Giornalismo di richiesta: scrivere sotto dettatura

C’era una volta il giornalismo d’inchiesta. Gente, per capirci, che cercava la verità attraverso i crudi fatti, le testimonianze dirette e i riscontri oggettivi, che non di rado venivano pagati dai loro autori con il prezzo della vita. Oggi, gran parte di quella stampa che si crede libera, o peggio, democraticaliberale, scrive sotto dettatura-dittatura del Politically correct. Ne consegue che, quando rarissimamente ci sono, le inchieste giornalistiche vengono avviate e chiuse sulla base di un pregiudizio conduttore. Ultimo esempio in ordine di tempo: quello del mucchio selvaggio di balordi (per chiarire: in base alle loro stesse dichiarazioni gli aggressori assassini di Willy Monteiro si erano appena disimpegnati per la bisogna da un’orgia alla buona, con ragazze sconosciute, organizzata nel cimitero cittadino! No comment) che si sono macchiati del più stupido dei delitti, usando come arma mortale i loro corpi palestrati e perfettamente addestrati a colpire e tramortire l’avversario che, stavolta, era un inerme e inoffensivo ragazzo loro coetaneo senza colpa alcuna. Fatta la tara delle immagini ipertatuate dei presunti autori del pestaggio letale, un sano giornalismo d’inchiesta che cosa avrebbe fatto? Ieri, i cronisti veri avrebbero mosso mari e monti sottotraccia, per andare a guardare in quelle disastrate vite degli altri, raccontandoci con i dovuti dettagli le loro storie personali, con tanto di riscontri strettamente necessari, al fine di evitare tesi preconfezionate e auto-dimostrative sul tipo di quelle che fa oggi il Politically correct dilagante, demagogico e vuoto di pensiero, che tende a generalizzare e criminalizzare, equiparando le palestre a moderne culle del neosquadrismo fascista sempre risorgente. Su quali basi socio-statistiche?

Torno a esortare tutti quelli che hanno minimamente a cuore la verità storica di (almeno provare a…) leggere Le livre noir du communisme, mille pagine documentatissime sulle centinaia di milioni di vittime innocenti, eliminate nell’Urss e all’interno del pianeta comunista mondiale, dal 1917 in poi, in ossequio ai principi del marxismo-leninismo. Della follia di Hitler e della sua Soluzione finale sappiamo tutto, attraverso la raccolta di milioni di testimonianze agghiaccianti e orripilanti. Nulla, invece, di tutto questo è accaduto né accade per raccontare le gesta folli e criminali di un mostro ancora peggiore, regimi comunisti cambogiano e vietnamita compresi. I leoni da tastiera del giornalismo politicamente corretto di tutto il mondo occidentale farebbero bene a interrogarsi. Perché, poi, miei cari gattini ciechi con la penna in mano, vorrei farvi osservare come le vostri menti ottenebrate e abbondantemente vezzeggiate e nutrite di elogi immeritati siano sature, ahimè, dello spirito di Monaco del 1938, visto che nel vostro quotidiano veder nero e camice brune filo-Trump da ogni lato del globo vi siete dimenticati, o lo fate apposta, il che è ancora peggio, di che cosa sta accadendo a proposito della rinascita del nazionalismo “giallo”, di una potenza come la Cina di Xi Jinping abbondantemente nuclearizzata, che ha riscoperto l’antica politica di potenza potendo mettere in campo un po’ ovunque alcune centinaia di milioni di soldati ben addestrati e perfettamente armati, affiancati da eserciti di agguerriti hackers.

Però, un bel colpo alla botte ci sta tutto. Anche nel caso di Willy, la cronaca ci racconta di una adiacente caserma dei carabinieri, in prossimità del fattaccio, che in apparenza non vede e non sente, né tantomeno previene e scompagina le scorribande notturne, opera di una gioventù più o meno bruciata, di pusher e consumatori uniti dalla più ferrea omertà e indifferenza nel provocare e partecipare a risse in strada e dentro i locali della movida, perché darsele di santa ragione, tra i fumi di alcool e droga, è sempre bellissimo per movimentare un po’ quella vita di provincia senza futuro né lavoro. Ma dove è finita, mi chiedo quella cultura storica dell’investigazione minuta (il famoso maresciallo di quartiere) e altolocata, in cui fior di investigatori venivano accuratamente formati sul campo dai superiori anziani, ottenendo risultati meravigliosi affinché casi di assoluto rilievo nella cronaca nera e politica non restassero mai senza uno o più colpevoli? Provo, come ex dirigente dello Stato, un brivido sinistro quando leggo di bavures inaccettabili da parte dei corpi in divisa. Cito qui due episodi recentissimi: quello della Dj scomparsa, madre del piccolo Gioele, di cui un occhio umano distratto non ha né visto né individuato i poveri resti, smarrendo le immagini inequivocabili di un drone che ne avrebbero permesso il recupero e l’analisi parecchi giorni prima del loro effettivo ritrovamento. Per non parlare del rinvenimento molto successivo, da parte di un volontario locale, di ciò che rimaneva del bambino!

E che cosa dire del corpo bruciato nella sua auto di Sabrina Beccalli, che una frettolosa e sconcertante perizia veterinaria aveva fatto credere che fossero quelli di un cane, facendo così finire in discarica reperti di assoluta importanza per gli anatomopatologi legali?! Anche in tal senso, a proposito di femminicidi, manca tutto un contesto colto e documentato di analisi e approfondimento sul fenomeno, sia in merito all’influenza dei nuovi comportamenti di massa, sia sui quadri di sintesi socio-psicologici delle personalità disturbate coinvolte. Servirebbero raccolte scritte, complete e ben documentate, arricchite scientificamente dagli interventi comparati dei maggiori esperti di tutto il mondo, con la successiva pubblicazione di libri-inchiesta divulgativi e specialistici. Questi ultimi, magari, corredati da un’accurata spiegazione delle tavole di Rorschach, per l’analisi e l’interpretazione delle personalità assassine coinvolte. Ma, questa mancanza inspiegabile è figlia di un’epoca in cui gli strilloni, i demagoghi, i gossippari e via elencando la fanno da padroni sia sui social sempre più demenziali, sia nei programmi televisivi dei talk nazionali di successo in prima serata. Per non parlare, poi, delle inchieste televisive farlocche, in cui conduttori e registi amano privilegiare e riproporre la tesi scontata sul ritorno in forze del nazifascimo (o sui complotti del Covid a cura dell’altro versante ideologico!), facendo credere al grande pubblico di stare vivendo in una realtà sociale sempre più violenta e degradata. Ma, di quelle decine di milioni di bravi cristiani che non fanno notizia qualcuno intende occuparsi, prima o poi?

Aggiornato il 11 settembre 2020 alle ore 11:57