La solitudine secondo Matteo

venerdì 29 luglio 2022


Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? Matteo Renzi ricorda un po’ quel passaggio di Nanni Moretti in Ecce bombo: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Già, perché tra cespugli, rovi e siepi che stanno fiorendo nel centro 2.0, il senatore di Rignano sull’Arno che doveva uscire dalla politica ma poi è rientrato come se nulla fosse – ben conscio che l’Italia è un Paese senza memoria – vuole ancora ritagliarsi uno spazio. Dopotutto, il Belpaese, da Nord a Sud, nutre una certa fama: tutti vogliono essere generali. E dei soldati nemmeno l’ombra. Da qui la chiosa: “Armiamoci e partite”.

Ecco così che il leader di Italia Viva illumina la platea con un’uscita che lascia il tempo che trova: “Se le persone che fanno politica vogliono un’alleanza sui contenuti e sui programmi, allora mi metto seduto e parlo. Se l’alleanza deve essere per salvare qualche posto, qualche parlamentare, allora preferisco correre in solitaria”.

L’ex premier, a Radio24, interviene sulle prossime elezioni, in programma il 25 settembre. E aggiunge: “Non è il mio obiettivo salvare la poltrona a qualcuno dei miei, e nemmeno a me. Per salvarsi la cadrega uno si mette d’accordo con tutti, il punto è salvare la faccia più che la cadrega, oltre che il paese. È ovvio che non siamo ben visti, siamo sempre stati soli in questa legislatura. Da solo ho mandato a casa Conte, e ce ne dicevano di tutti i colori, ci hanno dato degli irresponsabili. In certi momenti ci vuole coraggio di dire la verità”.

Non contento, dopo essersi fatto i complimenti da solo, inevitabilmente volge lo sguardo verso gli occhi della tigre di quell’Enrico, famoso per uno stai sereno diventato simbolo delle pugnalate (politiche) dei giorni nostri: “Con Letta non ci sentiamo da tempo. Letta ha fatto sapere ai giornali che riteneva non utile una alleanza con noi, poi mi pare di aver visto dichiarazioni diverse, ma se la domanda è “vi siete sentiti?”, la risposta è no”. Piange il telefono, direbbe Domenico Modugno.


di Toni Forti