Il ruolo dell’Italia grazie ai fondi europei

Peter Hopkirk ha scritto il bellissimo libro “Il grande gioco” descrivendo l’era in cui l’equilibrio tra gli Imperi si disputava in Asia centrale. Deve averlo letto di sicuro la moglie di Xi Jinping, che su Twitter (lei non viene cancellata come hanno fatto con il presidente Usa, Donald Trump, in corso di mandato presidenziale) ci inonda e inonda il mondo circa una pretesa supremazia cinese, declinata in salsa di primus inter pares per l’Asia, in cui l’Asia coinciderebbe però con il regno di suo marito, fattosi or ora proclamare “imperatore capo” della Cina. Insomma, più primus e basta, che tra e con gli altri.

La Cina è cresciuta come potenza economica al pari alle sue pretese militari di dominio – che la moglie di Xi chiama pittoricamente “unione” – circa quello che il marito intende come suo impero sull’Asia. Poi c’è Vladimir Putin che inserisce su Twitter messaggi di impero consolidato russo, sotto di sé ovviamente. Sono strani i comunicati ufficiali russi, riflettono la stranezza di un Paese a sé stante, come se non avesse mai avuto contatti con i Paesi ricchi del benessere dell’Occidente. Riflettono lo stile sovietico della stringatezza e della desolatezza. Sono scarni, freddi, duri. La Russia di Putin è, espressivamente, arcaica e dominatrice. Il regno disegnato dalla moglie di Xi Jimping si arresta ai confini della Russia. I Paesi in mezzo saranno oggetto di contesa cinese /russa.

Gli Stati Uniti d’America hanno defenestrato il presidente eletto e “ri-eletto” Trump e oggi hanno un presidente tappabuchi per la cordata Obama/Clinton. A differenza della signora Clinton – Hillary – che ha seminato guerra e morte proprio vicino a noi qui in Africa, e prima nelle ancora sanguinanti primavere arabe, l’attuale presidente guarda al Pacifico, non avendo nessuna intenzione di occuparsi dell’Atlantico. In pratica, non ha abbandonato disastrosamente solo l’Afghanistan, oggi carne da macello in mano ai talebani, ma anche tutta l’Europa, che Trump al contrario ha corteggiato e amato. Rispettato. Mentre Trump ha cercato di fare capire che non avrebbe fatto pagare ai suoi concittadini la protezione militare internazionale degli europei – quando chiedeva all’Europa di pagare di più e mettere più propri soldi nel plafond della Nato – Biden sta di fatto abbandonando l’Europa. Dice per farla diventare adulta e responsabile autonomamente, in realtà perché si occupi di soldi e di questioni militari come le pare. Biden sa che l’integrazione europea è di là da venire e la sua presidenza non muoverà un dito, qualunque cosa succeda. I messaggi del figlio di Trump su Twitter sono di fuoco. Denunciano di tutto, fotografano una America riversa malamente su se stessa, la grandeur Trumpiana sepolta. Si preparano a rivincere la presidenza.

La nostra Europa è diventata molto più nostra da quando Mario Draghi ha assunto la guida dell’Italia e, da qui, dell’Europa. Congedata Angela Merkel, simbolo della passata Europa franco-tedesca, quella sbagliata dei regolamenti che non sono Trattati e che fanno “scempio” degli Stati membri, l’Europa è confluita e si è saldata intorno a Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, con cui il nostro Paese è diventato d’emblais quello che è stata alle origini come Stato fondatore dell’Unione europea. Si sta ponendo in essere un grosso piano di investimenti che legherà debito e sviluppo, in un tutt’uno i Paesi membri della nuova Europa.

Quello che piace è sentire Draghi che afferma come non manchino i soldi, che ce ne sono in abbondanza, che stanno arrivando molti fondi. Quello che si teme, come al tempo del quantitative easing, è che la liquidità arrivi solo alle banche e i cittadini italiani ne vedano ben poca. Lo stesso oggi, che si sente parlare di fondi europei e non si vedono effettivamente fluire e scorrere per il nostro Paese. Se nel nostro continente vigono strane regole poco democratiche – la mancata elezione da parte degli italiani di quasi tutti i componenti del Governo, Draghi incluso – a fronte di una gran quantità di soldi dall’Europa, basterà votare e collocare Draghi al Quirinale. Se, differentemente, non dovessero arrivare le grandi liquidità più volte enunciate e richiamate, bisognerà mandare Draghi in Europa e votare in Italia per regolarizzare la situazione. Non credo che nessun italiano twitti alcunché contro l’arrivo in Italia dei soldi europei.

Aggiornato il 17 novembre 2021 alle ore 13:47