Sogin, finché c’è vita, c’è “speranza”

martedì 23 giugno 2020


Nelle scorse settimane abbiamo scritto sulla vicenda dei milioni di euro fatti spendere alla Sogin (la società deputata allo smantellamento degli impianti nucleari e alla costruzione del Deposito Unico Nazionale per i rifiuti nucleari), per una campagna di comunicazione non autorizzata né dal Governo dell’epoca, né dall’Agenzia per la sicurezza nucleare, e per di più senza copertura economica da parte del finanziatore Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).

Come è naturale che accadesse si sono accesi i riflettori anche su quanto è contenuto nel D.lgs n. 31/2010 che ne stabiliva le condizioni per la sua attuazione. Una testata giornalista quando affronta tali tematiche non fa altro che compiere, con buona pace di tutti, un servizio sociale informando l’opinione pubblica e le istituzioni, da tutto ciò accade, come è accaduto una settimana fa, che proprio nell’ambito delle istituzioni qualcuno incomincia a porsi delle domande. Così alla Camera dei deputati, il giorno 16 giugno, alle ore 14, presso l’Aula del III piano di Palazzo San Macuto, la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha svolto un’audizione, già calendarizzata, della Sogin, ma in quella sede è avvenuto qualcosa di non previsto, tra alcune domande poste dai vari parlamentari, uno in particolare, il senatore Pietro Lorefice ha posto l’accento sull’utilizzo di alcune somme per una campagna di comunicazione effettuata, dal direttore Relazioni esterne, Federico Colosi, citando alcuni articoli comparsi sulla nostra testata e delle interrogazioni presentate, chiedendo se fosse stata affrontata la questione da parte dell’azienda https://webtv.camera.it/evento/16358 (al punto 56:39).

La risposta, da parte dei vertici aziendali presenti in audizione (per dovere di cronaca, va precisato che l’attuale vertice aziendale della Sogin non ha nulla a che vedere con questa vicenda, anche perché non in carica all’epoca dei fatti), è stata quella di mettere al corrente la commissione che si era proceduto ad una verifica aziendale tramite un consulente esterno, di primaria importanza, che stava ricostruendo i fatti. Già i fatti, esiste un decreto, è questo già di per se è un fatto dal quale partire, basta leggerlo attentamente, la chiave di volta è contenuta proprio negli articoli 26 e 27 dello stesso, inoltre sicuramente vi saranno le documentazioni inerenti le gare, nel bando del 21 ottobre 2014 “Servizi di organizzazione di eventi” l’oggetto della procedura consisteva nel servizio di assistenza alla Sogin in diverse attività afferenti il “coinvolgimento degli stakeholder e la comunicazione integrata per i processi di localizzazione e autorizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di cui al D.lgs. 31/2010 e ss.mm.ii.”. È palese il riferimento all’articolo 27 del decreto in questione e non al 26, tanto è vero che i fornitori vengono selezionati per attività inerenti l’articolo 27. La cosa strana l’afferma proprio il direttore delle Relazioni esterne quando scrivendoci, tramite il suo legale, sostiene di aver effettuato le attività a norma dell’articolo 26, attività propedeutiche, dimenticando un piccolo particolare, che non si possono utilizzare fornitori selezionati con un presupposto giuridico e poi destinarli ad attività prive di quel presupposto, cioè l’individuazione per decreto del ministero dello Sviluppo economico, di concerto con altri ministeri, del sito per la realizzazione del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale, di cui ai commi 11 e 12 dell’articolo 27.

Proprio in virtù della mancanza di questo presupposto giuridico l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) non ha riconosciuto alla Sogin quelle spese effettuate. Su questa vicenda le domande nascono spontanee e più uno ci pensa più si continua a porre altre domande. Cosa è accaduto davvero? Potrebbe darsi il caso che esista un controllore che non controlla? Può davvero essere che nessuno si è accorto di ciò che spendeva il direttore delle Relazioni esterne della Sogin? Nessuno controlla il budget del Deposito Nazionale? Chi è il direttore che in Sogin deve controllare i soldi spesi per il Deposito Nazionale ed insieme al direttore del Regolatorio, Ivo Velletrani, prepara le carte, i programmi e i numeri per l’Arera? Nell’attesa di sapere e vedere come va a finire, in attesa di novità e colpi di scena, che così a naso non sono da escludersi, ci rifacciamo a quel saggio proverbio: finché c’è vita, c’è “speranza”. Magari di venirne a capo e di conoscere la verità, anche per tutti quei lavoratori che nella Sogin in modo professionale svolgono le loro mansioni credendoci, non sarebbe per loro e per l’opinione pubblica un buon segnale di cambiamento agire come suggerisce ne il Gattopardo Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.


di Alessandro Cicero