Silvio Berlusconi: il leone della politica

sabato 24 settembre 2022


Nella storia di ogni nazione emergono personaggi unici per il loro carisma e le loro originali capacità, personalità così forti da generare sentimenti contrastanti, che vanno dalla incondizionata stima ed esaltazione all’odio più meschino. Tra essi, per quanto possa essere stato oggetto di dissidi, un politico, in particolare, ha determinato un cambiamento significativo nella storia d’Italia, portando una nuova visione, sicuramente più liberale e riformista della società e del modo di organizzarla, al punto che gli stessi suoi detrattori politici non hanno potuto non riconoscerlo, arrivando fino a prendere in considerazione la sua candidatura per la Presidenza della Repubblica italiana.

Ogni riferimento non è casuale. Infatti, sto parlando del presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che alla “tenera” età di quasi 86 anni (il suo compleanno sarà il prossimo 29 settembre), continua a dimostrarsi un irriducibile combattente, un leone d’avanguardia, che per quanto abbiano cercato in tutti i modi di ingabbiare, sia con le innumerevoli indagini e imputazioni giudiziarie e sia con i diversi “tradimentipolitici che ha dovuto subire, oggi è sempre più che protagonista in “campo”, forse non più come “bomber”, ma sicuramente come arguto regista, che con la sua annosa esperienza continua a essere determinante tanto nella compagine del centrodestra quanto nel garantire la credibilità e l’affidabilità dell’Italia all’estero.

Mentre la storia imprenditoriale di Silvio Berlusconi è indelebilmente scritta, la storia politica del Cavaliere come statista è ancora in fieri, proprio perché egli tutto sembra tranne che intenzionato a deporre i remi in barca. Nello specifico, andando a ritroso nel tempo, non risulta esserci mai stato nessun politico così longevo e rilevante nella scena politico-istituzionale dell’Italia. Inoltre, a prescindere dai giudizi che ognuno di noi possa avere nei confronti di Berlusconi, il suo spessore di politico internazionale è inconfutabile e imprescrittibile, sono i fatti storici a testimoniarlo. Egli fu colui che riuscì a ravvicinare gli Stati Uniti d’America con la Federazione Russa, facendo incontrare, con una significativa e riconciliante stretta di mano, George Walker Bush e Vladimir Putin, durante il famoso vertice di Pratica di Mare, che nel 2002 determinò la loro conseguente firma dello storico trattato, il quale pose fine a più di cinquanta anni di Guerra fredda. Il succitato successo internazionale rese l’Italia determinante e protagonista nella politica internazionale, a vantaggio di tutto l’equilibrio geopolitico mondiale.

A tal riguardo, nell’attuale contesto alquanto critico, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, con tutte le perniciose conseguenze derivanti, sia dal punto di vista geopolitico che di approvvigionamento energetico e delle materie prime, sarebbe assai opportuno fruire politicamente delle doti diplomatiche e relazionali dimostrate da Silvio Berlusconi nel suddetto frangente storico. In virtù delle considerazioni finora esposte, ho rivolto a Silvio Berlusconi delle domande sulle questioni rilevanti che attualmente attanagliano il nostro presente e le cui risoluzioni saranno fondamentali per il nostro prossimo futuro.

Presidente Silvio Berlusconi, nonostante il fatto che si andrà a votare ancora con la legge elettorale “Rosatellum”, secondo lei, dalle urne delle prossime elezioni, potrà uscire una maggioranza con numeri sufficienti per governare in modo stabile per l’intera legislatura?

Vincerà il centrodestra e avremo un’Italia che finalmente avrà scelto da chi essere governata con il voto dei cittadini. Non accadeva dal 2008, quando il mio ultimo Governo fu espressione della maggioranza uscita dalle urne. Dalla caduta di quel Governo si sono susseguiti Esecutivi costituzionalmente legittimi, ma nati da manovre parlamentari alle quali gli elettori sono stati del tutto estranei. Negli ultimi 11 anni il Partito Democratico è stato quasi ininterrottamente il perno dei governi che si sono succeduti, pur non avendo mai vinto le elezioni. Sono sicuro che avremo numeri che ci consentiranno di dare un Governo coeso e stabile, capace di affrontare le sfide che si trova davanti l’Italia.

Qualora vincesse il centrodestra e all’interno della coalizione prevalesse, grazie ai i voti presi, il partito di Fratelli d’Italia, come vedrebbe Giorgia Meloni premier?

Non esiste una sfida per la leadership, esiste un metodo che ci siamo dati, secondo il quale chi avrà preso più voti – e questo lo sapremo lunedì – indicherà il nome che tutto il centrodestra proporrà al Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica farà quindi le sue valutazioni. Posso solo aggiungere che tutti i leader del centrodestra, compresa naturalmente Giorgia, e anche tanti altri esponenti dei nostri partiti, hanno tutte le caratteristiche adatte per guidare il Paese.

Quali provvedimenti urgenti lei prenderebbe, se fosse al Governo, una volta vinte le elezioni?

Bisogna affrontare rapidamente il problema del caro energia, l’emergenza bollette che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese, che minaccia migliaia di posti di lavoro. Lintero nostro programma è orientato alla crescita, che è il denominatore comune delle nostre idee per il futuro, a partire dal netto taglio alle imposte che realizzeremo con la flat tax al 23 per cento per tutti, famiglie e imprese. Da questo ci aspettiamo uno shock positivo per il sistema economico, che favorisca i consumi, gli investimenti, l’occupazione. Un secondo aspetto importante per la crescita è quello che riguarda la burocrazia: con il superamento del regime delle autorizzazioni preventive sarà possibile avviare un’attività in regola, aprire un negozio, costruire una casa, soltanto dandone comunicazione alle autorità competenti e con un controllo successivo di conformità alle norme vigenti. Persino la nostra riforma della giustizia, per arrivare a una maggiore certezza del diritto, alla tutela degli innocenti e a una accettabile celerità nelle sentenze, favorirà gli investimenti in Italia e quindi la crescita.

Per lei, quanto è considerata fondamentale dall’Europa una presenza rilevante di Forza Italia all’interno della coalizione del centrodestra?

Oggi l’Europa vede nella nostra presenza la garanzia del profilo moderato, equilibrato, europeista, atlantico, del nuovo Governo. Noi rappresentiamo in Italia la maggiore famiglia politica europea, il Partito Popolare. La presidente della Commissione europea e la presidente del Parlamento europeo fanno parte del nostro partito. Come potremmo essere contro l’Europa? E come potrebbe l’Europa essere contro di noi? Anche per questo ogni elettore di centro, che crede nell’Europa, che si riconosce nei principi liberali, nei valori cristiani, nel metodo riformista, dovrebbe darci il suo voto. Perché noi saremo l’unica forza di centro che farà parte del Governo del Paese. Che influenzerà le scelte della politica italiana nei prossimi anni. Più saremo forti, meglio potremo svolgere questo ruolo. Ecco perché l’unico voto utile, per un moderato, l’unico voto razionale è quello per noi.

Secondo lei, come andrebbe affrontata la crisi causata dalla guerra in Ucraina, insieme ai conseguenti problemi di approvvigionamento delle risorse energetiche e dell’aumento dei relativi costi per le aziende e le famiglie italiane?

Purtroppo, siamo di fronte a un rischio molto grave. Dopo la crisi legata alla pandemia, il Paese aveva cominciato a riprendersi. Questa nuova crisi rischia di soffocare la ripresa ancora fragile e di scatenare contemporaneamente un’ondata di recessione, inflazione e disoccupazione. La tempesta perfetta, per gli economisti. Molte aziende rischiano di chiudere, i prezzi volano, non soltanto quelli dell’energia, le famiglie fra poco si troveranno di fonte alla scelta drammatica se fare la spesa o pagare le bollette. Dobbiamo bloccare ad ogni costo questa dinamica, facendo tutto quello che è necessario. Ovviamente, se è possibile evitare uno scostamento di bilancio questo è assolutamente preferibile, perché la situazione del debito pubblico è già difficile da sostenere. Però dobbiamo tenere presente che questa crisi è scatenata da fattori estranei al ciclo economico, è prevalentemente una crisi politica e militare legata al conflitto in Ucraina, che influenza direttamente i prezzi non solo dell’energia ma di molte le materie prime. Proprio per questo, possiamo sperare sia una crisi temporanea, e che gli interventi di emergenza non debbano durare a lungo. Ma per la stessa ragione gli strumenti dell’economia classica sono inadeguati ad affrontare la situazione. Come in guerra, può essere necessario ricorrere a provvedimenti economici straordinari. Lo scostamento di bilancio è uno di questi, ma dev’essere davvero l’ultima spiaggia. E ovviamente va concordato con l’Europa. Poi, naturalmente, bisogna affrontare i problemi strutturali, le grandi omissioni che ci hanno portato a questa situazione. La politica dei no della sinistra, no ai rigassificatori, no ai termovalorizzatori, no persino alle energie rinnovabili, con la scusa del paesaggio, no naturalmente alla ricerca sul nucleare di quarta generazione, nonostante l’Europa stessa ci dica che è l’energia pulita del futuro. Naturalmente, appena saremo al Governo, opereremo una totale inversione di linea, dando il via a tutte queste infrastrutture per mettere il Paese al riparo da analoghe crisi in futuro. Ma sono interventi che richiedono tempo, purtroppo, non possono incidere su un problema che richiede risposte immediate per le famiglie e per le imprese.


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno