Mentre il Padiglione Italia a Dubai non è un “bla bla bla”...

Rimosso il display accanto alla statua di Pasquino

In un articolo della serie “Consigli e suggerimenti ai 22 candidati a sindaco di Roma” si parlava di Pasquino e dei display che stanno dilagando nella Capitale. La parte del testo era questo: “La città di oggi è drammaticamente nascosta da monopattini e biciclette abbandonate lungo le strade, display giganteschi (sul lungotevere gli schermi raggiungono misure di 20 metri x 20 metri) che fanno ombra agli edifici più belli e storicamente più importanti dai quali forse un giorno vedremo e ascolteremo il nuovo leader di turno. Nemmeno Pasquino si è salvato e non si salveranno nemmeno le altre statue parlanti di Roma”.

Invece oggi il display non c’è più, buon segno. Qualche megaschermo comincia ad essere spento o velato con le reti di protezione delle impalcature, buon segno. È lecito pensare che, oltre a quanto descritto, ci siano state segnalazioni e contestazioni anche da parte di associazioni e di cittadini. In effetti, oltre a quelle immortalate nelle nostre foto, scorrevano spesso e volentieri frasi piuttosto volgari e offensive. Questa “innovazione” si è rivelata essere né più né meno che l’estensione delle solite scritte sui muri che vediamo da sempre e che poco hanno a che fare con l’arguzia delle statue parlanti di Roma e ancor meno con l’arte e la cultura.

Si può pensare che le recenti decisioni in tema di arredo urbano siano effetto di una linea di comunicazione che ritiene i nostri ragazzi attratti solo da luci colorate e in movimento. Questa convinzione giura che riceve più like, un maggior consenso, l’installazione “artistica” piuttosto che una statua di Canova o di Michelangelo. I giovani italiani non sono ingenui e infantili, meritano di essere rispettati e non trattati come esserini da mettere su un monopattino con tanto di zainetto e paghetta di cittadinanza da spendere nei pub di Campo de’ Fiori o di Trastevere. I ragazzi hanno il diritto di avere un futuro fondato sulla qualità che come italiani sappiamo esprimere, concetto principe del meraviglioso Padiglione Italia all’Expo di Dubai in corso in questi giorni, e ad avere riferimenti credibili in fatto di informazione.

Tanto per fare un esempio e rimanere nell’attualità: a Milano, all’apertura della conferenza dei giovani sul clima Youth4Climate, Greta Thunberg ci ha detto che tutto quello che si sta facendo per contenere il cambiamento climatico è solo parlare. Lo slogan è stato “Bla, bla, bla” rivolto anche alla nostra Europa che incide per l’1 per cento in fatto di inquinamento atmosferico del pianeta. Nulla da dire sull’argomento e sul problema ma l’Italia è all’avanguardia nella cattura lo stoccaggio di C02 (Eni S.p.A.); nella produzione e nell’utilizzo di idrogeno come fonte di energia alternativa ai fossili (Snam S.p.A. e altre); nella produzione di mater-bi, la bioplastica di origine vegetale (Novamont S.p.A. e Centro ricerche biotecnologiche industriali) che potrebbe sostituire la plastica, vernici che assorbono l’inquinamento (Advanced Materials Tecnology). Potremmo continuare con ulteriori esempi ma forse tutto questo Greta & co. non lo sanno oppure sono vittime della mancanza di una corretta informazione.

È più facile mettere in prima pagina l’allarmismo e garantire che l’unico futuro possibile è fatto di luci, colori e suoni ad alto volume. È vero, esistono i concerti rock con i loro eccessi ma, e questo ritengo possa essere un buon segno, esiste anche la musica classica che non ha bisogno d laser o effetti speciali per creare suggestione ed emozionare ed è seguita da un pubblico numeroso e giovane. Nello stesso modo la stampa deve fare il suo mestiere nel modo più corretto proponendo sintesi di dati e notizie reali. L’argomento è serio e quindi, parafrasando la battuta di un celebre film, dobbiamo lavorare bene perché questa volta: “È l’ambiente, bellezza!”.

Aggiornato il 04 ottobre 2021 alle ore 11:20