Oltre la mafia

Matteo Messina (di molto) Denaro: chi era costui? Un signor nessuno (di fatto imprendibile per trenta lunghi anni, essendosi camuffato come l’Ulisse di Omero), o più semplicemente il “capo dei capi” di Cosa Nostra, oggi rinchiuso a L’Aquila a norma del 41-bis, onde per cui qualcuno vorrebbe che, finalmente, finisse per tutti gli altri reclusi per mafia l’ergastolo ostativo e il suddetto regime “speciale”, come se la mafia coincidesse con i suoi capi e non ne fosse il loro “creatore”!

In merito, volendo (volutamente) fare un po’ di demagogia, che cosa ne penserebbero le migliaia di vittime di mafia e i tanti uomini dello Stato che hanno perduto la vita per mano dei sicari mafiosi (compreso Messina Denaro, reo di aver commesso parecchie decine di quegli omicidi), nell’interregno pluridecennale dei corleonesi? E, poi, che cosa c’entra l’eventuale abolizione della legislazione speciale antimafia, quando tutti, ma proprio tutti sanno che camorra e ’ndrangheta sono le organizzazioni mafiose extra palermitane tra le più feroci, ricche e organizzate del mondo? Anche loro saranno graziate dalla rimozione del 41-bis?

Per parlare di cose più attuali, partiamo dal film ri-trasmesso il 16 gennaio da La7 in prima serata dal titolo “Giovanni Falcone” dove, dietro tutte le stragi di mafia, si intravvede la figura inquietante del “Dottore” Bruno Contrada. Davvero lui sarebbe il braccio esecutivo del “Grande Vecchio”, figura di sintesi di quelle “menti raffinatissime” che Falcone intravvedeva dietro il fallito attentato all’Addaura, in cui doveva cadere vittima assieme a Carla del Ponte, pm svizzero che indagava sui conti della mafia palermitana? Mi pare che, finora, proprio nessuno abbia avuto la minima idea di dove stessero i “Pupari” e quale fosse in realtà il “Progetto” di questi Grandi poteri del Male.

Ora in assenza sia di un’adeguata documentazione riservata che di “bone sentenze”, non rimane altro che la libertà per un mediocre scrittore di giocare a fare il Le Carrè della situazione. Iniziando dall’identificare fin da ora il presunto colpevole: ovvero, “Stay behind” e il vasto conglomerato di intelligence occidentale incaricato di provvedere alla sicurezza degli Alleati dalla parte di questo fronte geostrategico. Chiamiamo per comodità tutti costoro con il nome collettivo di “Loro” (senza la “Cosa”, quindi). Il complottismo illuminato mondiale li vuole molto attivi nelle retrovie della Storia, quando, poco prima della fine dell’Urss, nel lontano 1990, fecero credere a Saddam Hussein che l’Occidente e l’Onu non sarebbero intervenuti qualora il Raïs avesse invaso il Kuwait, mentre invece Usa e soci preparavano i piani per l’invasione dell’Iraq, interessati al petrolio e a monopolizzare politicamente il Medio Oriente, affondando così palestinesi & Co. Mossa ripetuta e riuscitissima oggi con Vladimir Putin, che mai e poi mai si sarebbe immaginato di dover affrontate la Nato unita in questa terribile guerra per proxi! Del resto, come si sarebbe potuto verificare, se non direttamente sui terreni di battaglia, l’assoluto dominio della tecnologica bellica, dell’equipaggiamento e  dell’addestramento occidentali nelle guerre convenzionali (ieri in Iraq e oggi contro la Russia di Putin, che per orgoglio e follia non ha saputo per tempo sfilarsi dalla trappola “Loro”!), provandone in concreto l’efficacia e la supremazia sul campo?

Ma l’Iraq non andava “ingoiato”, dopo quella schiacciante prova di superiorità! E nemmeno Putin lo sarà domani! Se Bin Laden non avesse rotto le uova nel paniere abbattendo le Twin Towers newyorkesi, Saddam sarebbe ancora al suo posto come Gheddafi, a badare a tribù, etnie e schieramenti religiosi ferocemente contrapposti gli uni agli altri! E, in questo senso, c’è da augurare lunga vita al Partito comunista cinese, per tenere unita una Cina multietnica, altrimenti ingovernabile! Così Putin, per sua disavventura, come ieri Saddam, ha dimostrato che l’Armata Rossa è una tigre di carta e l’Occidente è in grado di vincere con le sue armi una guerra per proxi (estremamente sanguinosa per i due eserciti e per la popolazione ucraina!) facendo della Russia uno Stato fallito e un “minor power”, destinato a diventare un’immensa riserva energetica per la Cina di Xi Jinping!  Eppure, Putin ancora oggi è convinto che, radendo al suolo l’Ucraina, la Nato e Biden vadano a Canossa al Cremlino. Ma “Loro” sanno benissimo che il “presidente tuttofare” Xi ha combinato per le feste il suo forzato alleato, minacciando di prendere le distanze se solo lui avesse usato l’arma nucleare, cosa che farebbe crollare le carte del commercio mondiale e della globalizzazione. Fatto, quest’ultimo, foriero di danni immensi proprio per quella Cina “amica fraterna”! E, sempre “Loro” stanno fin da ora mettendo mano al business occidentale per la ricostruzione dell’Ucraina. E intanto, Putin si prende (sempre più) cannonate dalla Nato, rendendo così possibile dopo la guerra la creazione ai suoi confini di una Nazione ricchissima, supertecnologica e ricostruita ex novo, grazie a qualche trilione di dollari occidentali, con stratosferici, conseguenti guadagni per le imprese europee e americane.

Bene. Allora quale fu all’inizio degli anni Novanta il Progetto Oscuro che vedeva “anche” la partecipazione strumentale della mafia stragista corleonese? Disegniamo così lo Scenario di struttura, qualificandone i fatti macroscopici che sono gli elementi fondativi del progetto. 

Quadro primo: le ragioni della vendetta, che poi sarebbero cronologicamente le seguenti. L’affronto di Sigonella; la “Politica dei due Forni” andreottiana (un piede nella Nato, l’altro in Medio Oriente, per tenere a bada il terrorismo dell’Olp e salvare le forniture energetiche dell’Italia); l’irriverente iniziativa di Mattei e dell’Eni per spezzare il famoso monopolio petrolifero delle sette sorelle, facendo affari con gli odiati “Stati canaglia” (Libia, Iraq e Iran in testa a tutti).

Quadro secondo, post-Urss: il prodursi dell’irrilevanza strategica dell’Italia e, quindi, dell’alleato politico storico della Democrazia cristiana e dei suoi satelliti minori, che fece venire meno l’obbligo di sostegno militare ed economico a un Paese sempre in bilico di default.

Quadro terzo, o della rivoluzione di Maastricht: obbligo di contenimento dei bilanci pubblici italiani; fine delle competizioni svalutative; chiusura della Cassa del Mezzogiorno, in cui l’Italia prospera del Nord aveva finanziato con centinaia di migliaia di miliardi di lire il mai avvenuto decollo economico-industriale del Sud, bruciando immense ricchezze per il sostegno di clientele e la creazione di una gigantesca riserva di posti d’impiego pubblico parassitari. Soprattutto nel Nord Italia, alla fine della Guerra fredda, la borghesia industriale della rete delle pmi e della grande industria premeva per avere maggiori margini fiscali e imprenditoriali di libertà, affrancandosi dalla gogna burocratica centralista e liberando le regioni a reddito più elevato dall’obbligo della solidarietà territoriale, rispetto al disastro economico del Sud. Per poi ricongiungersi, dopo essersi separati dal resto dell’Italia, alla piattaforma continentale mitteleuropea e, soprattutto, prussiana, andando a “nidificare”, industrialmente parlando, nei Paesi ex comunisti dell’Est. Come in parte è poi accaduto, mettendo in ginocchio l’ex classe operaia italiana. Molto più a Nord che al Centro e al Sud, quella parte d’Italia voleva farla finita con i grandi partiti storici, come Dc e Psi, corrotti e clientelari, che appesantivano con la richiesta di tangenti l’intera attività produttiva. Nacquero così, proprio in quel 1992, due grandi Movimenti di Liberazione del Nord: quello giudiziario di Mani pulite e quello politico della Lega Nord apertamente scissionista. E al Sud quale era la “forza” che poteva provocare un moto centrifugo di uguale intensità, spezzando così la finta Unità d’Italia?

Ma la mafia siciliana, come sempre, alla quale già guardavano con interesse gli americani al termine della Seconda guerra mondiale, quando pensarono addirittura di favorirne l’autonomia statuale. Sull’Isola, per fare la rivoluzione e liberarsi dal giogo odiatissimo dello Stato italiano, era bella e pronta l’ala militare dei corleonesi. In cambio, “Loro” avrebbero avuto, finalmente, mano libera in Sicilia (magari facendone un’altra stella della Federazione Usa) per utilizzarla come piattaforma operativa: una sorta di portaerei militar-politico-economica sul Medio Oriente. Sull’altro fronte, Totò Riina e soci avrebbero realizzato come contropartita il loro grandissimo sogno di fare della Sicilia, come Panama, un hub continentale del traffico di droga e un’isola off-shore per il riciclaggio di immensi capitali dark-grey dell’economia criminale nel mondo. Bastava, quindi, mettere in moto quell’immane movimento di trazione in direzioni opposte, da Nord a Sud, facendolo partire contemporaneamente (e così fu, per la gioia dei complottisti), per avere un’Italia nettamente divisa in due e interamente nelle mani “Loro”. Se vi è piaciuto parlatene, altrimenti tacete!

Aggiornato il 20 gennaio 2023 alle ore 09:50