La campagna anti-Meloni di Repubblica

lunedì 1 agosto 2022


Giorgia Meloni è missina e ha come mito gli anni Settanta, quelli del terrorismo e dei picchiatori”. Ma sì, fascista, picchiatrice e pure un po’ terrorista. Anche perché le tre cose non possono che andare insieme. Ormai Repubblica è tornato ad essere il giornale di lotta che da sempre conoscevamo. Prima contro il “cavaliere nero” Silvio Berlusconi, poi contro il pericoloso Matteo Salvini, adesso in trincea per difendere gli italiani da quella “fascia” della Meloni. Il copione è sempre lo stesso e in una campagna elettorale come questa, che vede il centrodestra in vantaggio in tutti i sondaggi, non poteva che essere ritirato fuori.

Francesco Merlo, nella posta di venerdì, risponde alla lettera di Giorgio Dell’Arti, storico fondatore del settimanale Il Venerdì, che si permette di muovere una considerazione poco accettabile per quelli di Repubblica, figuriamoci poi se arriva da uno del loro giro: “Se il centrosinistra – scrive Dell’Arti – (da Carlo Calenda fino a chi vuoi tu e comprendendo per favore Matteo Renzi) si presenterà in ordine sparso, allora meglio votare Meloni, tolto Mario Draghi la migliore intelligenza in circolazione, donna, giovane e – se guardo alla storia del dopoguerra e degli ultimi anni – davvero ‘nuova’”.

Merlo, inorridito da cotanto affronto, si cimenta quindi a vergare una risposta degna del Paolo Berizzi dei giorni migliori. Inizia con l’imputare a Dell’Arti di essere stato colpito da un “innamoramento contagioso”, arrivando a descrivere il razzismo meloniano come “razzismo gentile”, frutto di un “linguaggio d’odio, robe amazzoniche e militari in bocca a una signorinetta piccola, bionda, pallida, dagli occhi cerulei”.

Sì, è la descrizione della leader di Fratelli d’Italia, la “signorinetta” nata nel 1977 che avrebbe nostalgia degli anni di piombo per sferrare qualche manganellata qua e là, manganellate che lei per motivi anagrafici non è mai riuscita a dare: “Ha come mito gli anni Settanta, quelli del terrorismo e dei picchiatori”.

Figuriamoci se Merlo e Repubblica possono accettare di vederla varcare le porte di Palazzo Chigi. Sarebbe davvero troppo, come era troppo vederle varcare a Silvio Berlusconi. Quel “cavaliere nero” che, grazie anche alle funzionali campagne di Repubblica, a Palazzo Chigi c’è finito quattro volte. Di buon auspicio per la “picchiatrice” Meloni.


di Marco Baronti