L’agonia della Terza Repubblica

Dalla Capitale iniziò l’avventura del M5S al Governo di comunità complesse. A Roma, un lustro dopo, si ritorna: per tirare le somme di una avventura che è arrivata fino a Palazzo Chigi. C’è chi ritiene che l’avvento del M5S abbia segnato la nascita della cosiddetta “Terza Repubblica”. Dopo che la Prima, originata da un puro sistema proporzionale, crollò sotto le sferzate di Tangentopoli. La Seconda, segnata da un misto prevalentemente maggioritario, è finita con il trionfo (2018) del M5S.

Veniamo al personale politico che riempiva – e colma oggi – le Aule parlamentari. Mentre nella Prima Repubblica esso era incarnato da politici con buona dose di cultura, anche politica e di solida esperienza maturata negli Enti locali o nelle Regioni, nella Seconda c’era del personale avente un qualche impatto mediatico e pure di spessore tecnico; nella Terza non troviamo proprio alcun segno distintivo, se non quello di un comico che va a corrente alternata. Non che questo – di per sé – debba farci correre verso delle troppo facili conclusioni, ma così è. Questa terza generazione si trova ad affrontare una delle più grandi emergenze che la Storia Patria ricordi. Le conseguenze quali saranno? Si troverà pure a gestire una specie di “Piano Marshall” – di dimensioni spropositate – che l’Europa ci sta mettendo a disposizione. Sarà in grado di farlo con onestà e onore?

Torniamo a Roma, che voterà quest’anno. Strade disconnesse e trasandate come non mai; uno straordinario patrimonio arboreo e boschivo lasciato a se stesso; immondizie sparse per strada con cassonetti sfondati; nessuna idea di come pianificare e smaltire i rifiuti...e potremmo proseguire. Forse avrà ancora la fiducia, Giuseppe Conte, forse riuscirà – trascinandosi – a raggiungere l’agognato “semestre bianco”. Ma questa “Terza Repubblica” prima verrà cancellata e meglio è.

Aggiornato il 26 gennaio 2021 alle ore 09:40