La strategia giudiziaria

giovedì 28 maggio 2020


Quando nel 1992 alcuni paventavano l’ipotesi che ci fosse una strategia giudiziaria atta a cancellare in maniera sommaria il blocco di potere che aveva dominato nella Prima Repubblica lanciando così la volata alla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, altri ridacchiavano come se avessero di fronte dei pazzi appassionati di teorie cospirazioniste buone per dissimulare gli istinti mariuoli. Quando Silvio Berlusconi nel 1994 mandò in frantumi il presunto progetto vincendo le elezioni e divenendo così il principale oggetto di attenzioni giudiziarie, qualcuno si piccò di fronte agli “attacchi alla magistratura” paventando la contrapposizione tra l’Italia degli onesti e quella degli affaristi e puttanieri. I tempi cambiano e con essi anche i leader ma le vecchie abitudini golpiste e vagamente sovversive restano. Succede quindi che Matteo Salvini diventi ministro dell’Interno e tenti di bloccare la transumanza di disperati provenienti via mare da ogni parte del mondo. Una cosa normale se non fosse che una parte del sistema giudiziario gli si avventi al collo come una iena al cospetto di una preda.

E cosa avrà fatto mai di strano questo ministro? Indipendentemente dalla valutazione di tipo politico – che lasciamo al lettore – questo truce ministro, pensando di esercitare le proprie funzioni, si oppone allo sbarco dei migranti. E lo fa come avrebbe fatto qualunque altro ministro che avesse interpretato il cospicuo sbarco di “rifugiati” come una vera e propria invasione. E lo fa come fecero Romano Prodi e Giorgio Napolitano quando ebbero responsabilità di governo e si trovarono a fronteggiare l’invasione proveniente dall’Albania. Solo che lui si chiama Matteo Salvini ed è il leader di un arrembante centrodestra che vola nei sondaggi. Cosa fare di fronte a questo usurpatore? Anzitutto rabberciare una maggioranza non politica con il dichiarato unico intento di evitare le scontate elezioni e poi mandarlo a processo tentando di eliminarlo per via giudiziaria.

Buffoni, complottisti, avvelenatori di pozzi, incolti, barbari, attentatori dell’indipendenza della magistratura: così è stato apostrofato chi si è solo azzardato a vedere una manina dietro questa inspiegabile sequela di processi al leader leghista. Solo che adesso spuntano delle intercettazioni nelle quali i magistrati scrivono chiaramente che “Salvini ha ragione ma in questo momento bisogna attaccarlo”. E adesso come la mettiamo? In che mani si trova il potere giudiziario? È indipendente, oppure dal 1992 ad oggi ha davvero inquinato la vita democratica di questo Paese? Come se non bastasse anche l’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha chiamato in causa Giorgio Napolitano e Nicola Mancino i quali “mi applaudivano quando indagavo su Berlusconi mentre poi – quando ho indagato sulla sinistra – si sono risentiti e sono stato estromesso ed emarginato”. È legittimo il comportamento dell’ex capo dello Stato? E Sergio Mattarella – oltre a bisbigliare disappunto – ha qualcosa di forte e chiaro da dire alla nazione? Stante la grossa commistione dei giornalisti giudiziari dei giornaloni di punta, l’Ordine dei giornalisti farà qualche reprimenda o va tutto bene? E il sistema dei manettari – quelli dell’Italia degli onesti contro i mariuoli, quelli che ricevono sempre le veline in tempo reale dalle procure – cosa ne pensano della storia patria falsata negli ultimi trent’anni? Silenzio eloquente.


di Vito Massimano