Povera Italia, mai così in basso

Qualche giorno fa scrivevamo che vogliono sfiancarci, prenderci sulle forze insomma, oggi lo confermiamo, perché l’Italia così in basso non era scesa mai prima d’ora, eppure tutto sembra scivolare come niente. Giorno dopo giorno vengono a galla i difetti peggiori del sistema, della politica, della burocrazia, soprattutto della giustizia, che a chiamarla “giustizia”, vengono i brividi. C’è poco da consolarsi a dire che è solo una parte della magistratura ad essere, devastata dagli intrighi, perché dentro un motore basta che un ingranaggio sia bacato per compromettere il funzionamento e l’affidabilità generale. Per farla breve basta un pistone nato male per grippare tutto il pacchetto della propulsione, e da ciò che sta uscendo fuori in questi giorni sulla giustizia, altroché un pistone solo, una vergogna illimitata sulla pelle dei cittadini.

Eppure la giustizia dovrebbe essere una casa di vetro, la bandiera dell’imparzialità, l’approdo della verità e della lealtà, per questo si chiama giustizia. Da noi al contrario non solo si parla da anni di giustizia ingiusta, lenta, attraversata da vizi, orientamenti, uso politico, ma ogni volta che si affaccia la necessità di riformarla si scatena un putiferio tale da lasciare tutto sempre uguale. La stessa cosa che accade per la burocrazia, quel complesso di funzionari che vengono pagati per assistere e aiutare la collettività a lavorare e produrre, intraprendere e costruire, crescere e sviluppare le capacità economiche, sociali, professionali del paese. Ebbene da noi di legislatura in legislatura non si è fatto altro che accusare la burocrazia d’essere il vero ostacolo allo sviluppo, di essere una malattia perniciosa per ogni cosa, dall’intrapresa, all’iniziativa personale, al sostegno di un’idea virtuosa.

Ma a tanta accusa è corrisposta un’attività di rimedio pari a zero, anzi per via del cattocomunismo, del clientelismo elettorale, di una idea di paese da socialismo reale, la burocrazia si è ingigantita, infiltrata ovunque, ramificata fino ad essere un leviatano avido e mortale. Parliamo di assunzioni inutili in enti inutili, di uffici creati solo per distribuire poltrone, di aziende rese pubbliche per infilarci di tutto, di organismi generati ad hoc pur di allargare le sfere d’influenza, dipartimenti duplicati apposta per assicurare l’appartenenza politica. È così che la burocrazia è diventata un mostro, un non senso, un’orgia di spesa senza resa, un groviglio pazzesco di passaggi giustificato da una infinità di leggi demenziali in grado solo di mortificare le iniziative individuali.

Per non parlare della politica che a proposito di magistratura, da Tangentopoli in poi e diventata subordinata, una sorta di potere secondario, impaurito di fronte alla esigenza di riformare, aggiornare e migliorare le istituzioni, l’architettura costituzionale, lo stato di diritto. Tanto è vero che nessuna maggioranza ha avuto il coraggio di ridisegnare la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco, la previdenza, il negozio giuridico del lavoro, anzi a parte qualche toppa peggiore del buco, si è continuato ad ingrandire l’apparato con assunzioni a valanga, nuovi enti di stato per spartire, nuovi organismi di cui non c’era bisogno tranne quello elettorale, si è fatto strame della spesa pubblica e per sostenerla strame del debito e di un fisco giusto. Col risultato che ci ritroviamo un sistema paese da paradosso, dove tutto funziona poco e male, il fisco è peggio di una piovra, la previdenza tende al collasso, il costo a mantenerlo in piedi è un salasso crescente e devastante.

Con questo governo e questa crisi poi siamo arrivati al fondo, stiamo in mano ad una coalizione messa in piedi a forza, che non dimostra alcuna competenza tranne quella di impedire l’alternanza, che sforna decreti assurdi, orientati solo alla salvaguardia dell’apparato anziché al sostegno concreto per la ripresa del privato che produce fatturato. Un governo che vive di ultimatum, infarcito di sinistra statalista, assistenzialista, politicamente opportunista, quella sinistra che ha attaccato selvaggiamente chi osava parlare di giustizia politica e schierata, di fisco aguzzino contro l’iniziativa e la crescita privata, di statalismo costoso e inoperoso, di entrismo togliattiano ovunque per condizionare il sistema. Ecco perché siamo caduti in basso come mai prima d’ora, perché contro ogni logica si continua a tenere in vita una maggioranza incapace e dannosa, non si interviene di fronte a fatti che altrove avrebbero mandato all’aria tutto, non si consente alla gente di votare, la si illude con promesse e prese in giro mentre si sta portando il paese a sbattere sul muro. Si chiama autoconservazione, gattopardo della peggiore specie, comunismo 4.0, voglia di controllare e tenere sotto botta i cittadini con suggestioni e prevaricazioni, vincoli e obbligazioni, paure e intimidazioni.

Del resto basterebbe leggere il decreto per il rilancio, una parola che fa il paio con la giustizia, un ossimoro, basta leggere le assunzioni a decine di migliaia nello stato, la gran parte di assistenza nel decreto, il mantenimento di un fisco ossessionato di prelevare, l’assenza di cultura liberale. Con questa gente non ci salveremo mai, sono gli stessi che ci hanno portato al collasso, al salasso fiscale, alla follia del tutto statale, all’indebolimento della democrazia a vantaggio della magistratura e della burocrazia, Semel abbas, semper abbas, serve aria nuova, alternativa, un paese diverso e liberale che cambi per sempre ciò che è stato e purtroppo ancora è solo un gran male.

Aggiornato il 27 maggio 2020 alle ore 14:32