Rimandati all’asilo: noi, gli schiavi di Ginevra

Schiavismo alla rovescio. Mi riferisco al così detto “Diritto alla migrazione” da affermare soprattutto a dispetto della libertà dei popoli di rimanere padroni a casa loro! A livello planetario, grazie alla dittatura mediatica del Politically correct, sta accadendo qualcosa di straordinario e di imprevedibile. In base alla elaborazione dottrinaria dell’Onu e delle sue Agenzie umanitarie, si intende imporre all’Occidente l’obbligo umanitario (abortito in parte con il rifiuto Usa di sottoscrivere il Global Compact for Migration) di accogliere parecchie centinaia di milioni di migranti, obbligando il mondo intero a riconoscere un vero e proprio diritto internazionale alla migrazione. Pretesa, quest’ultima, che rappresenta un vero e proprio delitto contro la Ragione. La “migrazione”, infatti, è un fenomeno sotteso da cause ben precise che occorrerebbe affrontare e risolvere in via preliminare con la massima determinazione, attraverso la cooperazione internazionale. Anche perché, oggi, i flussi massivi di immigrati provengono da continenti ricchissimi di risorse naturali, quali l’Africa e l’America Latina. Le terribili povertà endemiche che li caratterizzano sono frutto di criminali pratiche politiche di depredazione e di assoluta mala gestione, da parte delle élites locali e tribali, che si fanno esse stesse Stato negando ai loro popoli l’equa redistribuzione delle immense ricchezze del sottosuolo, concesse senza adeguate contropartite a multinazionali e a superpotenze emergenti.

Tra i così detti pull factors rileva in primis l’inesistente controllo della natalità all’interno di quegli immensi territori, impoveriti dalla mancanza di adeguate tecnologie per lo sfruttamento dei suoli agricoli non più in grado di garantire a decine di milioni di indigenti (bambini, in particolare) la sopravvivenza alimentare. In secondo luogo, l’estrema miseria delle campagne spinge in prima approssimazione le popolazioni locali a una massiva migrazione interna verso aree e insediamenti urbani già iper congestionati, che generano a loro volta tassi sempre più elevati di delinquenza, violenza e degrado a causa dell’espansione e della moltiplicazione inarrestabile di slums e baraccopoli, privi dei minimi servizi essenziali, come reti idriche, elettriche, stradali e fognanti. Politicamente, le migrazioni indiscriminate di massa, comportano enormi rischi di destabilizzazione dei Paesi di accoglienza, perché ne alterano significativamente, in quanto privi di selettività e di progressività, gli equilibri esistenti dal punto di vista etnico, linguistico, demografico, culturale e religioso. Infatti, il fenomeno che mette più a rischio la convivenza nei potenziali Paesi occidentali di accoglienza, in caso di flussi migratori non contingentati né regolati, è rappresentato dalla creazione di una massa critica di minoranze religiose ed etnico-linguistiche, in grado di trincerarsi in neo enclave urbane, che impongono di fatto al loro interno proprie regole di comportamento, molto spesso in difformità e in opposizione alle norme e alle tradizioni vigenti del Paese ospite.

In generale, nell’era moderna si assiste all’accoppiamento tra realtà politiche fortemente compromesse e del tutto inadeguate di nazioni rivierasche dell’Africa mediterranea, incapaci di governare la globalizzazione, che si sovrappongono a crisi economiche ripetute e a cascata, frutto di imprevedibili contingenze internazionali, come l’attuale pandemia, che spinge ampie fasce di popolazione ormai prive di mezzi di sussistenza a riversarsi in massa sui confini esterni della Ue, di cui l’Italia è il fronte più esposto e avanzato. Il Cavallo di Troia di questo assalto disarmato da parte di centinaia di migliaia di persone in fuga, nella stragrande maggioranza profughi economici, ha un nome e una storia ben precisa: la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, nata per tutti altri scopi e circostanze, per cui è sufficiente approdare sul suolo italiano e dichiararsi profugo politico, per obbligare le autorità preposte a garantire al presunto asilante welfare e accoglienza, fino alla conclusione dell’iter della relativa domanda d’asilo. Questo perverso meccanismo, senza nessun tipo di filtro a monte (come l’attivazione di corridoi umanitari, sulla base di precise circostanze e regole), né di un’Agenzia comune europea per l’asilo, in grado di dare uniformità alle procedure d’esame e procedere alla redistribuzione tra i vari Paesi Ue degli aventi diritto al riconoscimento della protezione internazionale, si è criminalmente scaricato sulle periferie urbane già degradate delle grandi e medie città italiane.

Da qui, il fortissimo disagio che ha alimentato nel tempo il successo dei sovranisti italiani ed europei, di recente arginati da una manovra a tenaglia condotta dai vertici politici e finanziari di Bruxelles. Per legittima difesa, all’Italia assediata verrebbe da suggerire di denunciare unilateralmente gli Accordi di Dublino e di sospendere contestualmente gli obblighi a lei derivanti dalla Convenzione di Ginevra. Sarebbe sufficiente, cioè, rifiutarci di tracciare i migranti in arrivo sulle nostre coste, lasciandoli liberi di attraversare la frontiera, per provocare un autentico terremoto dalle parti di Bruxelles, Parigi e Berlino. Noi, infatti, non siamo responsabili né della crisi libica, né del clamoroso fallimento delle famose “Primavere arabe” e non possiamo assolutamente più permetterci in lusso, in costanza di un rischio consistente di default del nostro debito pubblico, di dilapidare inutilmente decine di miliardi di euro in controlli di sicurezza, accoglienza e integrazione per immigrati che sono tutto fuorché “risorse”.

Aggiornato il 04 agosto 2020 alle ore 11:53