Impantanati, bloccati e impreparati

venerdì 26 giugno 2020


Finiti gli Stati generali che hanno rappresentato solo una costosa passerella per le smanie di protagonismo del governo e del premier è tornato il pantano nel quale purtroppo è finito il Paese per via di una maggioranza che oltre ad essere la più di sinistra è anche la peggiore della storia. Tanto è vero che ieri scrivevamo dell’apocalisse che ci aspetta alla fine dell’estate quando verranno a galla drammaticamente tutti gli sbagli, le scriteriatezze, le indecisioni e le impreparazioni, di un Governo che in un Paese normale nessuno mai avrebbe fatto nascere.

Perché, sia chiaro, solo il più basso opportunismo e la peggiore ipocrisia politica hanno consentito di mettere insieme una coalizione che non aveva nulla per salvare la nazione, anzi al contrario aveva tutto per finire di rovinarla e precipitarla nel pantano più grave e pericoloso.

Insomma indipendentemente dal Covid-19 che ha tragicamente catalizzato ogni difetto d’origine, di capacità e di visione della coalizione giallorossa, ciò che sarebbe stato dell’Italia in mano a questa maggioranza si sapeva bene.

Ecco perché scaricare tutto sulla gravità di una pandemia che nessuno immaginava, almeno speriamo, visto che i dubbi sull’origine e sulla diffusione restano eccome, è una bugia che non sta in piedi, questo Governo non aveva le basi nemmeno minime per garantire i cittadini.

Non c’era nulla infatti che potesse rassicurare su una guida capace e competente, su un programma chiaro e condiviso, su una linea armonica concordata per il cammino dell’Italia verso una stagione che già a settembre si annunciava difficile e molto complicata, figuriamoci col virus. Tanto è vero che detto è fatto, il teatrino e le sceneggiate che si erano viste per la finanziaria, col Covid-19 si è trasformato in un dramma tale per cui la storia si incaricherà di raccontarlo tra i suoi peggiori.

Del resto, se il Paese dal nord al sud è in ebollizione, se le proteste si levano da tutte le parti, tutte le associazioni, le confederazioni, se le imprese, gli artigiani, partite iva, i rappresentanti del commercio, del turismo sono esasperati e disperati, ci sarà un motivo. Solo gli statali tacciono, tranne qualche settore che protesta perché quello che fin qui ha avuto nemmeno gli basta, perché anziché pensare alla differenza tra un bonifico che arriva tutti i mesi anche se sei a casa, in vacanza come dice Pietro Ichino, e la paura di non riuscire a fare la spesa per mangiare, pensa addirittura a protestare.

Insomma, ci sono pezzi dell’impiego pubblico che anziché andare in corteo al “divino amore” a ringraziare, suppongono di essere stati danneggiati, e non si rendono conto che se il settore privato e produttivo che li mantiene e paga, non riprendesse non ci sarebbe più trippa per nessuno.

Comunque, al netto di queste assurdità nostrane, la maggior parte dell’apparato statale da socialismo reale è stato zitto, anzi forse ha parlato solo per dichiarare a qualche sondaggista che il Governo Conte va bene, ragione per cui la propaganda giallorossa brinda e si sostiene coi sondaggi. Purtroppo però la realtà è completamente diversa, perché appena si mette il naso fuori dal leviatano pubblico, si scopre una realtà devastante tra chi aspetta ancora la cassa integrazione, i sussidi, i prestiti, gli aiuti, chi non avrà liquidità per pagare e sostenere la riapertura, chi si sta rendendo conto che non ce la fa, chi probabilmente perderà il posto, chi dai decreti nemmeno è stato considerato e dunque condannato al fallimento.

Insomma, parliamo del mondo che produce, genera Pil, consumi, fatturati, quel mondo senza il quale nulla si tiene e nulla si mantiene, quel mondo che i figliocci di Togliatti, i cattocomunisti e i grillini di governo anziché sostenere come la gallina dalle uova d’oro, pensano a colpire, trascurare ed a tassare in ogni modo, dall’uso del bancomat al posto del contante, alla burocrazia imperante nei decreti, ai ritardi nei sostegni, all’idea di una patrimoniale come salvezza nazionale, alla negazione di un sabbatico fiscale, alla regole sulla riapertura che sono da tortura anziché di facilitazione. Ecco perché scriviamo che, finiti i brindisi e i pranzi di gala di Villa Pamphili, che oltre alla passerella non hanno dimostrato nulla di nuovo e d’interessante, siamo tornati nelle peste di un Governo che anziché lontano ci porterà dentro un pantano peggiore dell’inferno.

Ma il peggio vuole che al posto di restituire la voce agli italiani perché alla guida del Paese ci sia un esecutivo scelto sulla base di, un programma, una strategia indicata da una coalizione coesa e chiara, insomma una maggioranza vera, siamo costretti ad affondare e affogare pur di non votare.

 

 


di Alfredo Mosca