Il Governo dei giallomastellati

L’evoluzione di queste ultime ore restituisce l’impressione che il governo Conte bis non sia nel bel mezzo di una crisi. O almeno, se di crisi vogliamo parlare, essa è derubricabile a crisi politica e non certo parlamentare.

E che si tratti di una fibrillazione di tipo politico lo dimostra il fatto che – nonostante Italia Viva si sia momentaneamente sfilata da questa maggioranzaGiuseppe Conte ha ugualmente deciso di presentarsi in Senato per sottoporsi al voto di fiducia. Se il Presidente del Consiglio non avesse avuto buone probabilità di una maggioranza numerica anche al Senato non si sarebbe certo prestato a un simile gesto di autolesionismo. Conte può essere definito incapace, ma certo non stupido.

E così Matteo Renzi, quello bravissimo ad ammantare di condivisibile buon senso le sue rivendicazioni personali facendole passare per “interesse collettivo”, rischia di trovarsi in un vicolo cieco. Il capo di Italia Viva è uno abituato a rischiare tutto: d’altronde, se rischi molto, o perdi di brutto o sbanchi. Infatti Renzi, per togliersi dal cono di irrilevanza politica ed elettorale nel quale era finito, ha deciso di dire pubblicamente che l’Esecutivo fa schifo, che ha approcciato la pandemia in maniera schizofrenica e che non ha una visione di futuro dato che non è in grado di programmare la ripresa. Tutte cose vere a cui avrebbe anche dovuto aggiungere che l’attuale maggioranza l’ha creata proprio lui in chiave anti-Salvini rabberciando un gruppo eterogeneo di partiti perché tanto tutto sarebbe stato meglio di una vittoria delle destre. Un’operazione del genere ha un esito scontato e Renzi non può far finta di cascare dalle nuvole mostrandosi sorpreso.

Ma cosa è cambiato allora nel frattempo? Nel frattempo Renzi ha visto una notevole opportunità di rilancio personale nella gestione di quella montagna di denaro (a prestito) che rischia di piombare da Bruxelles, ma ha capito che Esecutivo e alleati non gli avrebbero fatto toccare palla nella gestione della cassa. Allora ha pensato bene di tentare una crisi lampo puntando sul fatto che Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, presi alla sprovvista, avrebbero ceduto per paura che venisse giù tutto. Dalle parti di Palazzo Chigi devono aver pensato che, cedere al ricatto oggi, sarebbe stato come consegnarsi mani e piedi al partitino di Rignano fino a fine legislatura. D’altronde Italia Viva può contare su diciotto senatori, facilmente reperibili in altri schieramenti (transfughi di Italia Viva compresi). Una volta Beppe Grillo e Luigi Di Maio li chiamavano traditori, venduti, accattoni, “Scilipoti qualsiasi”. Adesso sono assurti a dignità di “responsabili”, “costruttori” mentre prima erano meretrici pronte a vendere il deretano per un piatto di minestra. Sic transit gloria mundi, dopo aver cianciato di “honestah” adesso si affidano all’odiato Clemente Mastella e al berlusconiano Renato Brunetta, a Bruno Tabacci, a Renata Polverini pur di rimanere a galla.

Hanno addirittura preteso ed ottenuto di procrastinare la discussione al Senato pur di riuscire fare quello che una volta i Pentastar avrebbero definito una “volgare compravendita di senatori”. E così, se un tempo i grillini rifiutavano le alleanze perché si sentivano puri, hanno prima fatto un governo con Matteo Salvini, poi con l’odiato “Partito di Bibbiano” per terminare l’inesorabile declino alleati con Mastella. Una fine indecorosa per chi ricorda Grillo in diretta streaming dare dell’inaffidabile esponente dei poteri forti proprio a Renzi.

Due considerazioni sono d’uopo a coronamento di questo noiosissimo e banale spiegone. Ma ovviamente useremo una formula dubitativa perché afferiscono a delle dicerie, a delle ipotesi. La prima riguarda la voce che vorrebbe una parte di senatori di Forza Italia in procinto di fungere da stampella a Giuseppe Conte: nella storia degli ultimi vent’anni, quando c’è stato da “reggere il moccolo” a ribaltoni o a governi traballanti di sinistra, da Forza Italia c’è sempre stata un esercito di transfughi pronti a fare il salto della quaglia. Intendiamoci, i responsabili provenivano anche da altri lidi ma quelli del partito di Silvio Berlusconi sono sempre stati una sorta di costante. Caso eclatante è stato il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano che – a dispetto del nome – stava a sinistra. Alcuni sono tornati indietro accolti nuovamente alla casa del padre, mentre altri si sono proprio accasati nel campo avverso (vedi Beatrice Lorenzin). Essendo il fenomeno statisticamente rilevante, una domanda sorge spontanea: ma si stratta di una selezione sbagliata della classe politica berlusconiana oppure i transfughi vengono inviati dalla “casa madre” su impulso di Gianni Letta da sempre intenzionato a militare in tutti gli schieramenti per proteggere il Capo?

 La seconda considerazione riguarda il fatto che il duo Conte-Mastella starebbe pescando tra i senatori di Italia Viva pensando di fare caccia grossa proprio nel perimetro renziano. Hanno immaginato costoro che proprio il mefistofelico Renzi potrebbe celarsi dietro i presunti transfughi del suo partito per poi farli sfilare all’ultimo momento? Sarebbe tragicomico, ma possibile. E intanto dal Quirinale inspiegabilmente tutti tacciono sul terzo giro di trasformismo che in questa legislatura genera governi deboli che non governano: dopo i gialloverdi, i giallorossi e infine i giallomastellati.

Aggiornato il 15 gennaio 2021 alle ore 19:36