Naufraga il Ddl Zan: di chi è la colpa?

Il destino della tanto controversa legge contro l’omotransfobia, meglio conosciuta come Ddl Zan, sembra ormai essere segnato. Sebbene, infatti, il primo firmatario del testo ostenti ottimismo per una ripresa della discussione a ottobre, non sembra esserci una data precisa per l’approdo in Aula al Senato: di sicuro se ne riparlerà dopo le amministrative. Così ha deciso la conferenza dei capigruppo, con voto unanime.

Del resto, i senatori hanno ben altre cose per la testa in questo momento: il voto incombe. Senza contare che la fine dell’anno è un pessimo momento per discutere di disegni di legge di iniziativa parlamentare: si approssima la Finanziaria, la quale assorbe completamente l’attenzione delle forze politiche. Comunque, quel che sembra essere ormai certo è che difficilmente la legge contro l’omotransfobia vedrà mai la luce: come per le precedenti proposte in tal senso, pare che ci si debba rassegnare a vederla confinata e dimenticata negli archivi di Palazzo Madama. Logicamente, la sinistra incolpa di tutto questo l’ostruzionismo e i capricci della solita destra omofoba e retriva. La destra, dal canto suo, respinge le accuse al mittente, sostenendo che se la sinistra avesse avuto un approccio più pragmatico e maggiormente aperto al dialogo, la legge sarebbe già stata approvata e con un consenso ampio. Le associazioni Lgbt, invece, se la prendono con tutta la politica, che in questo Paese manca sempre di coraggio e di spirito propositivo, almeno per quanto riguarda i diritti civili. Su questo punto non si può dare loro torto: siamo il Paese in cui ci è voluto un decennio per approvare una legge sulle unioni civili, mentre negli altri Stati occidentali già si stava liberalizzando il matrimonio. Insomma, la politica italiana sembra essere sempre eccessivamente timida e indecisa su queste tematiche.

Il problema, tuttavia, è un altro: in tanti anni in cui ho cercato di portare avanti il tema dei diritti e delle libertà civili da destra e in cui, sul tema, mi sono confrontato (e scontrato) anche con realtà che di destra non erano affatto, ho maturato l’idea che in questo Paese ciò che rende difficoltoso giungere a delle conclusioni sulle questioni etico-sociali è la polarizzazione del dibattito e l’approccio profondamente ideologico su questi temi, sia da una parte che dall’altra. Ogniqualvolta che tali questioni diventano argomento di discussione politica, ognuno si arrocca dogmaticamente sulle sue posizioni perdendo il senso della realtà, il che è quanto di più nocivo vi possa essere per uno scambio proficuo di opinioni e punti di vista, al termine del quale sia possibile giungere a una sintesi e dare ai cittadini delle buone leggi, supportate da un consenso quanto più ampio possibile. Certo, il dialogo non deve essere la scusa per svuotare di significato i provvedimenti, come pure si cercò di fare nel 2016 con la legge sulle unioni civili. Ma è altrettanto sbagliato pensare che qualunque proposta di legge non sia migliorabile o che non possa essere integrata.

Nel caso del Ddl Zan, si è trattato di una proposta di legge nata nel solco dell’ideologia e intrisa di suggestioni fortemente illiberali: con la scusa dell’omotransfobia, si è cercato di far passare un provvedimento che avrebbe dato alle associazioni Lgbt un potere coercitivo del quale nessun gruppo socio-politico dovrebbe godere; di comprimere ingiustamente la libertà d’espressione di tutti coloro che non condividono, del tutto o in parte, le logiche degli “arcobalenisti”; di imporre fittiziamente la controcultura dei gruppi Lgbt radicali ai bambini, che comunque non ha nulla a che vedere con le concezioni della “maggioranza silenziosa” degli omosessuali.

Dinanzi a tali implicazioni, è naturale che le forze conservatrici siano insorte. Ciò non ha impedito loro, tuttavia – coscienti, forse, degli errori commessi in passato, in circostanze simili – di tendere la mano ai sostenitori della legge – la sinistra politica e il movimento Lgbt – per cercare una mediazione, un buon compromesso al fine di “limare” le parti più controverse e portare a casa una legge capace veramente di combattere l’omofobia, pur senza instaurare una sorta di stato di polizia in versione arcobaleno. La stessa idea, è stata poi recepita anche da una parte della sinistra, cioè dai cosiddetti “cattodem” e da Italia Viva, che per bocca di Matteo Renzi e dello stesso Ivan Scalfarotto, già promotore di un disegno di legge simile nel 2013, hanno ritenuto che fosse necessario procedere a una revisione del testo, così come da alcune sigle minoritarie del panorama associativo come GayLib – l’associazione dei gay di centrodestra, vicina a Forza Italia – in maniera tale da farle ottenere un consenso bipartisan e da approvarla in tempi brevi, prima della pausa estiva.

Niente da fare: la sinistra e le associazioni, nel loro radicalismo e nella loro cecità ideologica, non hanno voluto sentire ragioni. La legge era perfetta così come era e non doveva essere toccata. Qualunque ritocco sarebbe stato un “compromesso al ribasso”, l’ennesimo giochino di palazzo sulla pelle delle persone. O, forse, sarebbe più corretto dire che quello che veramente interessava loro non era offrire maggiori tutele e protezioni legali agli uomini e alle donne vittime di violenza, fisica e morale, per il loro orientamento sessuale, bensì imporre coattivamente una certa visione ideologica o sensibilità etico-sociale come l’unica possibile e legittima.

Ma in una società libera le varie sensibilità e opinioni devono imparare a convivere e a rispettarsi reciprocamente: possono scontrarsi e disapprovarsi a vicenda, ma non possono pretendere di assurgere a ideologia di Stato. Morale della favola: quella legge difficilmente vedrà mai la luce. A questo punto bisogna chiedersi di chi sia veramente la colpa: della destra che ha mostrato chiari segni di buona volontà e che si è detta disponibile a ragionare su un testo che non fosse lesivo della libertà d’espressione e che non “irreggimentasse” i bambini; oppure della sinistra e delle associazioni Lgbt, che hanno preferito fare le barricate e perdere l’ennesima occasione per portare a casa una buona legge capace di offrire risposte concrete alle persone interessate?

Aggiornato il 10 settembre 2021 alle ore 10:54