Eva Kaili già impiccata (metaforicamente e mediaticamente) in attesa di processo

Eva Kaili, deputata della sinistra ed ex vicepresidente del Parlamento europeo dopo lo scandalo che la vede agli arresti a seguito di un’inchiesta giudiziaria su presunte tangenti, è stata con la sua destituzione dalla carica metaforicamente e mediaticamente già impiccata in mondovisione e così, nel silenzio dei garantisti di facciata e di tutte le latitudini politiche, “giustizia” è fatta. La massima espressione della democrazia europea, appunto il Parlamento, in seduta plenaria, ha deciso, quasi all’unanimità, di rimuoverla da suo vicepresidente, con il voto favorevole, ovviamente dell’ala più giustizialista della destra e della sinistra, ma anche del centro e dei cosiddetti “liberal democratici” di Alde e di Renew Europe a cui aderiscono i deputati che afferiscono a Carlo Calenda e Matteo Renzi, che come è noto diventa garantista quando la magistratura, a torto o a ragione, si occupa di lui, e giustizialista quando bisogna espellere Silvio Berlusconi dal Senato ed ora la Kaili da quello europeo, anche se solo dalla carica interna.

Si registrano in questa drammatica giornata solo un contrario, il coraggioso deputato croato Mislav Kolakusic indipendente che ha motivato la sua ferma posizione con la “presunzione d’innocenza” della collega, e due astenuti: l’olandese conservatrice Dorien Rookmaker dell’Ecr, lo stesso gruppo di Fratelli d’Italia, che ha dichiarato “Eva Kaili non è a Strasburgo e non può difendersi, né influenzare negativamente il voto. Dobbiamo essere cauti in una situazione come questa. So che andare in direzione contraria alla massa può essere pericoloso, ma è la cosa giusta da fare al momento”, e quello del tedesco Joachim Kuhs di Alternative fuer Deutschland, il partito spesso criticato per posizioni ultranazionaliste, che afferisce in Europa al gruppo di Identità e democrazia, lo stesso della Lega. Troppo poco per un sistema che si dice fondato sul diritto e sulla libertà.

Quello che sta avvenendo in Europa, a prescindere dai risvolti giudiziari che coinvolgono esponenti della sinistra internazionale ed italiana, preoccupa, non tanto per il fenomeno della possibile e ancora da dimostrare corruzione, ma per il clima forcaiolo che si sta delineando. I protagonisti, vengono mostrati in prima pagina per il possesso di centinaia di migliaia di euro in contanti di cui non si sa la provenienza, che potrebbe essere anche lecita, accusati di varie presunte nefandezze legate alla questione Qatar (per inciso con cui tutti gli stati europei fanno affari per il gas) e condannati a prescindere senza possibilità di replica o di difesa.

Lo stesso è avvenuto a scapito il deputato della Repubblica italiana, Aboubakar Soumahoro, prima osannato dai grandi media radical chic, poi candidato e fatto eleggere da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni nella lista Alleanza Verdi e Sinistra, ed infine scaricato, senza nemmeno essere indagato, per una presunta situazione irregolare della cooperativa presieduta dalla suocera e vituperato per le borse di lusso della moglie, la quale peraltro è stata oltremodo dileggiata per certe foto tirate fuori proprio ora e che comunque nel palinsesto voyeuristico della sbobba giacobina fanno sempre scena, essendo la signora Liliane Murekatete anche una bella donna. Nessun riguardo verso la donna, l’uomo, l’intimità, la famiglia e le altre persone coinvolte e non responsabili.

Nonostante non ho nessunissima simpatia o affinità con il pensiero della sinistra, ritengo tutta questa canea una barbarie, che potrebbe portare come frutto avvelenato un abominio giudiziario e temo anche giuridico, anche se ho più fiducia nella serietà della magistratura che in tutto il resto, che pregiudizialmente ha già comminato la pena come nel 1992 in Italia negli anni di “Mani Pulite”. Ricordate tangentopoli? I cappi in Parlamento? le monetine tirate a Bettino Craxi? i suicidi in carcere e fuori? e tanto altro ancora?

Lo stesso identico clima sta calando questa volta in tutta Europa, per cui un imputato non ha più diritto a un giusto processo nel quale difendersi, ma solo la possibilità di “un’equa” condanna, possibilmente con i ceppi ben in vista per saziare l’inestinguibile sete di vendetta delle masse aizzate ed ululanti fuori dai tribunali come durante la Rivoluzione francese del 1789 e come è avvenuto in altre epoche storiche. Ed è per questo scempio fatto di spettacolo e forca che l’onorevole Eva Kaili, a prescindere dalle future sentenze che la vedranno protagonista, è già stata giustiziata senza se, senza ma e senza appello. Signora presidente Roberta Metsola non è “la democrazia europea sotto attacco”, come lei ha detto in Europarlamento, ma la nostra civiltà, fondata sul diritto e la presunzione d’innocenza, il resto è solo cronaca di un processo, che quando sarà celebrato e concluso in tutti i suoi gradi, ci dirà cosa è avvenuto veramente.

Aggiornato il 15 dicembre 2022 alle ore 11:56