Il treno sgangherato e il macchinista Conte

mercoledì 20 gennaio 2021


Ieri ho capito il perché di questa crisi di governo e le ragioni di Matteo Renzi. Per aiutarvi a capire il mio ragionamento, mi è venuta in mente un’immagine, quella del nostro Paese come uno di quei treni, che si vedevano nei film western degli anni Settanta, con la locomotiva che sbuffava un fumo bianco dal camino. Davanti a questo sgangherato convoglio, che altro non è che l’Italia, c’è la locomotiva, guidata dal nostro Giuseppe Conte, e più avanti ancora uno di quei ponti da brivido, che la pandemia ha definitivamente sabotato. Matteo Renzi che può essere rimproverato di tante cose, ma che non difetta certo di capacità di analisi e di visione, ha capito che il convoglio precipiterà nel burrone, andando avanti con l’attuale macchinista ed i suoi tristissimi aiutanti. Vista l’inutilità del suo operare, per modificare l’azione del governo, ha preferito abbandonare la locomotiva e scendere a terra. Credo non avesse altra scelta, visto che, dalla banda di incompetenti ed inadeguati uomini della compagine governativa del M5S e dagli ex compagni del Partito Democratico, era visto solo come un “Pierino”, un rompiscatole, che voleva disturbare il manovratore. Non si può infatti non pensarla così, perché l’alternativa sarebbe solo ipotizzare un momento di follia di Renzi e della sua Italia Viva, come qualcuno vorrebbe far passare, un delirio di onnipotenza, di egotismo.

Io, che non l’ho mai difeso in questo periodo, credo invece che Renzi abbia ragione e lo penso in virtù anche degli interventi in Senato, della soldataglia giallorossa, che ha parlato di un Italia, ripetendo le parole del conducente, come modello per il resto del mondo.

Negando addirittura che abbiamo percentuali di decessi per Covid tra i più alti al mondo, con la differenza fondamentale che noi abbiamo chiuso il paese. Negando l’evidenza che siamo in campo economico franati a livelli impensabili sotto tutti i punti di vista, dal Pil al debito pubblico, dal numero di esercizi che falliscono all’aumento spaventoso dei disoccupati. È stato come ascoltare Napoleone che racconta ai giornalisti che Waterloo è stata una grande vittoria, alla pari di Austerlitz! Probabilmente, in qualche manicomio potrebbe anche succedere, ma quello non è Napoleone ed ha dei seri problemi mentali.

Devo segnalare poi un intervento straordinario, vi invito a rivederlo, che dice tutto del M5S, quello del senatore Andrea Cioffi, che ha fatto in Aula un intervento aulico, citando il Vangelo, parlando di amore, di vita e del ciclo del carbonio, di amici citati per nome, tra l’evidente imbarazzo anche dei suoi vicini. Uno si chiede: ma si rende conto di che cosa si sta parlando in Aula, si rende conto che il premio poetico lo fanno altrove, si rende contro che bisognerebbe essere incazzati, come credo lo siano i suoi amici, che hanno perso il posto di lavoro? La critica che devo fare però a Matteo Renzi è la mancanza di una necessaria continuità tra il pensiero e l’azione. Se ti sei reso conto e lo denunci platealmente, che questo Governo rischia di sprecare le risorse europee, 200 miliardi di euro, perché non è all’altezza della situazione, non dovevi astenerti ma passare all’opposizione e votare contro la fiducia. Il doppiogiochismo di Renzi ha permesso a Conte di mantenere in piedi un governicchio, peggiore di quello che ha abbandonato verso il precipizio. Ora in locomotiva si sono aggiunti i trasformisti, che chiederanno d’incassare, il pattuito con Conte, aggiungendo il danno alla beffa.

L’unica speranza per l’Italia risiederebbe nel fatto che Conte si renda conto di non poter andare molto lontano, così com’è messo, con gli avvoltoi appollaiati sul tetto della malandata locomotiva, e che dia indietro il mandato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, magari per un Conte ter, con una maggioranza più solida, per un Governo di scopo. Cara Italia, il ponte distrutto si avvicina. Speriamo che qualcuno riesca a fermare questo convoglio impazzito ed il suo conducente, prima di non inabissarci tutti nel burrone.


di Giuseppe Vignera