Piano Gualtieri: c’è il termovalorizzatore, sparisce la discarica

venerdì 5 agosto 2022


Roberto Gualtieri, nella sua qualità di commissario del Governo per il Giubileo, ha presentato il suo piano rifiuti che in virtù dei poteri legislativi che gli ha conferito il decreto aiuti va a modificare su Roma il piano rifiuti della Regione Lazio. Il piano approvato dalla maggioranza di Nicola Zingaretti solo due anni fa non prevede una nuova impiantistica rispetto all’esistente e non prevede il termovalorizzatore a Roma, cosa che ha obbligato il Governo Draghi a inserire nel decreto Aiuti una norma che consente al commissario Gualtieri di poterlo realizzare.

Proprio questa norma ha rappresentato il cavallo di battaglia usato da Giuseppe Conte e dai Cinque Stelle per non votare la fiducia all’Esecutivo e provocarne la caduta. E il paradosso è che mentre Enrico Letta rompe con Conte a livello nazionale, Zingaretti, annunciando la sua candidatura alle politiche, ha detto che nel Lazio l’alleanza con i Cinque Stelle andrà avanti. Qualcuno gli spieghi i danni fatti con quel piano dei rifiuti che di fatto ha causato la caduta del Governo.

Gualtieri ha prima presentato il piano in conferenza stampa e poi è andato in Campidoglio a illustralo in Aula. Cosa che ha fatto infuriare l’opposizione, che avrebbe preferito che il primo cittadino fosse andato prima in Consiglio. Inoltre, da parte di pezzi della sua maggioranza è venuto un “no” all’inceneritore, così come dal M5S in Campidoglio ma anche dall’assessore regionale Roberta Lombardi, sempre dei pentastellati. Un “no” abbastanza ipocrita, perché né il Consiglio comunale né quello della Regione deve approvare niente e Gualtieri, nella sua qualità di commissario, non ha bisogno di una maggioranza per poterlo deliberare e realizzare. Ed è paradossale che su un punto vitale per Roma chi non condivida una scelta strategica resti ancora in maggioranza. Nel presentare il piano, Gualtieri ci ha tenuto a sottolineare che in Campidoglio hanno studiato i piani di Regione-guida, come l’Emilia-Romagna e la Lombardia, senza mai fare cenno al piano rifiuti della Regione Lazio, quasi come a volerne prendere le distanze.

Il piano del commissario Gualtieri si basa sostanzialmente su alcuni punti: aumento della raccolta differenziata, dall’attuale 45,2 per cento al 65 per cento nel 2030 (tra 8 anni) e al 70 per cento nel 2035 (tra 13 anni); riduzione della produzione dei rifiuti, che dovrebbe passare da 1.690.303 tonnellate di oggi a 1.5550.000 nel 2020 e 1.520.000 nel 2035; si dovrebbe passare così da 925.810 tonnellate di indifferenziato a728.868 nel 2020 e a 661.889 nel 2035.

Gualtieri ha attaccato l’attuale sistema dell’impiantistica, non solo perché deficitario ma soprattutto perché basato sui Tmb che separano i rifiuti e secondo lui portano una quantità maggiore di rifiuti in discarica. Mentre il piano del Campidoglio è quello di fare a meno della discarica e cancellare il sistema Tmb. Per questo è stato scelto un modello di inceneritore che brucia il tal quale, come avevo scritto da subito, sul modello di Brescia e di Acerra, e per la sua realizzazione verrà fatta una gara pubblica, che si farà carico dell’onere dei costi. Non capisco, però, come faccia un impianto che brucia i rifiuti a non produrre scorie. E non comprendo, quindi, come farà Roma a non avere una discarica di servizio, dal momento che nel piano non c’è. Penso allora all’assessore Massimiliano Valeriani, che per anni ha spiegato in Regione che gli inceneritori erano vietati dall’Unione europea, mentre oggi Gualtieri, giustamente, ha detto esattamente il contrario. E penso sempre a lui quando ogni mattina, appena si alzava, bombardava Virginia Raggi per chiederle di indicare il sito della discarica dentro i confini del Comune della Capitale, tanto che per questa ha previsto nel piano l’Ato di Roma.

Ora della discarica nel piano non c’è traccia, Gualtieri non ha detto una sola parola e a dire il vero nessuno glie lo ha chiesto, né nella conferenza stampa né in Consiglio comunale. Il piano Gualtieri prevede poi due biodigestori anaerobici per il recupero dell’umido da 100mila tonnellate ciascuno, che dovrebbero essere realizzati a Casal Selce e a Cesano. Questi impianti dovrebbero essere costruiti dall’Ama con i fondi del Pnnr. Inoltre, sono previsti due impianti di selezione delle frazioni secche della raccolta differenziata e la realizzazione di 30 centri di trasferenza. Gualtieri ha detto che una delle cause dell’emergenza è stato il non aver aumentato la raccolta differenziata, ferma oggi al 45,2 per cento, e che a oggi Roma produce quasi 400mila tonnellate di umido che vanno in Veneto perché l’impianto dell’Ama a Maccarese ha una capacità di sole 30mila tonnellate all’anno. Questo dato avrebbe dovuto far riflettere Gualtieri, perché il problema è proprio il contrario. L’aumento della raccolta differenziata, senza avere impianti, ha contribuito all’emergenza rifiuti. Per aumentare la differenziata molti addetti sono stati distolti dalla raccolta e assegnati al porta a porta, quando tutto l’umido va fuori città, con un aumento dell’inquinamento e dei costi.

Faccio presente al commissario Gualtieri, ma anche ai vertici di Ama, che i due biodigestori previsti hanno una capacità complessiva di 200mila tonnellate e sono assolutamente insufficienti già adesso, e più ancora se la raccolta differenziata dovesse arrivare al 65 per cento. Arriveremmo a un fabbisogno di circa 600mila tonnellate e a una insufficienza impiantistica di 400 mila tonnellate di umido l’anno. È positivo che Gualtieri abbia rotto il tabù dell’inceneritore a Roma. Ma il problema, ora, è della fase transitoria sino alla sua costruzione, perché il rischio è che potrebbe vedere la luce dopo il Giubileo e Roma è sporca. Ci sono delle decisioni che si devono prendere subito. Gualtieri come sindaco della Città metropolitana di Roma Capitale ha riaperto la discarica di Albano, è intervenuto sul prefetto per aprire in tempi rapidi il Tmb di Guidonia. Bene: riapra subito anche la discarica di Colleferro chiusa da Zingaretti e Valeriani, quando era ancora capiente per centinaia di miglia di metri cubi di capienza.

Nel leggere il piano, non posso non concludere con un grande rammarico. A Roma, a Malagrotta, c’era un moderno gassificatore in grado di produrre metanolo o idrogeno. Zingaretti e Valeriani, per demagogia, lo hanno cancellato dal piano rifiuti, dopo aver depennato anche il termovalorizzatore di Albano e chiuso quello di Colleferro. Anche Gualtieri in campagna elettorale ha fatto finta di non sapere e non vedere. Poi un tragico incendio lo ha cancellato. Non posso perciò non trattenere una grande rabbia, perché in questi ultimi anni ho sempre detto che nel Lazio servivano almeno 4 termovalorizzatori. E vedere che la Regione li cancellava o li smantellavano uno a uno, mentre alla fine arriva Gualtieri, che dopo aver detto il contrario in campagna elettorale, ne propone uno da 600mila tonnellate. Magra consolazione dire lo avevo detto o avevo ragione, di fronte al disastro che abbiamo di fronte a noi.


di Donato Robilotta