giovedì 19 maggio 2022
Il 18 maggio la Segreteria Nazionale Anpi ha pubblicato sul proprio sito un documento che, pur rimarcando l’importanza dello strumento referendario in generale e la urgente necessità di una riforma del sistema giudiziario, boccia inesorabilmente il referendum sulla giustizia.
Queste le parole utilizzate: “Siamo oggi davanti a cinque referendum, sui quali si voterà il 12 giugno, molto tecnici e settoriali, scarsamente comprensibili da chiunque non sia specificamente competente in materia giuridica, irrilevanti ai fini di una seria e complessiva riforma della giustizia. Colpisce che siano stati ammessi tali referendum e bocciati altri referendum, molto più comprensibili e vicini all'interesse e al sentimento popolare, come quello sulla cannabis e sul fine vita”.
Sappiamo bene che “a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre”. Non è quindi da escludere che i temi “più comprensibili e vicini all'interesse e al sentimento popolare” non siano passati per tentare di frenare l’affluenza al voto. In effetti, sorprende anche la scelta di accorpare la votazione in un unico giorno. Ma il punto è un altro: perché l’Anpi sostiene che la giustizia non rappresenti un argomento “vicino all’interesse e al sentimento popolare”?
E se i cinque referendum sono “molto tecnici e settoriali” e quindi “scarsamente comprensibili” a chi non sia del mestiere, non sarebbe il caso di tentare di spiegarli in maniera chiara e semplice ai cittadini?
Ma non sarà che per mantenere lo status quo qualcuno stia facendo le macumbe affinché non si raggiunga il quorum?
di Claudia Diaconale