L’Italia dello spoils system

Con il giuramento del Governo di Mario Draghi si ripropone la tematica del cosiddetto spoils system, traduzione letterale dall’inglese “sistema delle spoglie (o del bottino)”. Si tratta di una prassi, sorta negli Stati Uniti d’America tra il 1820 e il 1865, secondo la quale i dirigenti di vertice della Pubblica amministrazione vengono cambiati col mutare del governo. Tale uso si basa sul presupposto che il politico sceglie i dirigenti che ritiene fiduciariamente più idonei per il conseguimento dei propri obiettivi e indirizzi politici.

In Italia lo spoils system è stato introdotto dalla legge del 15 luglio 2002, numero 145 e dalla successiva legge del 24 novembre 2006, numero 286, che ha convertito il decreto-legge del 3 ottobre 2006, numero 262. Tale atto legislativo ha stabilito la cessazione automatica della dirigenza di vertice passati novanta giorni dalla fiducia al nuovo esecutivo o 45 per la presidenza del Consiglio. La disciplina dello spoils system si è estesa, poi, alle nomine degli organi di vertice e dei componenti dei Consigli di amministrazione o degli organi equiparati degli Enti pubblici, delle società controllate o partecipate dallo Stato, delle agenzie conferite dal Governo o dai ministri, nei sei mesi antecedenti la scadenza naturale della legislatura.

Seppure la Corte costituzionale sia stata chiamata in più occasioni a verificare la costituzionalità dello spoils system e abbia posto un argine alla logica fiduciaria, rimane il fatto che anche nella Penisola si sia affermato un sistema che prescinde dal merito, dalle competenze e dalle esperienze acquisite e, viceversa, esalta la vicinanza ideologica e amicale. Inoltre, l’estensione delle fattispecie a cui si applica lo spoils system rischia di diventare un vero vulnus al principio costituzionale di imparzialità della Pubblica amministrazione, tanto che in Italia negli uffici pubblici, fino ad oggi, si entra per concorso.

Con lo spoils system si introduce, dunque, un sistema che precarizza la dirigenza con il rischio che la funzione pubblica di vertice finisca per essere ricoperta o da persone fedeli alle forze politiche di governo o da dipendenti timorosi. O, peggio ancora, senza scrupoli, pronti a tutto pur di conquistare la fiducia di coloro che governano. Si aggiunga che nel nostro Paese esiste anche l’istituto della diretta collaborazione che consente a ogni ministro di scegliere liberamente i suoi più stretti collaboratori, ossia il capo e il vicecapo di gabinetto, i capi e i vice capi degli uffici legislativi, il segretario particolare, il capo della segreteria tecnica e il capo ufficio stampa. Sono queste figure alle quali, invece, ben si adatta il meccanismo di decadenza automatica, al momento che il soggetto che li ha nominati decade dalla carica di ministro.

L’esperienza di questi anni dimostra che il sistema dello spoils system genera una dirigenza asservita ai vincitori politici. La costringe a esaudire i loro desideri più che a dare operatività alle politiche. La sottomette, riducendo la durata degli incarichi, per dare l’impronta di una ulteriore dipendenza attraverso la precarietà del rapporto di lavoro. Priva il precedente titolare di una funzione importante e dell’autorevolezza necessaria per essere credibile e imparziale. Una dirigenza scelta secondo logiche di appartenenza e di schieramento, anziché sulla base delle capacità professionali, non risponde più alla Nazione – come prescrive l’articolo 98, comma 1 della Costituzione – ma al politico di turno, cui è legata da un deleterio vincolo di sopravvivenza. L’autonomia gestionale del dirigente, espletata sotto l’handicap di una evidente soggezione, diventa una finzione vissuta con disagio.

Non va dimenticato che negli Stati Uniti, dove manca un vero e proprio Consiglio dei ministri, lo spoils system risponde a logiche del tutto diverse dalle nostre, perché è soprattutto teso a coprire incarichi di rango politico. Né va dimenticato che nelle democrazie europee più evolute vige il principio opposto della neutralità degli apparati. In Francia, ad esempio, pur in presenza di un regime semi-previdenziale, l’indipendenza della burocrazia è tutelata come valore irrinunciabile, non sono previsti meccanismi di spoils system, in quanto la legittimazione della dirigenza amministrativa deriva dall’esprit des corps e dall’omogeneità di provenienza e di formazione. Non si rendono, perciò, necessari, come primi atti della nuova maggioranza politica, la sostituzione dell’apparato amministrativo, espressione della vecchia maggioranza. Poiché l’apparato burocratico ha una dignità di classe e una coscienza del ruolo svolto, tali da rappresentare una controparte stabile e non solo un mero strumento del vertice politico.

Siffatto sistema, in Italia, si va diffondendo a macchia d’olio anche in altri contesti: Amministrazioni, Enti, Province, Comuni, Sanità (Asl) e, infine, nel mondo delle libere professioni. In questo caso gli incarichi e le consulenze, è pur vero, sono assegnate per chiamata secondo un principio di affidamento fiduciario che, tuttavia, era impostato – in passato – sulla verifica delle competenze professionali. Oggi, sull’onda dello spoils system, si assisterà a nomine a seguito della presentazione di curricula di fantasia, a nomine destinate a soggetti di qualunque età, a volte privi di esperienza e di professionalità. Ma sempre amici del leader del momento. Tutto questo rischierà di produrre derive nefaste anche in quelle che, un tempo, erano definite arti liberali? Ci auguriamo che il tutto non contribuisca, in modo energico, al degrado continuo del sistema Italia.

Aggiornato il 05 marzo 2021 alle ore 12:37