Quasi tre mesi sono passati tra chiusure, riaperture e promesse di aiuto ma la situazione attuale è semplice: siamo sati sommersi da un fiume di parole retoriche e lasciati soli a fronteggiare senza un euro una spaventosa crisi economica.

Questo è il risultato dell’attuale Esecutivo del Partito Democratico con i Cinque Stelle. Tutti chiacchiere e distintivo, ma idee poche e voglia di aiutare concretamente l’Italia ancora meno. Altrimenti tutti e due gli schieramenti in lizza rinuncerebbero alle loro vuote ideologie e alla propaganda. O quanto meno a nascondersi dietro queste vuote parole che promuovono ad eroi le vittime per dar loro quella consolazione che i nostri avi chiamavano “con l’aglietto”.

E anche gli uomini che pro tempore incarnano le istituzioni non sembrano all’altezza. Che senso ha celebrare a Codogno il 2 giugno con discorsi che una volta si riservavano alle vittime del terrorismo o della mafia o delle stragi nazifasciste? Che significa “lottare contro il virus”?

La verità, la cinica realtà è che certi fenomeni si subiscono, non si combattono. E che se lo Stato in un Paese come il nostro si incarna solo ed esclusivamente sub speciem fiscale e burocratica, allora hai voglia a fabbricare eroi mediatici quando poi la regola è semplice: “A chi tocca non si ingrugna”. E a tutti noi oggi tocca di subire la disgrazia del Covid-19 – che non è opportunità di un beneamato – e la prepotenza di una Pubblica amministrazione che userà quei quattro soldi che verranno messi a disposizione esclusivamente per foraggiare i già stragarantiti dipendenti pubblici, a cominciare dai magistrati, colpevolizzando tutti gli altri se per legittima difesa osassero ipotizzare uno sciopero fiscale o se non riuscissero semplicemente a pagarle più le tasse per mancanza di materia prima, cioè il denaro.

È la stessa logica perversa del reddito Isee in cui non entra semplicemente quello che uno guadagna o spende, ma anche la potenzialità del possesso – ad esempio – di un’invendibile casa avita che lungi dal creare reddito si rivela nel tempo un pozzo senza fondo di tasse da pagare, a cominciare dall’Imu e dalla Tari.

Si è così creato un doppio esercito di cittadini che si contrappongono: i dipendenti pubblici capeggiati dai magistrati – i cui stipendi e pensioni non possono essere messi in dubbio neanche da un’apocalisse nucleare – e tutti gli altri che invece a seconda della congiuntura economica vivono o viceversa muoiono.

Le famose due Italie. E chi governa blandisce sempre la prima perché è più comodo. Tanto la seconda ormai non va nemmeno più a votare. Finché un bel giorno non scoppierà una qualche rivolta dei miserabili che potrebbe travolgere tutto e tutti. E quel giorno non appare lontanissimo e quando arriverà non basteranno più i giornalisti servili di regime per deridere gli attuali masanielli da operetta che scendono in piazza dicendo che il coronavirus non esiste. Quel giorno bisognerà solo ricordare la famosa frase biblica che recita così: “Temete l’ira dei giusti”.

Per ora continuiamo pure con l’impostura retorica che ci sommerge.

Aggiornato il 03 giugno 2020 alle ore 22:08