È la politica, baby

giovedì 21 maggio 2020


Tutti indignati per il salvataggio da parte di Italia Viva del ministro Alfonso Bonafede che ha fatto uscire centinaia di mafiosi dalle patrie galere senza starci a pensare troppo su e poi infognatosi nei retroscena dei gradimenti o non gradimenti dei boss. E fin qui, è umano, è comprensibile. Quello che invece colpisce ancora, seppur relativamente, ne abbiamo viste ormai di ogni, chi tenterebbe di fare delle analisi politiche scevre di simpatie e affiliazioni semplicemente analizzando fatti e, perché no, ipotesi o strategie, è che sia troppo semplicistico liquidare l’appoggio renziano al secondo governo guidato da Giuseppe Conte come mero calcolo di spartizione di poltrone. Beninteso: lo è, ma è probabile che la visione che ha mosso quella scelta sia stata leggermente più ampia di quella di chi ormai si è assuefatto ad un racconto della politica come meme ridanciano o discorso da social network, che ha un target di persone troppo variegato che non consente di far emergere più di tanto opinioni che non siano quelle dei piccoli fans che vogliono che questo mostro a due teste nato dall’unione di Pd e Cinque stelle cada a tutti i costi. Quale ingenuità non capire che il potere è tutta e solo una questione di poltrone e che c’è gente che per quelle poltrone si è venduta o s venderebbe anche la madre.

C’è chi ha parlato di ipocrisia, chi di carenza di credibilità, chi ha dato a Matteo Renzi del pagliaccio, insomma i soliti toni beceri che, almeno per la scrivente, sarebbe ora di abbandonare per tornare ad un’osservazione un po’ più logica e un po’ più razionale, pur sapendo che gli asini non volano e che quindi è pressoché impossibile. Ma ci proviamo. Le cose si cambiano con atti politici, dice qualcuno. Vero, Renzi ne ha fatto uno e pure bello roboante, lo ha detto chiaro e tondo: “non siamo come voi”. E ha così dato un preavviso di sfratto per finita sopportazione a Conte. Una crisi di governo in un momento storico ed economico tanto devastante per l’Italia sarebbe stata da ragazzino, da pazzo, da incosciente, rassegnatevi: Renzi non è nulla di tutto ciò. Può non piacere l’arietta dal smargiasso, il pantaloncino troppo corto e il capello curato, ma Renzi non è più un ragazzino, è un politico che fa politica ed è capace di farla e che con una percentuale minima regge le sorti di un intero parlamento e sa benissimo, o lo ipotizza, come lo ipotizziamo noi, che la prossima compagine di governo non verrà fuori dalle urne come un coniglio dal cappello. Che il Conte bis abbia le ore, i mesi contati, è scontato, è quasi assodato.

Che Renzi, il Pd, e tutto il resto dell’arco costituzionale con l’appoggio esterno di Silvio Berlusconi stesso e ovviamente dei suoi fedelissimi vogliano fare fuori quella che è stata chiamata “la piaga grillina” ovvero il Movimento cinque stelle, dal Parlamento e, possibilmente dalle istituzioni e dalla pancia di chi li ha votati credendo alla propaganda spicciola e fatta anche piuttosto male, è certo. Carlo Calenda che tallona in gradimento, la Lega che dopo l’errore madornale di regalare il governo alla sinistra ancora gira come una trottola mentre Luca Zaia emerge come un gigante tra i nani, la Meloni che non perde un colpo e affonda su tutto a martello, Nicola Zingaretti che discetta di moda e mascherine (non gli sono bastati gli aperitivi), l’Europa che si muove nell’ombra pronta a mettere persone sue, è resuscitata persino Emma Bonino. Insomma: lo scacchiere pullula di incertezza e cretinerie, pertanto, la volpe analizza, attende, stana, cerca alleanze, cerca forse anche poltrone per sé e per i suoi, magari in quale ente, in qualche consiglio di amministrazione di quelli che contano, non necessariamente si vorrà misurare con le urne al prossimo giro, posto che potrebbe essere anche molto molto lontano.

Prima ci saranno da gestire i miliardi dell’Europa e nessun presidente della Repubblica è tanto tardo da lasciarli in mano a dei parvenu, o semplicemente a degli inadeguati. Inadeguati, non a caso è una delle parole venute fuori anche ieri durante l’udienza sulla sfiducia. Inadeguati che resistono perché anche loro potrebbero sparire o tornare, molti di loro, alla disoccupazione. Si parlava poi di tutto questo ambaradan per trovare un posto per Maria Elena Boschi, i soliti gossippari facili vedono Renzi come impresario, avrei preferito lei a dieci ministri di questo governo, ce ne fossero di più di Marie Elene e meno di Taverne, Azzoline e Raggi. La differenza in politica la fa chi la capisce, Renzi la capisce, il ministro Bonafede invece ha detto che siamo in un “momento di ripartenza”, dimostrando di non capire che anche se resta lì se lo sono sciroppato, dimostrando di non capire che mezza Italia è morta o morirà di stenti e non ripartirà con o senza il suo prezioso apporto. Ecco, quelli come lui, quelli che non capiscono, a maggior ragione non possono capire Renzi, perché fanno fatica a capire un po’ tutto, figuriamoci a capire come si tiene per le mutande un presidente del Consiglio, come si occupa il potere o come si governa una nazione. Si chiama politica.


di Romana Mercadante di Altamura