Il fondo del caffè

La vittoria delle destre e l’elezione alla seconda e terza carica dello Stato di Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana portano al pettine una questione di fondo alla quale spesso non si presta attenzione, ma sulla quale si radica la trasformazione politica dei nostri tempi e finanche, forse, l’appassimento dello spirito democratico, per usare le parole di Norberto Bobbio, testimoniato dal 36 per cento di astenuti.

Il fondo del caffè sta in questo. Le forze conservatrici, quelle che continuiamo impropriamente a chiamare “destra”, ossia Fratelli dItalia, Lega e Forza Italia, propongono un sentimento di grande presa: la solidità sociale ed individuale del vivere. Le forze progressiste, quelle che continuiamo a chiamare “sinistra”, e specialmente Partito democratico e +Europa, seguono la scia della liquidità sociale ed individuale.

I conservatori sventolano bandiere monocromatiche: Dio, patria e famiglia, archetipi psicologici della solidità e dunque della sicurezza. Quel che conta è il sentimento che questi archetipi accendono, la speranza di tornare al tempo della solidità, appunto, così nell’economia come nella sfera delle protezioni sociali. Un mondo con lo Stato e l’interesse nazionale al centro, con la proposizione reazionaria, rispetto ai progressisti, dell’idea di famiglia, di vita e di morte. In questo spazio, però, Forza Italia ristagna in una contraddizione ideologica fra liberalismo, almeno per come posto alle basi della sua nascita, conservatorismo valoriale e asfissia del potere.

I progressisti, invece, sventolano bandiere dai colori variegati e sgargianti, ma che, proprio come accade per le libertà, trasmettono incertezza, insicurezza, paura. Sentimenti, questi, ormai lontani dalla possibilità di essere bilanciati e acquietati da solide conquiste di diritti economici e sociali, come invece avveniva fino ad alcuni decenni fa per la forza delle mammelle statali e delle famiglie ideologiche. Tant’è che in questo ampio campo solo i partiti che hanno proposto nuovo debito e nuovo assistenzialismo, dal Movimento 5 Stelle a Sinistra italiana e Verdi, hanno avuto la meglio nelle urne, perché, sventolando il vecchio ma sempre inodore denaro pubblico e le protezioni dello status quo sociale, sono riusciti a propagandare la solidità, la vecchia solidità del latte statale.

In seno all’alleanza politica progressista, +Europa è anch’essa partecipe di una contraddizione tra essere forza autenticamente liberale e dunque giocoforza bagnata dalla liquidità, e convivere con frange del Pd ispirate all’ortodossia statalista. Nodo che dovrà sciogliere se nel Pd saranno queste a prevalere, magari risaldandosi col Movimento 5 Stelle.

Il “Terzo polo” non evoca né solidità, né liquidità, almeno per il momento. Nato a bella posta per convenienze elettorali di leader autoreferenziali, ha un destino incerto, potendosi estinguere con la stessa velocità con la quale è nato, potendo diventare stampella di alcuni spezzoni dell’attuale maggioranza, oppure trasformarsi, se liberato dal protagonismo dei suoi sacerdoti, in partito autenticamente liberale, che per sua stessa natura, a quel punto, non potrebbe che essere inclusivo, paritetico e pluralista. Ma il dubbio che ciò possa avvenire è d’obbligo.

Ora, però, è il tempo dei conservatori, i quali dovranno dare corpo alla solidità: non solo riuscire a trasformarla in realtà con politiche economiche e sociali rispondenti alle promesse, ma anche dimostrare, persuadendo, che la solidità è davvero migliore delle sgargianti bandiere dei diritti e delle libertà. Il compito è arduo, ma la vera sfida, che sta al fondo del caffè, è proprio questa.

Aggiornato il 17 ottobre 2022 alle ore 11:12