Riforma della giustizia? Per i pentastellati è a suon di manette

Lo scorso 11 gennaio Vito Crimi (reggente pro tempore del malmesso Movimento 5 Stelle) ha pubblicato un post sulle “meraviglie” realizzate dall’attuale governo. Mi è venuta la malaugurata idea di commentare in modo civile quelle righe e, tra gli argomenti, ponevo anche la mancata riforma della giustizia. Non l’avessi mai fatto: decine, centinaia di fiancheggiatori di Crimi e compagnia si sono scatenati accusandomi di tutto: di essere stato complice di chi in 30 anni ha rovinato il Paese, di essere amico di chi si è intascato i famigerati 49 milioni (proprio a me lo dicono...), che il bunga-bunga non mi sarebbe estraneo, di non capire un c…o e di farmi curare: il tutto perché mi sono permesso di mettere sobriamente in dubbio quanto scritto dal Crimi.

Tra i tanti attacchi che ho subìto – e arriviamo al tema giustizia – ce ne è stato uno sferrato da un “sommo giurista” che ha stigmatizzato quanto da me scritto, sostenendo che la riforma della giustizia c’è già stata perché il governo è riuscito a far passare la riforma della prescrizione ed il cosiddetto “spazzacorrotti”: ecco, per certi pentastellati, riformare la giustizia vuol dire manette e null’altro. Tempi della giustizia civile e penale? Responsabilità civile dei giudici? Detenzione e condizioni dei detenuti nelle carceri? Nulla di tutto questo (e non solo).

Chissà se finalmente mercoledì (o giovedì, a seconda delle volontà del Governo e del ministro) riusciremo finalmente a sapere gli indirizzi che l’esecutivo vuole dare alla giustizia italiana. Il ministro-dj Alfonso Bonafede ha comunque un futuro anche fuori dal ministero di via Arenula: come avvocato o, male che vada per lui, come animatore in qualche discoteca.

Aggiornato il 25 gennaio 2021 alle ore 11:52