Anche l’Anpi contro il referendum sulla giustizia

Il 18 maggio la Segreteria Nazionale Anpi ha pubblicato sul proprio sito un documento che, pur rimarcando l’importanza dello strumento referendario in generale e la urgente necessità di una riforma del sistema giudiziario, boccia inesorabilmente il referendum sulla giustizia.

Queste le parole utilizzate: “Siamo oggi davanti a cinque referendum, sui quali si voterà il 12 giugno, molto tecnici e settoriali, scarsamente comprensibili da chiunque non sia specificamente competente in materia giuridica, irrilevanti ai fini di una seria e complessiva riforma della giustizia. Colpisce che siano stati ammessi tali referendum e bocciati altri referendum, molto più comprensibili e vicini all'interesse e al sentimento popolare, come quello sulla cannabis e sul fine vita”.

Sappiamo bene che “a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre”. Non è quindi da escludere che i temi “più comprensibili e vicini all'interesse e al sentimento popolare” non siano passati per tentare di frenare l’affluenza al voto. In effetti, sorprende anche la scelta di accorpare la votazione in un unico giorno. Ma il punto è un altro: perché l’Anpi sostiene che la giustizia non rappresenti un argomento “vicino all’interesse e al sentimento popolare”?

E se i cinque referendum sono “molto tecnici e settoriali” e quindi “scarsamente comprensibili” a chi non sia del mestiere, non sarebbe il caso di tentare di spiegarli in maniera chiara e semplice ai cittadini?

Ma non sarà che per mantenere lo status quo qualcuno stia facendo le macumbe affinché non si raggiunga il quorum?

Aggiornato il 19 maggio 2022 alle ore 13:53