La sinistra dopo le assoluzioni del processo Stato-mafia

Parleremo di capri espiatori e di “capre di sinistra”. A iniziare dalla seconda metà degli anni Ottanta e in seguito la sinistra è stata giustizialista e impiccapopoli peggio di Stalin, e molto prima di Travaglio e della destra populista. Ecco i processi a Craxi, a Dell’Utri, al generale Mori, all’Innominabile Berlusconi. Le monetine e i sassi sull’auto di Craxi, lanciate dai reduci da un comizio di Occhetto, le tonnellate di articolesse contro i demoni nemici del popolo. È pur vero che gli ex Pci avevano da digerire la fine dei Soviet: finito il sogno dei Proletari uniti in tutto il mondo, la nuova identità era impiccare i colpevoli di tutto il male caduto sulla Terra (e sulla struttura del partito).

Le assoluzioni arrivate nel processo del teosofico teorema sulla Trattativa Stato-Mafia restituiscono alla Magistratura la custodia della Giustizia e sono una condanna morale per chi oggi (ho letto Carlo Bonini su Repubblica) ha scritto che sì l’accusa era un po’ forzata, che il problema era “più grande e complicato”. Gosh, italiani, battete un colpo, se ci siete, da dentro l’urna cimiteriale o sull’urna elettorale (a volte le due urne hanno coinciso, sic). Ricordate almeno le tonnellate di travagliosi articoli contro i “nemici della democrazia”. “Oddio”, dirà qualcuno. “Berlusconi andava a donne e Craxi non era un santo!”. Rispondo: “È vero, nel Psi c’erano problemi tangentizi evidenti. Ma ce n’erano anche in altri partiti, anche a sinistra del Psi, in quella che a Bologna chiamano “La Ditta”, visto che lavora con metodi “massonici” assegnando posti e lavori ai soli amici.

Certo casualmente, aggiungerò. Tuttavia negli anni della “Grande Abbuffata” tangentizia il colpevole non era soltanto Craxi. Ai tempi avevo un’azienda, e fatturavamo molto. Mi capitò che persone di area socialista mi invitassero ad andare dal responsabile acquisti di un grande ospedale, o da un ingegnere capo di un’azienda cui gli italiani pagano bollette. Ingenuo com’ero, manco mi accorsi che costoro si aspettavano una mia offerta. Esposi i miei prezzi mentre quelli fumavano nervosi come un gatto in calore. Me ne andai, e nulla successe. “Lo vedi allora che avevamo ragione noi?”, dirà un militante dell’ex Pci-Pds-Ulivo-Ds. Sì, ma il fatto è che, mentre mi capitavano quelle possibilità di diventare ricco, occasioni fortunatamente perse, un mio fornitore mi raccontava, ogni volta che passava nella sede dove lavoravamo, di com’era bravo a vendere i suoi calcolatori megacostosi, con terminali, server ai Comuni di mezza Italia. Diceva “In ogni Comune c’è chi può farti fare l’affare e chi è disposto a prendere una stecca in cambio del favore. Devi solo scoprire chi è”.

Ecco, quelli erano Comuni governati da un sacco di partiti. Però il fatto è che erano le persone prima dei partiti ad aver preso il vizietto di lavorare in nero, o di comprare casa al figlio con i proventi illeciti di appalti pubblici pilotati. Il problema è che ancora oggi si cerca sempre e solo il “capro espiatorio” senza prima capire che il problema non è politico ma universale, nel senso che le mele marce sono dappertutto. Quando la politica capirà questo, saremo democratici e liberali, e quindi la nostra informazione non sarà più né ridicola né serva del potente di turno, e la nostra Magistratura sarà difesa da chi la usa per velleità personali o progetti politici.

Aggiornato il 25 settembre 2021 alle ore 10:45