione di un tetto massimo di rifugiati per anno. Una sorta di decreto flussi, come quello che è stato ripristinato qui da noi in Italia. Ricordiamo infatti che dal 27 gennaio scorso è stato pubblicato un decreto del presidente del Consiglio dei ministri con cui sono state fissate le quote di immigrati che possono fare ingresso nel Belpaese per lavorare. Una goccia nel mare, parafrasando la difficile situazione migratoria italiana attuale, ma sempre meglio di niente, visto che da noi i rimpatri sono un’ipotesi a quanto pare – almeno allo stato attuale di sudditanza dall’Europa che pure si gira dall’altra parte da anni – non percorribile.

I legislatori britannici, invece, non solo prevedono il rimpatrio da tempo ma anche la deportazione in Paesi terzi, e hanno di recente firmato una convenzione con l’Albania che sembrerebbe aver dimezzato il traffico di persone provenienti da quella regione arrivate da Paesi lontani, come Afghanistan, Pakistan e Siria. Li manderanno in Ruanda, o comunque in Paesi disposti a prenderli (come, ovvero a fronte di cosa e soprattutto quanto, sarà interessante capirlo, magari con uno schema simile a quello adoperato con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan qualche anno fa). A chiunque arrivi illegalmente sulle terre di Sua Maestà, verrà impedito a vita di entrare nuovamente e di ottenere la cittadinanza. Ma, soprattutto, la proposta prevede che venga negato il diritto di richiedere asilo a chi entri illegalmente. Questo il punto che ha creato scompiglio alle Nazioni Unite, sebbene i minori e i malati gravi sarebbero graziati dalla cosiddetta “espulsione breve”.

La ministra degli Interni del Regno Unito, Suella Braverman, ha illustrato un sistema di immigrazione regolare a punti, ribadendone l’efficacia deterrente, soprattutto al fine di fermare i barconi della speranza che, come ben sappiamo, sono diventati barconi di morte e una vera e propria tratta di esseri umani in mano al crimine organizzato. E si è dichiarata fiduciosa che non emergeranno ostacoli con l’Onu né con la Corte europea dei diritti dell’uomo. Se il piano passerà il vaglio del Parlamento, gli ufficiali di polizia di confine avranno il nuovo potere di detenere praticamente chiunque entri illegalmente, anche da nazioni in guerra, come ad esempio dall’Ucraina, dalla quale sono già arrivati oltre 220mila profughi dal febbraio del 2022. Il tutto con l’applicazione addirittura retroattiva, quindi gli irregolari già presenti sul territorio verrebbero espulsi quanto prima, scatenando presumibilmente anche una caccia al migrante fuorilegge in quanto, legalmente a quel punto, criminale.

Però i “fassisti” siamo sempre, ma adesso di più, solo noi italiani, che accogliamo da decenni come se non ci fosse un domani e per ringraziamento finiamo accoltellati in Stazione Centrale, a Milano. Mentre tutti, ma proprio tutti, ridono riccamente dietro ai nostri “fogli di via”. Morale: la Gran Bretagna non ha abolito i confini. E noi?

Aggiornato il 09 marzo 2023 alle ore 12:59