The Burning America

Dio salvi l’America!”? Potrà davvero essere così? O città impazzite, immensi luna park per adulti come le grandi megalopoli americane sono condannate a un inarrestabile declino?

L’America, da Melting pot (“colei che fonde, unisce, ingloba”), dalla Guerra civile in poi e sotto presidenti democratici come repubblicani, sembra non trovare soluzioni alla sua drammatica equazione di “entanglement” (correlazioni anche a distanza spazio-temporale illimitata tra due sistemi fisici non separabili), il cui prototipo è stato magistralmente illustrato da Steven Spielberg nel suo film capolavoro “Amistad”. La storia (vera) racconta dell’ammutinamento degli schiavi deportati da una nave negriera spagnola, abbordata successivamente in mare aperto da una goletta statunitense che li riconduce in catene davanti a un giudice americano per stabilire a “chi appartenga” (alla Infanta di Spagna, a due loschi trafficanti, agli ufficiali americani che hanno sequestrato in mare aperto l’Amistad) quella mercanzia di uomini e donne nati liberi in terra d’Africa. Invano, dall’abolizione della schiavitù in poi, l’America ha tentato di cancellare quel peccato originale credendo di poter sbriciolare sotto le pesanti fondamenta del suo edificio dei diritti civili, fondato sul politically correct che impone il rispetto delle minoranze, le radici profonde di un malessere che invece non passa mai.

Il meccanismo perverso di quell’entanglement è rappresentato dal dualismo tra l’Africa libera con i suoi territori sconfinati, dove l’anima e lo spirito dei padri trovano il loro posto nella tradizione dei discendenti, e il mondo occidentale White urbanizzato e industrializzato oggi dominato dal digitale, dalla robotizzazione e dai suoi algoritmi, che da tre secoli produce ghetti insalubri e invivibili per afroamericani e amerindi, con l’avvitarsi di una loro marginalità destinata ad autoalimentarsi ed a ingigantirsi nutrita da un razzismo alla rovescia. Tensioni sempre più esplosive si accumulano negli slums e nei quartieri decadenti devastati dalla droga, dalla criminalità comune e dall’implosione della famiglia tradizionale, ormai priva di radici perché liberata dai tabù dell’antica tradizione.

Una vendetta perpetua, quindi, che non ha mai fine. Oggi sul palcoscenico del mondo l’ennesima conferma: il regime federale di law-and-order, con le sue forze di polizia sempre sull’orlo della crisi di nervi per un Paese fin troppo armato, ha prodotto l’ennesima, inutile vittima afroamericana scatenando le proteste di chi violento non è e alle quali si è associata, come un bug nell’algoritmo, l’anima indomabile e ribelle dell’Amistad. Una sorta di worm entrato da una delle finestre spazio-temporali dell’universo circostante, tornando da quel passato che non passa, per aggredire e depredare con le sue legioni incappucciate di black bloc (formate per lo più da giovani adolescenti neri) le vestigia di un tempio decadente del consumismo mondiale da cui decine di milioni di afroamericani e amerindi sono esclusi.

Il Burning America brucia con le sue centinaia di roghi fisici di negozi, commissariati e edifici civili assieme alla devastazione di un sistema sanitario concepito per i ricchi, che fa degli afroamericani e amerindi le vittime privilegiate delle statistiche legate ai decessi e ai contagi dell’attuale pandemia da coronavirus. Questo perché quelle minoranze, oltre a vivere in quartieri urbani insalubri, degradati e sprovvisti di tutto, con indici di affollamento incompatibili con il confinamento e il distanziamento da lock-down, costituiscono la principale forza lavoro negli impieghi più umili (raccolta dei rifiuti; guida degli autobus; manutenzione della rete di subway e del sistema idrico e fognante; etc.) che non hanno mai smesso di lavorare un solo giorno dall’inizio della pandemia, mentre la minoranza White privilegiata si tutelava con lo smart-working! Per di più, la separazione da entanglement ha fatto sì che gli afroamericani fossero le vittime più numerose del Covid-19 in quanto soggetti maggiormente a rischio a causa di comorbilità come diabete, ipertensione, problemi cardiaci e abuso di sostanze che la mancanza di adeguate coperture sanitarie ha reso particolarmente letali, tenuto conto anche dei pregiudizi White che li vogliono primi responsabili delle loro stesse disgrazie!

Sul colore della pelle e sul controllo di queste forme anarchiche esplose negli attuali eccessi di violenza da parte di giovani rioters e delle loro gang giovanili, che prediligono il saccheggio a qualunque forma di dialogo politico (di cui disconoscono la legittimità per la mancanza assoluta di una formazione culturale e scolastica adeguata, a loro del tutto estranea avendo le stimmate del nemico di classe), si gioca il braccio di ferro tra l’autorità federale presidenziale, da un lato, e le autorità locali dall’altro. Governatori e sindaci spesso democratici che non si sono dimostrati in grado di controllare e porre fini ai saccheggi malgrado il coprifuoco.

In questo drammatico doppio contesto si deciderà la rielezione di Donald Trump, che sembrava travolto da una gestione a dir poco inadeguata della lotta e del contenimento al coronavirus, con la sua coda drammatica di decine di milioni di disoccupati le cui principali vittime, e non a caso, sono proprio quelle minoranze ribelli che svolgono lavori marginali, precari e scarsamente retribuiti.

Ricordiamocene anche noi, perché le Minneapolis sono ovunque: nelle nostre periferie dimenticate, come nelle banlieue francesi o nei ghetti londinesi.

Aggiornato il 03 giugno 2020 alle ore 13:44