Il Pd tra identità e congresso

Il segretario Dem Nicola Zingaretti chiude alle richieste di un congresso anticipato, per altro sollecitato anche da un suo sostenitore come Gianni Cuperlo, ribadendo che le primarie per la leadership si terranno come da statuto nel 2023. Una chiusura a cui fa da contrappeso l’invito a proseguire il dibattito interno sul profilo e l’identità del partito, a cominciare dall’Assemblea nazionale del 13 e 14 marzo, un dibattito tuttavia che deve evitare le “caricature”.

Queste le conclusioni di Zingaretti alla Direzione del partito, che doveva occuparsi solo delle questione delle donne, e che si è allargata al dibattito interno dopo che giovedì Andrea Orlando aveva affermato che il congresso era aperto. In Direzione, riunitasi via internet, sono intervenute molte parlamentari (Alessia Rotta, Lia Quartapelle, Giuditta Pini, Monica Cirinnà, Laura Boldrini) stigmatizzando l’esclusione delle donne Dem dai ministri indicati a Mario Draghi e chiedendo un ravvedimento operoso: Cirinnà ha chiesto che la parità di genere ci sia tra i due capigruppo di Camera e Senato, e Boldrini che queste cariche siano a rotazione, con una alternanza uomo-donna. In serata è stato votato un ordine del giorno che tra l’atro prevede un’altra vicesegretaria donna e di, “introdurre una riflessione sull’ipotesi di mutuare l’esperienza della guida duale”, come in Germania dove ci sono un segretario donna ed uno uomo (ma la Linke domenica ha eletto due donne).

Inevitabilmente si è discusso anche del tema della futura identità, dopo le ripetute richieste di un congresso reiterata in giornata anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. Inaspettatamente lo ha sollecitato anche Gianni Cuperlo, osservando che il Partito Democratico non vince una elezione in modo netto dal 2006, il che dimostra la necessità di un ripensamento della presenza Dem nel Paese. Orlando ha evitato di pronunciare la parola congresso ma ha invitato a ripensare la stesa struttura del Pd, che ormai è “un partito degli eletti”, il che favorisce il correntismo. Nella sua replica Zingaretti non ha nascosto l’insofferenza per una narrazione del dibattito interno che contrappone le alleanze alla vocazione maggioritaria. A questa, ha detto, semmai “si è rinunciato” alle elezioni del 2018, quando era segretario Matteo Renzi, è quando “si è scambiato l’orgoglio con il settarismo”.

Insomma, serve un confronto “onesto” e non “una caricatura”. Quindi sì a una discussione sull’identità che per Zingaretti “deve essere forte” con un Pd al centro di “alleanze competitive” perché poi le elezioni vanno vinte, o si fa solo “testimonianza”. In ogni caso tale discussione non si tradurrà in un congresso che elegge il segretario: questo appuntamento resta confermato nel 2023.

Secondo Base Riformista, che si riunirà oggi pomeriggio, adesso la priorità è sostenere il Governo Draghi nella campagna vaccinale e sul decreto ristori, così come i candidati sindaci alle amministrative. Per l’area di Guerini e Lotti occorrerà poi definire i termini della discussione che non può non essere di “rango congressuale” e in tempi ragionevoli. Rinviarla di due anni viene interpretato come un arroccamento del segretario e dei suoi.

Aggiornato il 02 marzo 2021 alle ore 12:19