Beppe Grillo prova a risvegliare il Movimento morente

Entra a gamba tesa Beppe Grillo il “pacificatore”, il mediatore che prova a riprendere in mano le redini del Movimento 5 Stelle e di un gruppo parlamentare un po’ spaesato e fiaccato dalle divisioni interne e dal confronto, a volte dal compromesso, quotidiano imposto dalla politica.

Il fondatore del Movimento approfitta di un convegno sulle fonti energetiche in Parlamento per galvanizzare il gruppo, un po’ per infondere fiducia, un po’ per scuoterlo e scrollarlo e provare a infondergli quella “visione” all’origine della nascita dell’esperimento politico fatto con Gianroberto Casaleggio. La mission è alquanto ambiziosa: “cambiare il mondo” quando “invece sento il Parlamento che parla solo di nomine”. “Voi siete i miei figli, vi amo da morire...”, premette prima della prima tirata d’orecchie: “Siamo bloccati sulle stronzate. È il momento di fare uno scatto in avanti”. Anche perché, li assicura, “siamo persone intelligenti e questo i giornalisti non possono negarlo”. Quindi basta pure con le diatribe interne.

Clima disteso per stemperare gli animi anche nei confronti di Davide Casaleggio, a cui il gruppo parlamentare da tempo contesta la gestione di Rousseau. “I cittadini devono poter dire la loro con sistemi tecnologici che noi per primi al mondo abbiamo fatto. Non è una difesa di Rousseau, ma di una tecnologia che abbiamo fatto noi e dobbiamo ringraziare le persone che l’hanno fatta, Casaleggio padre e figlio”.

È l’assist a Davide Casaleggio, presidente dell’associazione, che ha annunciato la chiusura di alcuni servizi forniti dalla piattaforma puntando il dito contro i parlamentari morosi. Ricomporre le fratture sembra insomma l’obiettivo che Grillo si è dato dopo essersi nei giorni scorsi anche proposto come sugello della ricucitura tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Ma non è detto che la parola del fondatore basti. Tra i 5 Stelle sono giornate di fuoco. Non solo non hanno gradito la mossa di Casaleggio che con la scusa delle mancate restituzioni avrebbe dato in pasto agli iscritti l’elenco dei morosi, ma ora contestano pure la modifica delle scadenze per farlo.

Insomma, se Grillo prova a placare gli animi, la mossa di Casaleggio, irritato per l’accoglienza a dir poco fredda ricevuta nei giorni scorsi dai parlamentari, rischia di inficiare anche il lavoro indefesso che i 5 Stelle stanno facendo per il successo del referendum. Mentre nulla ancora emerge dell’iter che il capo politico reggente intende proporre per l’avvio degli Stati generali del Movimento, la sede in cui si dovrà riprogrammare quella che Luigi Di Maio ha definito la “governance” del Movimento e che dovrà essere collegiale. Cose di cui Grillo non vuole più sentir parlare preferendo galvanizzare i 5 Stelle sui temi fondativi del Movimento: il reddito universale, il lavoro del futuro, il ruolo delle parti sociali, la “visione” come unico salvagente “per uscire dall’impasse in cui ci troviamo”. Perché, ricorda, “se la priorità del Recovery Fund sarà quella di raddoppiare il Pil, vorrà dire che non abbiamo ancora capito nulla”.

Perché “non è più questione di destra o sinistra, ma di andare avanti e fare uno scatto meraviglioso”. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti è lapidario: le parole di Grillo “vogliono risvegliare un’identità del Movimento che in questo momento è molto fragile. Il ritorno alle bandierine per dire ‘esistiamo’”.

Aggiornato il 16 settembre 2020 alle ore 11:09