Un voto per la sicurezza

venerdì 18 settembre 2020


Gli elettori delle Regioni in cui si vota e tutti gli italiani per il Referendum sono chiamati a dare un “voto politico”. Un voto per un segnale fortissimo al governo e al Parlamento per immediate soluzioni sulle questioni cruciali dell’economia, della democrazia, soprattutto della sicurezza. Il paese è pericolosamente in bilico e dobbiamo arrestare la violenza selvaggia, senza dividerci in colori e tifoserie. Come indica il Rapporto sulla sicurezza 2020 dell’Osservatorio europeo, quello che ha prodotto questa maggioranza giallorossa è solo “paura”. Paura per i soldi per vivere, per la pensione, per la disoccupazione, per i risparmi; paura per la criminalità, per furti, scippi, aggressioni, rapine; paura per il virus. Questa insicurezza di ordine pubblico è causa della crisi globale e dipende dal modo in cui il governo e la maggioranza gestiscono i principali fenomeni, primo fra tutti l’immigrazione.

Ogni giorno, ogni ora, decine, centinaia di irregolari toccano terra e scappano. A Lampedusa fra metà luglio e adesso sono arrivati oltre 20 mila tunisini. Ventimila! Scappano dopo l’indulto, quindi sono tutti “detenuti” in giro. Durante l’emergenza Covid-19 gli sbarchi sono stati un boom, nonostante il lockdown e benché la maggior parte dei clandestini non avesse alcun diritto d’asilo. Cioè, non scappavano da nulla. Tra questi, 8.500 tunisini, più di 3mila bengalesi, circa un migliaio di ivoriani, algerini e pakistani. Sapete come ha replicato alle contestazioni poste al Forum Ambrosetti di Cernobbio la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese? “Non potevamo mica affondarli!”. Cosa merita un ministro della Repubblica così, la titolare del Viminale che risponde a un pubblico qualificato come una qualunque, mentre da lei si attendono le soluzioni tecniche su ciò che si deve fare, come espulsioni immediate e respingimenti assistiti. Se questi fossero i provvedimenti del governo italiano chi pagherebbe 3 mila euro ai trafficanti sapendo che verrebbe subito riportato indietro? La ministra Lamorgese, dietro a questo tono qualunquista, sta favorendo gli sbarchi.

La “sua” linea non è quella di fermarli, ma quella di “lavorare” coi paesi di origine. Significa soldi, una valanga di soldi, dalle casse nostre e di Bruxelles verso i paesi africani, che incoraggiano l’immigrazione clandestina, così come la ridistribuzione è un invito a venire in Italia e in Europa. “Questo fenomeno finirà quando l’Africa sarà in piedi”, ha detto la ministra. Ma per chi lavora, per noi e per l’Europa, o per i parenti del marito africano? E a cosa puntano, alla sostituzione etnica nuovo flagello nazista? Come un ministro dell’Interno può restare un solo giorno di più al suo posto cercando vie e sotterfugi per smantellare il decreto sicurezza di Matteo Salvini. Come non ricorrere immediatamente al “blocco navale” proposto dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e come già fanno nella Manica? In quale altro modo controllare il mare se non che con le navi, come le Ong che però operano al contrario, cioè per l’invasione sulla rotta di una assurda crociata “antifa” chiaramente sovversiva. Questo è l’ordine pubblico, la pace e il buon cuore?

Il boom di sbarchi è stato impressionante nonostante l’emergenza Covid e benché i clandestini accolti non avessero alcun diritto d’asilo. Per un fiume di danaro. Tra il 2015 e il 2018 le Ong hanno ricevuto da Bruxelles 3,4 miliardi e altre montagne di miliardi sono stati elargiti dai fondi Ue ai paesi africani per lo sviluppo senza risultati. Di fronte alla potenza di fuoco dei 750 miliardi del Recovery fund chi garantisce la spesa se non il voto di domenica per un cambiamento di passo feroce. Non si tratta di votare per il centrodestra o per il centrosinistra, non cadete in questa trappola. Non è un test su Conte-Zingaretti o Salvini-Meloni. Come ha dichiarato lo stesso leader della Lega a “Dritto e rovescio”: “L’immigrazione è un problema sociale, economico e sanitario. Occorre far rispettare le regole”. Per questo dobbiamo votare, per le regole, obbligando il capo dello Stato a prendere decisioni per la sicurezza.

Votare su questo. Per Filippo Limini, 21 anni di Spoleto, finito a calci e pugni e schiacciato per due volte con le ruote dell’auto da una gang di “albanesi” naturalizzati italiani con questi tratti criminali. Per Willy Monteiro Duarte, vent’anni di Capoverde, morto durante una rissa a Colleferro come accade tutti i sabati in tutte le cittadine, dove si accendono scontri. Per il pensionato di 73 anni massacrato di botte dallo spacciatore 25enne dell’est pluripregiudicato; per la 64enne milanese aggredita coi cocci di vetro alla gola dal bengalese subito rilasciato; per la 23enne di Venezia trascinata in un casolare e violentata da più tunisini. E per tutti quei casi che nemmeno arrivano più alla cronaca, una processione di morti e feriti senza notizia. Un voto anche per Don Malgesini, il prete degli ultimi, accoltellato alla schiena da un clandestino che ora ritratta, dimostrandosi perfettamente lucido e consapevole. C’è anche il genocidio dei cristiani da fermare. Cosa aspettiamo? Ultima chiamata.


di Donatella Papi