Il gran premio dell’ipocrisia

Ne “L’opera da tre soldi” Bertolt Brecht scriveva che c’è chi pagherebbe oro per vendersi: è la ragione per cui Giuseppe Conte spera di avere il numero maggiore possibile di senatori, sia oggi sia in corso d’opera. Del resto, dalla parte del gruppo misto – degli ex Forza Italia, ex Democrazia Cristiana così come da alcuni azzurri ancora uniti al Cavaliere – i segnali non mancano. Eppure, il problema vero non è quello dello spregevole mercato di chi eletto dal centrodestra finisca nel centrosinistra, non è nemmeno quello dei numeri, che saranno certamente inferiori ai 161. Infine, non è neanche quello brutto e disdicevole del voto di parte dei senatori a vita, a conferma che questo istituto andrebbe abolito a vantaggio della equità e della democrazia: il problema è che da noi, caschi il mondo, non si vota. Per farla breve, si sarebbe votato da quel dì solo se al Governo ci fosse stato il centrodestra. In quel caso, statene certi, sarebbero state sciolte le Camere, tirato fuori l’ammonimento costituzionale alla sintonia tra Parlamento e sentimento popolare, sarebbe stato sottolineato che sul filo del rasoio non si può stare nel mezzo di una crisi così drammatica e profonda. Ma visto che al Governo c’è la maggioranza più di sinistra della storia, che odia Matteo Salvini e Giorgia Meloni perché Silvio Berlusconi, dopo averne subite di tutti i colori dai comunisti, è diventato più “accomodante”. Forza Italia è al centro del mercato giallorosso: inutile sperare che si sciolgano le Camere, perché va tutto bene così madama la marchesa, il Paese sprofonda ma chissenefrega.

Ecco il motivo per il quale Conte ha dichiarato che basti un voto in più per tirare avanti, il resto non conta. Non conta la fragilità, l’impreparazione, non conta il fallimento totale delle scelte fino ad ora, non conta l’ipocrisia di una maggioranza fatta tra il diavolo e la croce. Insomma, non conta nulla perché qualcuno ha deciso di obbligarci a Conte e alla rovina fino al 2023, costi quel che costi. Alla faccia della Carta, del bene del Paese, del sentimento popolare e delle evidenze sui Dpcm inutili e dannosi. Del resto, parliamoci chiaro: il nostro è uno strano Paese perché subisce tutto, non è capace di reagire. Si lascia imbrogliare facilmente, se poi all’opposizione c’è il centrodestra si lascia infilzare come il burro. Ecco perché Conte, Matteo Renzi e i giallorossi possono fare il gran premio dell’ipocrisia. Insomma, gli italiani alla fine accettano tutto, perché se sapessero farsi sentire, sia chiaro civilmente e legalmente, altra musica suonerebbe sia alle Camere che al Colle. Se la gente sapesse manifestare in modo consentito, ma netto, mettersi di traverso in modo democratico ma intransigente, Conte e i suoi cantanti se lo sognerebbero di fare il bello e il cattivo tempo. Così come se il centrodestra sapesse fare opposizione, perché quattro strilli in Parlamento, qualche dichiarazione affilata, qualche intervista puntuta non serve. Invece servirebbe schierare i 15 governatori di traverso e in conferenza stampa permanente, chiedendo udienza costante al Colle. E poi ostruzionismo sine die in Parlamento, un fronte unico con le associazioni imprenditoriali, come fa la sinistra con i sindacati. Per non parlare delle tv del Cavaliere: allora sì che il centrosinistra sarebbe costretto alla bandiera bianca, piuttosto che alla strafottenza che vediamo.

Perché l’assurdo è il modo politicamente strafottente col quale Conte discute in Aula. Come se avesse fatto bene, ottenuto risultati, aiutato il Paese, quando dai gialloverdi ai giallorossi ci ha portati allo stremo. Per non parlare del trasformismo peggiore delle maggioranze che ha guidato, quella che Salvini in modo imperdonabile scelse, quella con Renzi e Nicola Zingaretti maestri dell’ipocrisia politica e ora con i moderati ex qualcosa, liberali e socialisti, almeno a sentire lui. Perché sia chiaro: a vedere i liberali sostenere i comunisti tasse e manette, i moderati appoggiare i forcaioli e gli amici di Nicolás Maduro, e i socialisti fare comunella con gli eredi di Palmiro Togliatti che hanno “ammazzato” in modo infame Bettino Craxi, viene il disgusto e basta. È la conferma di quanto la politica e i politici siano finiti in basso, nel peggio culturale e umano, nella caverna primordiale dell’onestà intellettuale. Insomma, siamo in mano ad una ciurma di interessati, opportunisti, ipocriti e infidi, gente senza fede e senza bandiera, senza ideali e dignità, che cambia campo senza ritegno: passa da destra a sinistra come se niente fosse. Si fa eleggere da bianchi per unirsi ai neri, giura il falso, promette e rinnega, pensate da chi sia rappresentata l’Italia. Una vergogna.

Se fosse per noi ci vorrebbe una riforma della Carta con il vincolo di mandato, con un esame pubblico e preventivo della cultura e della capacità dei candidati al Parlamento, un quid minimo garantito di non finire in mano a chi – tornando a Brecht – pagherebbe oro per vendersi. Per non finire in mano a chi, per esempio, non conosce la geografia, i condizionali, le norme costituzionali. Dulcis in fundo, una chiosa sui Mattei politici: per colpa di entrambi i grillini si sono ritrovati al Governo. Con Salvini perché abboccò all’amo gialloverde e Renzi a quello giallorosso. Per colpa loro Conte è diventato premier, con Salvini nel primo e Renzi nel secondo. Per via di tutti e due non si è tornati al voto, perché nel 2018 e nel 2019 senza Salvini prima e Renzi poi a fare da sponda, si sarebbe votato eccome, nomen est omen verrebbe da dire. A buon intenditor poche parole. Evviva l’Italia, la democrazia, la libertà, il pluralismo la solidarietà, l’onestà intellettuale, il politicamente scorretto. Vedremo come andrà a finire.

Aggiornato il 19 gennaio 2021 alle ore 11:47