La sfida: Draghi vs Conte

Il neo segretario Enrico Letta ha detto che il Partito Democratico deve diventare il “Partito degli immigrati” e nelle prime uscite ha subito posto il problema dello Ius soli, la cittadinanza facile, auspicando una rapida approvazione. Bene. D’altro canto, cos’altro poteva rivendicare la sinistra dopo tutte le carrette del mare e i clandestini che ha imbarcato anche nei mesi più severi del Covid-19? Ma il centrodestra, che politica dovrà fare?

In Italia ormai il numero degli stranieri oscilla intorno ai 6 milioni. Difficile fare una stima precisa, perché ci sono i clandestini, i richiedenti asilo, gli stranieri di prima generazione. Certo è che la politica del Pd, anche con la nuova gestione di Enrico Letta, su questo punto non cambierà e punterà a sostituire i voti degli italiani delusi e arrabbiati con gli stranieri favoriti e protetti. Per cui il manifesto piddino è chiaro: “Il Partito degli stranieri”. E da qui deriveranno misure, programmi e tutta un’economia volta a favorire i sostegni, il reddito di cittadinanza, la pensione e una galassia di iniziative tarate sull’immigrazione, che omologherà gli italiani in difficoltà a questa componente rendendole sempre più unite e interscambiabili. La partita sarà spuntare lo Ius soli, cioè rendere cittadini italiani quanti più stranieri in età di votare e, prevedibilmente, il Pd sarà disposto a fare qualche concessione, ad aprire una trattativa. Comunque sia, difficilmente il centrodestra potrà considerare il bacino degli stranieri per il consenso elettorale. Anche se molto si può fare per offrire a quanti sono in Italia per studio e per lavoro qualificato. Prospettive diverse dai sostegni a fondo perduto. Ma non è questa la strada dell’opposizione.

Credo che il centrodestra, in primis Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che con forza hanno contrastato l’invasione selvaggia dei nostri confini, debbano porsi ora un problema più strutturale. E cioè non negare l’immigrazione scatenando, anche se spesso giustamente, folle arrabbiate di cittadini umiliati, trascurati in città sprofondate nel degrado e nell’illegalità. I leader dell’opposizione devono saper porre una propria visione e un piano. Perché la questione immigrazione c’è e non è eliminabile con il pregiudizio, l’avversione, la guerra frontale o il blocco navale. Se il centrodestra, ostaggio di un’antica intolleranza, penserà di usare questa tattica, farà gli interessi di una frangia estrema, ma rischierà di perdere la guerra, cioè le urne. Ormai gli italiani si sono piuttosto assuefatti all’idea della convivenza etnica, troppo tempo è passato in un interregno senza prospettive, il messaggio cristiano del Papa va in questa direzione, per cui ora quello che attende la cittadinanza più qualificata, responsabile e in cerca di soluzioni è una politica seria, severa e sana per la gestione del problema. Non più per la sua esclusione.

La partita non è più tra “il Partito dell’immigrazione” contro “il fronte dei respingimenti”, perché tra i due litiganti sarebbe il terzo a godere dell’ingovernabilità e cioè le mafie, le illegalità e i furbacchioni. Serve una coalizione che non si accanisca ideologicamente limitandosi al contrasto con le sinistre. Quello che manca non sono i liberali pronti a scendere in campo: chi, dove? Semmai un’idea di ispirazione liberale. Come non è con il remake democristiano come modello di governo che si vince. Il futuro deve riservare la capacità di realizzazione una forte coalizione nazionale, che riprenda il controllo del Paese e sappia offrire vere soluzioni a un Paese “made in Italy” partecipato da componenti diverse, estere e composte di tutti coloro che credono nell’Italia e sono qui per vivere e per migliorare. Gli immigrati del Pd sono come gli afroamericani, emarginati elevati a rivolta. Gli stranieri del centrodestra devono diventare le componenti globali della nuova società in cammino e in movimento, fatta dei veri “fratelli tutti” del bene e del progresso.

Insomma, se a sinistra si formerà il “Partito di Giuseppe Conte”, che guidando la coalizione grillina da ex premier, unitamente al Pd più spostato al centro, proseguirà nel favorire clandestini e bonus come è stato sin qui; dall’altra parte occorre lanciare il “Partito di Mario Draghi”, cioè una forza di governo con il suo stile e il suo carisma, più aperta e più vasta della sola offerta Lega-Fratelli d’Italia. Salvini e Meloni non si limitino a farsi le scarpe, ma puntino a governare davvero. Il “Partito di Mario Draghi”, che è già la prima tappa della vittoria che ha portato alla caduta di Conte, si proietti nel futuro e utilizzi l’appeal e la forza dell’ex presidente della Bce per un’offerta di qualità e governabilità. Mario Draghi diversamente da Giuseppe Conte probabilmente non sarà interessato a scendere in campo, puntando semmai alla Presidenza della Repubblica. Ma che sia il centrodestra a portarlo al Quirinale. Per cui attenzione a un centrodestra antisistema, l’opposizione stigmatizzi pure le carenze e faccia le sue battaglie senza però esautorare il ruolo del premier. Dia forza a Draghi, lo sostenga veramente e soprattutto non se lo faccia scippare, mettendo a frutto lo strappo di Matteo Renzi, la guida di Forza Italia con Silvio Berlusconi e il grande baluardo di Lega e Fratelli d’Italia. Questa compagine solida e unita può dare all’Italia più forza, più pace e più saggezza. Buona Pasqua a tutti.

Aggiornato il 02 aprile 2021 alle ore 13:27