RaffaellaLellaPaita, presidente della IX Commissione della Camera dei deputati (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni), è una importante esponente di un partito che, in questi anni, ha saputo sparigliare le carte e – bene o male che si giudichi l’operato di Matteo Renzi – deciso di fatto vita e morte dei governi.

Finora, le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica sono state un gioco di veti e contrapposizioni formali, in stile gioco delle tre carte più alquanto diverso dal mondo rappresentato nella serie House of cards. Le esiziali convulsioni degli schieramenti porteranno a un carro nuziale diretto al Colle più alto? E su quel carro saranno seduti Mario Draghi, il deus ex machina che potrebbe così gestire sia il Quirinale sia Palazzo Chigi – per interposta persona – oppure Pier Ferdinando Casini o Emma Bonino? Italia Viva avrà forse una soluzione spiazzante anche nella conduzione della partita presidenziale. Subito dopo potrebbe fare un’altra mossa del cavallo in vista delle elezioni politiche del 2023.

Onorevole Paita, quale sarà l’atteggiamento di Italia Viva, in un quadro in cui finora tutti sono d’accordo solo nel non essere d’accordo sulle candidature di bandiera?

Per Italia Viva servono autorevolezza e terzietà. Siamo consapevoli che il centrodestra, avendo un maggior numero di parlamentari, ha il diritto di proporre per primo una candidatura alla Presidenza della Repubblica.

Uno dei pochi nomi non divisivi è quello di Draghi. Però farlo traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale può sembrare una specie di golpe partitocratico per gestire il denaro del Pnrr, come avrebbe detto Marco Pannella. Non sarebbe un colpo al futuro della legislatura?

Draghi andrebbe benissimo, purché ci sia continuità nella legislatura e soprattutto non si interrompa il percorso riformatore che deve affiancare il Pnrr, varato dal Governo e approvato dalla Unione europea. Una crisi di Governo in questo periodo sarebbe un rischio troppo grave. Non siamo ancora fuori dalla pandemia Covid-19 e la ripresa economica, che è andata al di là delle aspettative, ha di fronte ostacoli non facili: la pesante crescita del costo dell’energia per famiglie e aziende; una revisione del ciclo manifatturiero che tenga conto della reperibilità, dei trasporti e dei costi delle materie prime necessarie [vedi questo nostro articolo, ndr].

Quale sarà il futuro rapporto tra Italia Viva e il Partito Democratico di Letta? Ci sarà un apparentamento guardingo, com’è avvenuto in alcune città nelle recenti elezioni amministrative, oppure siete più interessati alla formazione di un terzo polo laico-moderato?

Siamo contrari a ogni populismo e sovranismo, anche se di sinistra. Risulta quindi difficile entrare nella così detta “alleanza” tra Pd e Cinque Stelle. Abbiamo partecipato col Pd all’elezione di alcuni sindaci che avevano un profilo garantista e riformista, e ci sembra che quel tipo di proposta abbia avuto successo tra gli elettori, dando conferme positive al progetto di Italia Viva. È il Pd che deve superare le sue tendenze ondivaghe e decidere tra riformismo e un populismo fuori tempo.

Azione e +Europa si sono unificati. Quanto crede e quanto è impegnata Italia Viva nel processo di aggregazione dell’area laico-centrista e lib-lab? Sarà possibile per quest’area politica ottenere nelle prossime elezioni un voto superiore al 10 per cento?

Dialoghiamo con tutto il fronte riformista e garantista. Abbiamo appena raggiunto un risultato significativo proprio a Roma, dove il nostro candidato Valerio Casini ha ottenuto il 13 per cento dei voti.

Comunque sia, non dovrebbe essere Beppe Grillo il prossimo Presidente della Repubblica, dopo l’inchiesta “Moby”. Solo alcuni anni fa sarebbe stato un candidato più papabile di quel Pier Ferdinando Casini che ora potrebbe essere il deus ex machina che toglie le castagne dal fuoco dei partiti.

Siamo garantisti, comunque, anche con Beppe Grillo. Ho attraversato indagini e processi, in cui Grillo chiedeva le mie dimissioni per l’alluvione di Genova nel 2014 e sono stata assolta, ma dopo anni di inevitabili sofferenze e ricadute per la mia attività politica. Il garantismo per me non è solo uno slogan: la presunzione di innocenza è un fondamento dello Stato di diritto e va rispettata da tutti, a partire dai media e dalla politica. Soprattutto nei confronti degli avversari.

Aggiornato il 25 gennaio 2022 alle ore 12:21