La maggioranza si spacca sull’età dei senatori

Fa un passo avanti il voto dei diciottenni per eleggere i senatori. Palazzo Madama ha approvato la riforma che modifica l’articolo 58 della Costituzione, abbassando l’età degli elettori. Ma la maggioranza si spacca su quella per essere eletti. Non più 25 anni, restano i 40 richiesti oggi. A segnare la distanza è Italia viva, che non partecipa al voto in dissenso proprio sull’elettorato passivo: una novità voluta dalla maggioranza a gennaio, ma cancellata nelle ultime ore. A spingere per questo è una fronda dei 5 Stelle, segno di un Movimento sempre più ingovernabile. Dietrofront anche del Pd che cede all’alleato, per non far saltare tutto.

Il risultato si conta in aula: 125 voti favorevoli, nessuno contrario e 84 astenuti (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega). La legge costituzionale tornerà quindi alla Camera e poi di nuovo al Senato per gli ultimi due passaggi. In entrambi serve la maggioranza assoluta dei componenti. A meno di due settimane dal referendum sul taglio del numero dei parlamentari, la Camera alta conferma un piccolo ritocco sul piano delle riforme. Ma è una “conquista” a metà, che mette a rischio la tenuta della maggioranza. Non a caso il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci la definisce “una riforma parziale ma importante”, in nome di una maggiore omogeneità tra le due Camere e meno ingovernabilità.

Le opposizioni contestano proprio l’effetto “fotocopia” tra le due assemblee, per cui una diventerebbe di troppo. Di contro, i renziani non ci stanno a passare per “guastafeste” e denunciano che il doppio abbassamento dell’età sull’elettorato era nell’accordo di maggioranza sulle riforme. Insomma i traditori sono M5s e Pd, tuonano.

Aggiornato il 10 settembre 2020 alle ore 11:52