Polpetta di tv avvelenata

Scusi lei mi ama o no? Non lo so, però non ci sto. È andata più o meno così la telenovela del fine settimana, che ha tenuto col fiato sospeso tutte le casalinghe della politica italiana, sgranocchianti pop-corn in tuta sui loro divani in zone rosse e arancioni. Ha cominciato Pierino, alias Carlo Calenda il dispettoso, con un post al vetriolo sui social nel quale, non senza un certo calo di stile – dobbiamo rimbrottare – accusava Clemente Mastella versione Gambadilegno ispettore a Topolinia, di avergli telefonato per un “tu appoggi Giuseppe Conte, il Partito Democratico appoggia te a Roma”. E non è dato sapere se di sua iniziativa o se in combutta reale con un Partito Democratico, evidentemente disperato, per andarsi a cercare qualche ir-responsabile fino a Benevento. Il tutto mentre imperversa, nella mattinata e nel pomeriggio di sabato scorso, lo spin-off della telenovela de qua, ovvero “Il parcheggio della discordia”, storia di presunte autorizzazioni miracolose della presidenza del Consiglio su progetti di mega parcheggi in attesa da anni. Tu guarda, a Benevento. Pronta la smentita – e anche una querela – a Matteo Salvini e probabilmente a qualcun altro. In meno di 24 ore i responsabili cambiano status in costruttori (forse di parcheggi, ma non è chiaro).

Ma non finisce qui. Pensavamo che non ci fosse un “to be continued” allo squallore, ci bastava, francamente, lo sceneggiato pietoso dei poltronari che, come gli alieni in Men in Black, lasciano la Terra in massa, sapendo che arriva la Cimice, compresi i Cinque Stelle che chiedono rifugio alla Lega, qualche ex renziano nella Galassia piddina e qualche altro genio nelle remote piccole lune centriste. E invece no! Colpo di scena: Lucia Annunziata invita Mastella nella sua trasmissione, il quale nega che ci sia stata una qualsivoglia proposta o trattativa telefonica sul sostegno al Governo e alla candidatura romana. E, en passant, definisce Calenda “burinotto pariolino figlio di papà”. Spettacolo puro. Brutto. Ma brutto vero. Calenda a quel punto chiama in trasmissione, passano la telefonata. Caso? Trovata geniale? Sputtanamento concordato? Il reuccio di Ceppaloni non ci sta, non accetta il contraddittorio e lascia la trasmissione.

Ecco, se volevate ricordarci perché vogliamo che Giuseppe Conte e il manipolo di tenenti mutui vadano a casa, e alcuni giochetti extraparlamentari e alcuni personaggi e alcuni partiti non li vogliamo nemmeno più sentir nominare, ci siete perfettamente riusciti.

Aggiornato il 18 gennaio 2021 alle ore 08:03