La “pistola fumante” che Trump cerca a Wuhan è sotto gli occhi di tutti

Chi non ricorda la presunta “pistola fumante” di Colin Powell che aprì la strada alla disastrosa invasione dell’Iraq del 2003? Donald Trump forse non ha imparato la lezione. Insieme al suo segretario di stato, Mike Pompeo, insiste, per ragioni elettorali, nella vana ricerca di una mitica e clamorosa “pistola fumante”. Vuole trovare una prova inoppugnabile della perversione cinese, da spendere nella sua campagna elettorale. Ma la cerca dove non la potrà mai trovare: in un laboratorio epidemiologico di Wuhan. Di là, secondo Trump e Mike Pompeo, il virus sarebbe saltato fuori per un incidente e, anzi colà forse sarebbe stato addirittura prodotto e manipolato. Trump e Pompeo hanno annunciato qualche giorno fa l’esistenza di “indizi enormi” che non hanno mostrato per la semplice ragione che non esistono e non possono esistere. C’è chi teme che i due vogliano ripetere una sceneggiata alla Colin Powell 2003 con esibizione di prove false. Sarebbe un nuovo disastro per l’Occidente.

Ma a pensarci bene, la ricerca di una pistola fumante a Wuhan non solo è vana, ma è anche superflua perché ci sono già parecchi e sufficienti elementi per mettere sotto accusa la Cina. E sono sotto gli occhi di Trump e di tutto il mondo. Quella ricerca è vana per due ragioni: la prima è che l’ipotesi che il virus sia stato prodotto e manipolato in laboratorio è ormai smentita, al di là di ogni ragionevole dubbio, dall’intera comunità scientifica (tranne Luc Montagner che però non ha fatto che una congettura senza alcuna prova) e da tutte le riviste scientifiche serie. Quell’ipotesi è stata smentita martedì dallo stesso ormai famoso e autorevolissimo consigliere dissidente della Casa Bianca, Anthony Fauci: “le prove scientifiche vanno fortemente nella direzione che il virus non avrebbe potuto essere manipolato artificialmente o deliberatamente. Tutto indica fortemente che questo virus si è evoluto in natura e poi ha saltato specie”, ha dichiarato Fauci a National Geographic.

Sostenere poi che sia uscito, accidentalmente o no, da quel laboratorio è addirittura demenziale perché è una pura ipotesi basata su un rapporto francese che cita il fatto che in quel laboratorio (franco-cinese) gli scienziati cinesi ammettessero troppi studenti. Che ciò abbia provocato una fuoriuscita del virus è però del tutto impossibile da provare: come si potrebbe? Ma quel che più ci preme mostrare qui è che la vana ricerca di Trump di un’ulteriore e clamorosa prova è anche e soprattutto superflua. A documentare le gravi – e probabilmente dolose – responsabilità di Pechino nel corso dell’epidemia bastano, infatti i reiterati ritardi, le ripetute reticenze e le informazioni fuorvianti di Pechino, che sono inspiegabili se non con intenzioni strategiche perverse.

La Cina ha, infatti, mancato di informare in tempo e ha addirittura palesemente disinformato il mondo – probabilmente con dolo e con la fedele cooperazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – almeno su quattro questioni chiave: lo scoppio dell’epidemia, la sequenza del virus, la sua trasmissibilità da uomo a uomo e la contagiosità dei soggetti asintomatici. Quattro informazioni chiave che, se fossero state trasmesse dalla Cina al mondo senza ritardi e con precisione e onestà, avrebbero di molto limitato la pandemia nel mondo e avrebbero reso possibile salvare decine di migliaia di vite umane. Ce n’è più che a sufficienza per mettere sotto accusa Pechino. Non si vede perché Trump vada alla vana ricerca di un’ulteriore e fantasmatica “pistola fumante” impossibile da trovare in un lontano laboratorio cinese quando ne ha almeno quattro sotto gli occhi. E veniamo ai fatti e alle prove più salienti.

È ormai ampiamente noto e chiarito che la circolazione del virus a Wuhan deve essere fatta risalire almeno ai primi di dicembre e forse addirittura alla seconda metà di novembre: su questo sono concordi tutti i virologi, epidemiologi ed esperti del mondo e lo ha documentato la serissima rivista scientifica Lancet. È anche noto e provato che i laboratori cinesi abbiano “sequenziato” il genoma del virus già il 27 dicembre. Tuttavia solo il 31 dicembre la Commissione sanitaria municipale di Wuhan per la prima volta inviò una segnalazione allOms nella quale informava l’agenzia di avere registrato in tutta la provincia di Hubei un rilevante numero di casi di polmonite, ma in quell’occasione i cinesi mentirono attribuendola a “cause ignote”. Oltre che un ritardo di un mese era anche una vera disinformazione, dato che i virologi cinesi avevano già individuato e anche sequenziato il genoma del virus. Perché disinformarono il mondo?

Secondo l’agenzia dei servizi di intelligence di cinque paesi anglosassoni “Five eyes”, le autorità cinesi quando distribuirono, il 3 gennaio, i campioni di virus alle autorità sanitarie locali, ordinarono di tenere segrete le sue caratteristiche. Perché non le condivisero con il mondo? Pechino ha poi condiviso con l’Oms e quindi con il mondo la sequenza del virus solo l11 gennaio, ma sostenendo contemporaneamente che non fosse trasmissibile da uomo a uomo. Ulteriore disinformazione.

Lo prova il fatto che il 14 gennaio il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus fece, come sempre, eco al governo cinese (di cui ha operato come un fedele portavoce e cane da guardia) con un Tweet tranquilizzante: “Dalle indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non si è trovato alcuna chiara prova della trasmissione da uomo a uomo del nuovo Coronavirus (2019-nCov) identificato a “Wuhan in Cina”. Tuttavia è poco credibile che già allora Pechino non conoscesse la trasmissibilità uomo–uomo del virus come sembra provare il fatto che solo una settimana dopo, il 22 gennaio, le autorità cinesi misero in quarantena l’intera città di Wuhan. È molto improbabile se non impossibile – secondo gli esperti – che in due mesi i virologi cinesi non si fossero accorti della contagiosità uomo-uomo del virus. Ancora disinformazione con la partecipazione dell’Oms.

Infine la quarta “pistola fumante” forse più grave delle altre: il clamoroso ritardo di Pechino nel comunicare al mondo la contagiosità degli asintomatici e anzi la sua lunga (inspiegabile?) ostinazione nel negarla. Ancora il 3 marzo lOms, facendo riferimento a “indicazioni cinesi”, scriveva sul suo sito che solo l1 per cento degli infetti è asintomatico”. Era una balla cinese, sulla cui base l’Oms continuò a raccomandare tassativamente di fare tamponi solo ai plurisintomatici che avessero per giunta avuto contatti diretti o mediati con la Cina. Questa informazione fuorviante ha contribuito a fare esplodere l’epidemia nel mondo e a fuorviare i medici anche in Italia, dove ha provocato “morti a grappoli” – per dirla con il virologo italiano Andrea Crisanti.

Solo il 16 marzo e solo dopo una smentita della rivista scientifica Science i cinesi –attraverso il fedele (a loro) direttore dell’Oms Gebreyesus, informarono il mondo che proprio agli asintomatici si doveva il 75 per cento dei contagi. Solo allora Gebreyesus con una svolta clamorosa, invitò, citando dati cinesi, a effettuare tamponi a tutti i contatti di una persona infetta, sintomatici e no. E twittò: “test, test, test”. È stata la prova provata, un’ulteriore “pistola fumante” che i cinesi, complice l’insipienza o la connivenza dellOms, per un mese e mezzo hanno contribuito a non fermare e anzi a diffondere la pandemia nel mondo. Gli analisti si chiesero e si chiedono tuttora: è possibile che i cinesi lo abbiano scoperto solo due mesi e mezzo dopo l’inizio della epidemia in Cina? Potevano non sapere? Come spiegare questi reiterati ritardi, omissioni, reticenze, informazioni fuorvianti se non con un’opera di cosciente e dolosa disinformazione finalizzata a precisi e consapevoli obbiettivi strategici? I peggiori sospetti sono legittimi, specie in mancanza di un’altra qualsiasi spiegazione razionale del comportamento cinese.

Gli analisti si chiedono anche: L’Oms è diventata una mera agenzia cinese rendendosi persino complice delle operazioni di disinformazione di Pechino? Trump ha dunque avuto ben ragione quando il 15 aprile ha sospeso i finanziamenti americani all’Oms! Di pistole fumanti, dunque, ce ne sono a sufficienza. Perché cercarne un’ennesima, impossibile da trovare, in un remoto laboratorio di Wuhan, quando se ne hanno abbastanza sotto gli occhi? Tanto più che per quella sua vana ricerca Trump si sta mettendo in posizione antagonista con il mondo scientifico e con gli alleati europei. Probabilmente lo fa per ragioni mediatiche ed elettoralistiche. Si spera che non si spinga a fare anche lui un’operazione di disinformazione del tipo Colin Powell 2003. Per gli Usa e per l’Occidente sarebbe un nuovo disastro.

Aggiornato il 06 maggio 2020 alle ore 11:51