Conte snobba l’opposizione e governa coi Ferragnez

martedì 20 ottobre 2020


Per affrontare la seconda pericolosa ondata il premier Giuseppe Conte invece di chiamare Giorgia Meloni, leader della destra, ha chiamato l’influencer Chiara Ferragni. E invece di Matteo Salvini si è rivolto a Fedez. Glielo avrà suggerito Selvaggia Lucarelli, la stratega di Palazzo Chigi. Ci sarebbe da ridere se le cose non fossero gravissime. Allora provo anch’io a richiamare un “influencer” d’eccezione, il dimenticato Pietro Calamadrei, l’antifascista del Partito d’Azione, che scriveva così: “Le forme di sprezzante rifiuto, con le quali la maggioranza ostenta di non degnarsi neppure di discutere gli argomenti dell’opposizione, mi sembrano, per la sorte del sistema parlamentare, più pericolose delle reazioni violente; è una specie di ostruzionismo a rovescio con cui la maggioranza, mirando a screditar l’opposizione, viene in realtà a tradire la ragion d’essere del Parlamento”. Chi conta di più, Calamandrei o i Ferragnez?

Ho citato la frase di uno dei politici della Resistenza più seguiti dalla sinistra morale proprio per dimostrare come questa assurda maggioranza stia sbagliando anche all’interno della sua tradizione. Nelle ore decisive sulle scelte dell’ennesimo Dpcm il Governo ha offeso e vulnerato il centrodestra riducendo le consultazioni all’inaccettabile ridicolo. Non era mai avvenuto che tre leader dell’opposizione siano stati costretti a denunciare il comportamento bulgaro del premier e dei suoi ministri. E poi si definiscono antifascisti? In una lettera indirizzata al popolo italiano e alle massime istituzioni Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno testimoniato la supponenza dell’esecutivo: “Dopo sei mesi, il Governo continua a non coinvolgere l’opposizione nelle sue decisioni. Una opposizione che governa 14 Regioni su 20 e rappresenta la maggioranza degli italiani. I presidenti di Regione non hanno avuto una reale possibilità di fare osservazioni e di dare suggerimenti sul Dpcm. Non si può definire “coinvolgimento” una telefonata con la quale si preannunciava una conferenza stampa già fissata”.

Avete capito come Giuseppe Conte e i suoi ministri trattano le regole democratiche? Una telefonata di un minuto a sei minuti dalla conferenza stampa. Come lo chiamate questo? Lo chiedo agli avversari, che si gonfiano di presunzione inneggiando all’antifascismo, che si aggrappano ai vessilli della lotta partigiana, che dicono di agire per il bene del popolo. E lo chiedo a tutta la sinistra storica, agli ex segretari Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani. E Matteo Renzi cosa pensa di questa farsa, perché quanto è avvenuto è così grave che meriterebbe una mobilitazione nazionale e l’occupazione del Quirinale.

La gestione incerta e pericolosa del Covid-19, il “fuori controllo” dei parametri di sicurezza, la crisi economica che attanagliano l’Italia non sono solo causati dai gravi problemi in sé. E il popolo sta dando massima collaborazione, come ha riconosciuto un uomo delle emergenze come Guido Bertolaso. Il virus c’è, all’estero è peggio, ma si può affrontare e si potrebbe fare di questa sciagurata condizione anche una fase di rinnovamento, come sostengono tanti intellettuali, Alessandro Baricco in testa. Dipende da chi governa questi processi e chi governa questi processi, cioè un Pd ridotto a una falange estremista in compagnia di ostaggi grillini allo sbando, esaspera la convivenza riducendo a uno scontro violento l’integrazione dei metodi. Per ora è una farsa mediatica, fatta di canagliate e di attacchi, ma si fa presto ad accendere la miccia quando per una lezione sulla libertà d’espressione l’Europa è diventata l’avamposto fondamentalista, in cui all’infedele viene mozzata la testa nelle strade di Parigi.

Cosa aspetta il capo dello Stato Sergio Mattarella a richiamare i partiti alle loro funzioni, a far rispettare durante un’emergenza, che evoca termini di guerra come “coprifuoco”, una “unità nazionale” doverosa e imprescindibile? Come può pensare Giuseppe Conte che siano rispettate le regole se umilia la metà del Paese? Perché Berlusconi, Salvini e Meloni sono i rappresentati democraticamente eletti da milioni di italiani, quei milioni di italiani a cui il presidente del Consiglio e il suo esecutivo si rivolgono. E tra quei milioni di persone ci sono medici, infermieri, scienziati, forze dell’ordine, oltre che lavoratori, uomini, donne, giovani e stranieri. Vorrei sentire Romano Prodi, che pure ha una tradizione parlamentare italiana ed europea, se anche lui interroga Fedez e la Ferragni oppure rilegge Calamandrei.


di Donatella Papi