Lamorgese vuole regolarizzare gli stranieri? Cominciamo dall’illegalità

La nostra catena alimentare ha bisogno di braccia perchè i raccolti sono maturi. “Questi processi o li regola lo Stato o la mafia. E io voglio che sia lo Stato”, ha protestato la ministra dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova. Le Ong, ora che gli sbarchi sono fermati fino al 31 luglio perché “i nostri porti non sono sicuri”, hanno spostato le loro proteste sulla terra ferma e chiedono alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese un “provvedimento straordinario per regolarizzare tutti gli stranieri comunitari e non che sono già in Italia”. Il modello citato è quello del Portogallo, che ha offerto a tutti gli stranieri di regolarizzarsi. Ma le opposizioni e i disoccupati italiani strepitano: “Al solito, gli italiani sono gli svantaggiati”.

Cosa vuole fare la ministra Lamorgese? L’emergenza virale ha capovolto la piramide delle gerarchie. Il politologo francese Jérôme Fourquet ha osservato che il virus ha mandato a casa il “front office”, cioè i lavoratori del piano nobile strapagati, e ha reso indispensabili quelli del “back office”, ossia i cassieri del supermercato, i panettieri, gli infermieri, i raccoglitori di rifiuti, perfino gli addetti alle pompe funebri, e naturalmente i braccianti e i lavoratori agricoli. Questo comporterà un adeguamento delle loro condizioni. Bene, paghiamoli, però in sicurezza.

Siamo di fronte a due vie: o fare dell’emergenza virtù e occasione di razionalizzazione e pianificazione, oppure ritornare al caos, stavolta aggravato da rischi altissimi. Non capisco perché la ministra Bellanova abbia annunciato un prossimo urgente incontro con l’ambasciatore romeno per parlare dell’esigenza di 200mila lavoratori per i raccolti del nord, i quali subito astutamente hanno puntato i piedi e per il timore dei contagi non vogliono venire a lavorare. Naturalmente alzeranno la posta. Ma perché andare a inginocchiarsi dagli altri Paesi, dove poi il Pil corre, mentre noi attraversiamo la più grave crisi economica con previsioni sul nostro Pil disastrose?

Prima di fare incetta irregolare di stranieri abbiamo bisogno di un “grande piano agricoltura”. Si parte stavolta dall’Italia, dalla nostra filiera, dalle nostre aziende e cooperative, perché è l’Italia che offre lavoro e non che lo mendica. È l’Italia che, con la sua ricchezza agricola e di prodotto, le sue esportazioni, può risolvere le difficoltà dei Paesi ancora messi mali nella cortine dell’est e svantaggiati dell’Africa, ai quali chiedere collaborazione per la sicurezza. Se ci fosse una piattaforma che amministri il lavoro stagionale si potrebbero offrire “quote” tanto agli italiani, ora più che mai bisognosi di offerte di lavoro, e tanto ai lavoratori dell’est e degli altri Paesi, purché in regola coi permessi e la salute.

Non capisco perché i romeni debbano venire a fare shopping in Italia, pretendendo tutto e spesso usando il nero in modo oltraggioso oltre che illegale, passando davanti a tutti. Che logica, che funzionalità ha questo assurdo metodo? Nessuno. Solo accrescere la nostra fragilità e sudditanza e portarci sempre sul punto di chiedere e non di poter controllare il lavoro straniero, favorendo le mafie e non certo l’economia nazionale. Facendo male anche ai governi dei nostri partner europei ed esteri. Non è forse giunta l’occasione di farla finita anche con il lavoro in nero di badanti, assistenti e colf? E non è forse rigoroso ora impedire che l’est ci scarichi masse di nullafacenti, spesso nei guai con la giustizia e comunque indesiderati, che vengono sul nostro territorio a vivere di espedienti senza casa, senza sanità, senza controlli? La pandemia e l’alta contagiosità del Covid-19 ce lo impongono. Oltre tutto i virologi all’unanimità hanno osservato che se gli stranieri in genere (romeni, est, africani o extracomunitari) sono poco contagiati, per fortuna, non dipende dal fatto che siano più sani e più forti.

Al contrario, certe malattie legate alle vie respiratorie, tra cui per prima la tubercolosi, ma anche tutte le malattie immunitarie, essendo presso costoro assai più diffuse e ancora non debellate, li rende con più anticorpi e quindi meno vulnerabili. Ma espongono noi. Siamo noi che abbiamo pagato la diffusione dei contagi e il caos della globalizzazione sanitaria selvaggia ha determinato un tracollo planetario che va fermato. Non va bene neppure che tanti Paesi stranieri scarichino qui i più bisognosi di cure per curarsi in blocco, chiamando pure parenti e amici, facendo un uso massiccio della nostra sanità, che noi paghiamo, e poi non sono soggetti a nessuna verifica di sicurezza. In pieno Coronavirus i romeni ci hanno tirato uno sgambetto, mandando in onda un dossier su Rai Uno in cui hanno protestato contro le condizioni delle badanti che rientrano in Romania distrutte e ricoverate negli istituti psichiatrici, come prova del nostro sfruttamento. Non è così.

Vengono dalla Romania, come da altri Paesi dell’area, donne soprattutto che lasciano famiglie e campagne, con condizioni di vita bassissime, senza nessuna istruzione, nessuna qualificazione e formazione, si mettono in casa con anziani anche gravemente non autosufficienti e quindi scontano le difficoltà dell’impreparazione. Tutto per i soldi, per di più spesso in nero. Deve finire, credo. Soprattutto dopo le tantissime morti di anziani delle case di cura, dove personale straniero e italiano si mescola con difficoltà sui protocolli, perché i nostri sono Oss (operatori socio-sanitari), cioè infermieri e assistenti, gli stranieri sono invece le fasce più povere, o comunque disoccupate, senza abilità. Questo la ministra Bellanova deve dire all’ambasciatore romeno e alle autorità straniere, di cui sono certa moltissime impegnate nella crescita e legalità dei loro connazionali. Questo serve all’Italia: stroncare i traffici illegali e offrire lavoro sicuro, opportunità, salute e fratellanza per il bene di tutti i Pil, e non dei furbi e delle mafie.

Aggiornato il 09 aprile 2020 alle ore 13:29