Il M5s evapora con qualsiasi alleato

L’Italia, pur avendo avuto, per una lunga stagione, anche un sistema elettorale tendente più al maggioritario che al proporzionale, il Mattarellum, non ha mai abbandonato di fatto una mentalità, per così dire, proporzionalista grazie alla quale non vi sono certezze granitiche su vinti e vincitori, anche perché un po’ tutti possono dire di aver vinto qualcosa, fosse anche un misero strapuntino. Negli ultimi anni poi, con la fine del centrodestra a trazione berlusconiana, l’abbandono da parte del Partito Democratico della vocazione maggioritaria e la comparsa nell’agone politico del Movimento 5 Stelle, il caos da proporzionale è cresciuto in maniera esponenziale, ed è lecito attendersi per il prossimo futuro nient’altro che un prosieguo dell’attuale situazione, visto che i giallorossi stanno scrivendo una nuova legge elettorale di stampo appunto proporzionale.

Dalle Regionali e dal referendum sul taglio dei parlamentari sono usciti tutti cantando vittoria, inclusi i pentastellati, i quali, oltre alla vittoria del Sì nella consultazione referendaria, Sì sostenuto peraltro anche da altre forze politiche, non hanno davvero portato a casa nulla dal rinnovo delle amministrazioni di molte regioni italiane. Luigi Di Maio, per nascondere la débâcle grillina alle Regionali, si è affrettato ad esultare per il risultato del referendum, meritandosi poi una diffusa derisione sui social, ma il Movimento 5 Stelle, a livello elettorale, non ha toccato palla da nord a sud, e sia in solitudine che presentandosi in alleanza con il Pd.

Ormai la scusa della giovane età del Movimento e del non ancora sviluppato radicamento territoriale, non regge più e infatti, trascorso appena qualche giorno dalle elezioni, il M5s è entrato subito in fibrillazione e i mal di pancia non hanno tardato a venire fuori.

Alessandro Di Battista, come da sua abitudine, è lo scontento più rumoroso, ma sono in tanti a non essere più disposti a fare finta di nulla o ad abbandonarsi alle tragicomiche esultanze alla Di Maio, e sembra che l’assemblea dei gruppi parlamentari tenutasi dopo il voto sia stata caratterizzata da veleni incrociati e tensioni. Del resto, anche i sondaggi nazionali, se si votasse ora per le Politiche, non sono granché lusinghieri per i 5 Stelle, con l’ormai avvenuto sorpasso da parte di Fratelli d’Italia.

Una considerazione deve essere fatta in merito ai contenuti del confronto interno grillino di queste ore. In un momento in cui l’Italia vive una delle fasi più drammatiche della propria storia ed attende risposte forti sul rilancio economico del Paese, loro, gli innovatori per eccellenza che avrebbero dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, discutono di segreterie collegiali proprio come i partiti del trapassato remoto.

In ogni caso, si inizia a dire che il Movimento 5 Stelle, oltre a soffrire una permanenza al governo già iniziata con Matteo Salvini, venga fagocitato lentamente, ma progressivamente, nelle urne come nell’azione quotidiana dell’esecutivo, dall’alleato piddino. Ciò può essere vero perché intanto, con un M5s sempre più “governista” e politicamente corretto, quindi sempre più somigliante alla vecchia sinistra, l’elettore preferisce l’originale alla fotocopia, ma c’è anche dell’altro. La stessa cosa, ovvero l’offuscamento della proposta politica grillina da parte degli alleati di maggioranza, veniva detta ai tempi del governo gialloverde e del protagonismo dell’allora ministro degli Interni Salvini. Pare che qualsiasi partner di governo, da essere la Lega o il Pd, vada ad indebolire l’immagine e l’incisività dei pentastellati. Probabilmente emerge l’ormai cronica e storica debolezza del Movimento 5 Stelle, animato da improvvisatori, miracolati soltanto da un’intuizione di successo di Beppe Grillo e Casaleggio senior, i quali hanno imparato poco dal primo ingresso del M5s nelle istituzioni e continuano a non studiare nonostante i desiderata di Dario Franceschini. Queste persone, se messe a lavorare a fianco di chi è più navigato in politica, piddino o leghista che sia, svaniscono letteralmente.

L’incompetenza e la boria sono diffuse nella galassia a 5 Stelle, mentre le idee sono scarse, a parte il reddito di cittadinanza, che fra l’altro sta funzionando più male che bene. Tuttavia, il M5s non può certo fare da solo, ed è un bene che sia così. Già l’alleanza giallorossa sta producendo seri danni, ma se Beppe Grillo, che forse preferisce il modello iraniano a quello democratico e liberale, e i suoi “ragazzi meravigliosi” avessero campo libero, beh, sarebbe la catastrofe.

Aggiornato il 25 settembre 2020 alle ore 12:41