Lazio, Zingaretti fa le capriole: dopo 10 anni scopre il termovalorizzatore

lunedì 16 maggio 2022


La dichiarazione di Nicola Zingaretti di essere favorevole al termovalorizzatore a Roma, facendo persino intendere che lo sia sempre stato, è talmente strabiliante che mi sono chiesto se quello che parlava fosse il presidente della Regione Lazio o un suo omonimo. Certo si può sempre essere folgorati sulla via di Damasco, anche se in questo caso basta Roberto Gualtieri, ma il Zingaretti che in questi quasi dieci anni ha governato la Regione Lazio ha fatto esattamente il contrario di quello che afferma oggi. Tanto da far scrivere al suo fido assessore un piano regionale sui rifiuti fuffa, nel quale non è previsto nessun nuovo impianto men che meno il termovalorizzatore a Roma.

Le deroghe salvano la Regione Lazio

E mi chiedo, se oggi Zingaretti è d’accordo sul Tmv a Roma perché non modifica lui il piano rifiuti invece di farlo fare al Governo con i poteri sostitutivi? Infatti il Governo, di fronte all’emergenza rifiuti, a un piano rifiuti della Regione che non prevede il termovalorizzatore a Roma e all’incapacità della stessa giunta di modificarlo, anche a seguito della richiesta del sindaco di Roma Gualtieri, con i poteri previsti dal secondo comma dell’articolo 120 della Costituzione si sostituisce alla Regione Lazio per la gestione dei rifiuti sul territorio della capitale. Affida questo compito al commissario governativo per il giubileo, Gualtieri, dandogli anche poteri speciali per andare in deroga alla normativa regionale, per fare l’opera nel più breve tempo possibile. Il Governo dunque si assume la responsabilità di consentire, con norme speciali, la costruzione del termovalorizzatore e degli altri impianti necessari a Roma evitando che Zingaretti vada in consiglio regionale a modificare il suo piano fuffa sui rifiuti.

L’assessore fantasma e la Lombardi salvati dal Governo

Quando l’assessore regionale ai rifiuti sostiene che il decreto aiuti del Governo non prevede che la Regione debba modificare il piano rifiuti dovrebbe dimettersi immediatamente per incompetenza. Perché quello che dovrebbe fare la Regione lo fa il governo su Roma. Ma il piano non riguarda solo Roma ma l’intera regione e quindi il piano va riscritto immediatamente prevedendo gli impianti che servono nel resto della regione. Zingaretti e Roberta Lombardi, l’ex candidata dei 5 selle alla presidenza della Regione oggi in giunta, possono giocare di fioretto con dichiarazione sulla stampa senza affrontarsi e nel caso dividersi o in giunta o in Consiglio regionale solo perché il Governo gli ha tolto le castagne dal fuoco. Ma questo è un esempio di cattiva pratica politica, l’esatto opposto di quello che dovrebbe fare un bravo amministratore, assumersi le proprie responsabilità e non chiedere che sia sempre lo Stato a risolvere i problemi. E le tante norme sul federalismo avrebbero dovuto prevedere in questi casi le dimissioni del presidente, ma di questo nelle norme purtroppo non c’è traccia. Oltretutto è bene ricordare che l’attuale governatore del Lazio ha smantellato un vero e proprio sistema industriale sui rifiuti.

A Roma c’è un gassificatore: è a Malagrotta

Nel 2013 quando Zingaretti si è insediato da presidente della Regione era in vigore un piano rifiuti che prevedeva quattro termovalorizzatori: San Vittore e Colleferro, in esercizio, il gassificatore di Malagrotta, in fase di ultimazione, e quello di Albano, autorizzato. Quattro impianti confermati dal decreto sblocca impianti di Matteo Renzi nel 2014 e dal conseguente Dpcm di Paolo Gentiloni nel 2016. Tanto che quando la Regione, nell’interlocuzione con il ministero dell’ambiente, in maniera inopportuna e non veritiera fa cancellare l’impianto di Albano per scadenza dell’aia il Governo ne prevede un altro al suo posto.

Milioni al vento

Poi Zingaretti e l’assessore Massimiliano Valeriani per lisciare il pelo al sindaco di Colleferro, che oggi è il vice di Gualtieri in città metropolitana, chiudono il termovalorizzatore di proprietà della Regione e di Ama, dopo aver buttato al vento dieci milioni di euro per la sostituzione della caldaia dell’impianto, comprata e mai sostituita. Infine Zingaretti e Valeriani con il nuovo piano rifiuti cancellano anche il gassificatore di Malagrotta, solo perché di proprietà dell’avvocato Manlio Cerroni. Ma il gassificatore è costruito, può entrare in funzione in pochi mesi e produrre idrogeno. È del tutto evidente che il piano rifiuti è stato scritto in maniera da costruire l’alleanza con i 5 stelle e consentire loro di entrare in maggioranza. Per non prevedere nuovi impianti la giunta Zingaretti ha aumentato a dismisura l’obiettivo della raccolta differenziata e abbassato la produzione dei rifiuti. Cosa stigmatizzata da molti esperti e dallo stesso ministero dell’Ambiente che più volte ha chiesto alla regione di riscrivere il piano, visti i dati sballati di previsione. Che tristezza infine vedere un’opposizione che non sa o non vuole portare in Consiglio regionale la discussione sul piano rifiuti, perché probabilmente divisa al proprio interno, e consente a Zingaretti di fare il bello e il cattivo tempo e al Pd di fare tutte le parti in commedia.

(*) Tratto da affaritaliani.it


di Donato Robilotta (*)