Nasce la società politicamente debole e acefala

martedì 7 aprile 2020


Il problema del rapporto tra stabilità politica e mercati è da più di mezzo secolo al centro di studi, ricerche e quesiti delle organizzazioni internazionali (conferenze varie e rapporti di sindacato tra corporate, multinazionali e grandi speculatori finanziari). E dopo tante giornate congressuali, incontri al vertice, G8, G7, G20 delle banche, vertici di Basilea e quant’altro, la risposta ai potenti si riassume sempre e soltanto nelle riflessioni fatte a suo tempo da George Orwell. Ovvero senza un controllo totale degli individui, che li renda politicamente dei polli in batteria, difficilmente sarebbe raggiungibile la stabilità finanziaria del Pianeta. Perché il problema di oggi non sono le guerre tradizionali, un residuato storico folkloristico che viene ancora giocato lungo i confini del Kashmir (rivendicazioni vecchie tra Cina, India e Pakistan), o qualche colpo di mortaio lungo la linea di demarcazione tra Manciuria e Russia, e nemmeno quel gioco (per figli annoiati di nobili decaduti centroeuropei) che è lo sport di finanziare la vendita d’armi in Africa. Certo per gente come il leader turco Erdogan conta ancora dimostrare prove muscolari, la Siria è forse l’esempio, come altre zone di quell’ombelico belligerante che da sempre è l’Asia minore, oggi detta in gergo Medioriente.

Ma chi si riunisce, lontano da bombe e prove muscolari, va oltre i tradizionale, e sogna una società asociale, nella quale sarà difficile (se non impossibile) dialogare col proprio prossimo in assenza di supporti tecnologici (videoconferenze, internet, chat, social, skype) e chi fuori dalle rigide regole un giorno non godrà nemmeno dell’economia gocciolata, d’una sorta d’elemosina di sistema. Quest’ultimo ha sulle prime perso (in parte) il controllo della situazione, ma solo per un paio di giorni dopo l’esplosione dell’epidemia a Wuhan: ma la situazione è stata ghiotta per accelerare sul programma occidentale d’isolamento sociopolitico. Una metodica planetaria di riduzione delle libertà politiche e democratiche individuali, al fine di poter controllare quello che secondo alcuni scienziati sarebbe il primo fattore d’inquinamento del pianeta, il cosiddetto fattore antropico. L’uomo, che con le sue molteplici attività, con la non controllata capacità d’impresa, mette su attività artigianali e pseudo-industriali per il solo guadagno immediato o in un tempo programmato (come nel caso dell’economia da settore primario, l’agricoltura).

L’incontro tra scienziati ed economisti era stato programmato dai potenti della Terra pochi giorni dopo che Papa Francesco aveva partecipato al Sinodo dell’Amazzonia: lì il vicario di Cristo era andato fuori le righe, aveva detto apertamente che avrebbe avversato, con lo spirito e con la fede, ogni progetto che (con la scusa dell’ecologia integrale) avrebbe ridotto interi popoli in una sorta di servitù della gleba di pochi potenti. George Sorsos (filantropo silente in questo periodo) ed i signori del “fondo occulto” di Hillary Clinton s’erano sentiti dire in faccia da Francesco “Ecologia sì ma schiavitù no”. Ma come, dopo che lo avevano seduto sul soglio di Pietro, approfittando del congelamento di lingotti e liquidi in Usa, ora devono sorbirsi il diktat di Papa Francesco? Il Sinodo s’è svolto dal 6 al 27 Ottobre 2019 (due mesi prima dell’inizio pandemia in Cina) coinvolgendo Bolivia, Brasile, Colombia, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese. Evento subito percepito dai signori dei grandi fondi finanziari Usa come una sorta di ribellione del presule Bergoglio verso chi lo aveva gradito al Soglio di Roma.

Ricordiamo tutti come nel 2013 la sua elezione (meglio sarebbe dire subentro a Papa Benedetto) sbloccava quelle riserve auree vaticane congelate in Usa: i famosi lingotti che il cardinale Paul Marcinkus aveva messo al sicuro in Usa negli anni Ottanta. Ma il Papa sudamericano avrebbe deciso di ribellarsi, di non sottostare al “controllo sociale” per motivi politico-economici. Perché il programma di distanziamento sociale, per il momento fissato sino ad inizi 2023 (in quell’anno dovremmo votare politicamente), non blocca solo le adunate di fedeli ma anche la diffusione di idee, filosofiche, letterarie, politiche. Di fatto l’Occidente, sulla scorta dei controlli usati in Cina, ha deciso di munirsi di strumenti utili a limitare la privacy individuale, la libertà individuale, la capacità economica e produttiva individuale e, soprattutto, la possibilità di diffondere idee, notizie e programmi politici.

Tutto questo si chiama politica del “contenimento sociale” realizzata attraverso strumenti (leggi e metodi di polizia) di “distanziamento sociale”. In questa politica s’inseriscono di buon grado Facebook, Instagram e Whatsapp, social network di proprietà di Mark Zuckerberg che, dopo alcuni problemi, ora è entrato a pieno titolo nel salotto dei gestori dei fondi finanziari: non è un caso che Facebook abbia bollato il presidente brasiliano Bolsonaro come “diffusore di fake news”, quindi disinformatore, operazione che Facebook opera verso chiunque tenti di scrivere del fondo occulto della Clinton (ove lavora il meglio di Black Rock) o delle operazioni finanziario-umanitarie di Soros o sul misterioso fondo “Hedge Fund Bridgewater” che ha scommesso sulla pandemia (annovera tra i suoi consulenti due componenti dell’Oms). A Mark Zuckerberg è stata concessa in parte (e perdonata) una certa emissione di criptovaluta solo perché è entrato dalla porta principale nel salotto che gestisce la politica finanziaria globale: quella è gente che non scherza, Jeffrey Epstein docet.

Riflessi italiani, brutto paese

E veniamo al “contenimento sociale” in Italia. Perché lo ha detto lo stesso Conte che non torneremo più al vecchio modello di “contaminazione sociale”: ovvero mai più tutti al bar a farci l’aperitivo, nemmeno tutti insieme allo stadio, le feste (anche in casa) verranno monitorate dalle forze di polizia, mai più grandi manifestazioni di protesta... l’elenco è davvero lungo e difficilmente dopo il 2023 si potrà tornare a quel modo di vivere che per noi era libero. Evitiamo citazioni dotte, circa una ventina d’anni fa un pensatore aveva già previsto che metà della popolazione mondiale che lavora avrebbe svolto il compito di controllare l’intero pianeta, forse fatta eccezione per qualche aborigeno tribale e pochi eskimesi.

Ciliegina sulla torta, a maggio nelle aule di giustizia riprendono i processi, rigorosamente a porte chiuse, senza nemmeno l’imputato ed il suo avvocato… sotto i sei anni di reclusione non ci sarà bisogno delle parti. Ai condannati non rimarrà che fare appello, ed il Guardasigilli Bonafede (in malafede) tace. E la ministra dell’Interno Lamorgese ha detto “nessuna comprensione per gli atti d’intolleranza di chi vive ai margini”. Tra i programmi governativi è prevista una revisione della libertà di stampa e d’opinione, nonché un controllo delle opposizioni non presenti parlamentarmente.

Ecco come la Cina ha ispirato, oltre il virus, la cultura occidentale di governo. Così da più di un mese ci ripetono che non si potrà tornare al sistema di prima. A quella contaminazione socio-culturale che ci vedeva riuniti per una partita di calcio, come per un battesimo o un compleanno. Il fatto grave è che tutto ciò lo impedisce un decreto aggregato al testo unico di pubblica sicurezza. Un decreto nemmeno passato al vaglio delle aule parlamentari. Un normale decreto avrebbe vitalità per 60 giorni. Dopo decadrebbe, o toccherebbe al Parlamento farne legge. Ma questo decreto è subdolo, si presta ad interpretazioni giurisprudenziali. Per un addetto ai lavori (un poliziotto) il valore e la scadenza del decreto Lamorgese-Conte, che vieta le feste con invitati (in casa ed in locali) è valido sino a quando verrà abrogato da un pari atto, del Parlamento o di ministro dellInterno e presidente del Consiglio.

Il decreto ha per le forze di polizia lo stesso valore del 41 Tulps (testo unico di pubblica sicurezza) anzi lo va ad integrare. Il 41 Tulps prevede lobbligo di perquisizione dei domicili per fondato sospetto di armi e droga, e da circa una decina danni anche per ingenti somme di danaro di cui il proprietario non riesce a dimostrare lecita provenienza (senza giustificativi tutto viene sequestrato). Nello specifico il divieto dinvitare gente nella propria abitazione per feste e riunioni resterà valido finchè non revocato, anche dopo il 31 Luglio 2020, data di fine emergenza pubblicata su Gazzetta Ufficiale (salvo proroghe della Presidenza del Consiglio). Quindi le forze di polizia potranno sempre intervenire quando verranno segnalate riunioni presso case private (nei luoghi pubblici ci vuole un permesso), e provvederanno sempre e comunque ad allontanare i non residenti, a verbalizzare e denunciare allautorità giudiziaria residenti ed amici e conoscenti, a perquisire limmobile per appurare vi siano sostanze stupefacenti.

La presenza di superalcolici, vivande e altro sarà ritenuta prova della riunione. Se la riunione ha fini politici o di propaganda (anche culturale) ne faranno delega dindagine alle Digos. Quindi abbiamo finito dinvitare amici a casa anche dopo il 31 Luglio se non vi sarà una revoca del provvedimento di polizia che, tra laltro, viene rafforzato da norme locali: infatti molti comuni hanno istituito una app ed un centralino che permette ad ogni cittadino la delazione, ovvero fare la spiata alle forze di polizia. E molti comuni hanno disposto il divieto di feste sino al 2022, posto che nel 2022 sia arrivata una revoca del decreto Lamorgese-Conte. Quindi, anche dopo lestate, difficilmente una bella serata con amici. Ma Roma rimarrà comunque una città a libertà limitata, e perché la Raggi ha detto chiaramante, e nella conferenza sui nuovi compiti di polizia amministrativa, che col 5G ci spieranno in casa. Che saranno in grado di vedere tutto quello che facciamo. Potranno tentare di sanzionarci su tutto, anche se ci sostituiamo il cesso o tinteggiamo casa. Valuteranno che ogni nostro lavoretto sia svolto a norma Ue. Il "coronavirus sta di fatto realizzando quella saldatura tra interessi finanziari, scientifici, farmaceutici, politici. Cenerentola si dimostra la democrazia, la libertà individuale e d’espressione. Come in un folle film di fantascienza, il politico pende dalle labbra d’uno scienziato genialoide e di consiglieri affaristi.


di Ruggiero Capone